La fame di metal per chi segue questo genere è, si sa, praticamente insaziabile e dunque non c’è da stupirsi se anche durante una breve vacanza passata in quel di Londra ad inizio febbraio, abbiamo fatto di tutto per rimanere nel nostro habitat naturale. Sotto dunque con negozi di musica e abbigliamento vari e locali dove la nostra musica preferita fosse l’ordinaria amministrazione. Ci mancava solo il concerto, ma per nostra fortuna avevamo addirittura l’occasione di assistere ad un vero e proprio evento: il ritorno on stage dei Decapitated, death metal band fenomenale la cui carriera è stata recentemente segnata da un incidente stradale che ha ucciso il batterista Vitek e ridotto in condizioni precarie il cantante Covan. Meta dunque un’affollatissima O2 Academy, dove il gruppo si è esibito nella sua nuova formazione assieme a Kataklysm e Man Must Die. A voi scoprire come sono andate le cose!
MAN MUST DIE
L’onore di dar fuoco alle polveri è lasciato ai Man Must Die, death metal band scozzese autrice lo scorso anno del convincente “No Tolerance For Imperfection”. La platea non è ancora affollatissima, al contrario del bancone del bar, ma la carica che il combo sprigiona già dalle prime battute di “This Day Is Black”, induce anche i più distratti a dare uno sguardo in direzione del palco. Con il set interamente riservato alla ultima uscita, i Man Must Die riescono a fare colpo grazie ad una precisione chirurgica della sezione ritmica e un guitar work efficace non solo nei riff più serrati ma anche nelle melodie di matrice scandinava che il gruppo ha intelligentemente integra al proprio sound. A questo si aggiungano dei suoni perfettamente bilanciati e una prestazione a dir poco rabbiosa del cantante Joe McGlynn, a cui manca solo qualcosa in termini di carisma. Ecco dunque i motivi per cui gli assalti in blast beat e gli stacchi di “Gainsayer” o “No Tolerance For Imperfection” riescono a radunare sotto il palco un crescente numero di ragazzi che sulla conclusiva “Kill It Skin It Wear It” non rinunciano alla consueta dose di pogo. Si chiude con dei meritati applausi la prova di questo gruppo che, stando a quanto dimostrato, merita ben più di mezz’ora scarsa di concerto. Promossi a pieni voti.
SETLIST: This Day Is Black Gainsayer It Comes In Threes No Tolerance For Imperfection Kill It Skin It Wear It
KATAKLYSM
Giusto il tempo per una birra e sul palco salgono i Kataklysm che il pubblico londinese accoglie con un discreto entusiasmo. “Like Angels Weeping (The Dark)” mette subito in evidenza la compattezza della band, la cui performance è buona, ad esclusione solo di qualche imperfezione nel suono di chitarra che ad ogni modo interessa solo i primi brani. Il motore è la macchina Max Duhamel, impressionante dietro al suo drumkit, ma la carica è guidata dalla figura imponente del frontman italo-canadese Maurizio Iacono, simpatico e grintoso catalizzatore della performance del quintetto. Il cantante è abile nel tenere per mano il pubblico durante uno show intenso e degno della posizione di co-headliner che questa sera il gruppo ricopre. La formula vincente a base di death metal brutale ma ad ogni modo immediato e vario al punto da essere riuscito con gli anni a far breccia anche tra chi è meno avvezzo a sonorità estreme, viene ben rappresentata da una setlist che pesca soprattutto dai lavori usciti dal 2002 in poi. Troviamo infatti solo “Manipulator Of Souls” da “Epic: The poetry of War” e poi tutto materiale dagli album successivi, quei dischi che hanno portato la band ad esibirsi meritatamente sui palchi di tutto il mondo. Grande coinvolgimento del pubblico sul ritornello direttissimo della groovy “As I Slither” mentre la devastante “Crippled & Broken” scatena come al solito un gran pogo sotto al palco. Lo show cresce via via di intensità e si arriva presto alla chiusura con il taglio più “scandinavo” di “Blood In Heaven”, pezzo che dal vivo è decisamente coinvolgente grazie alle sue parti cadenzate, e con l’attesissima “In Shadows & Dust”. I Kataklysm escono così a testa alta, sicuri di aver dato molto e di aver gadagnato qualche altro fan, anche tra coloro che erano qui solo per i Decapitated.
SETLIST:
Like Angels Weeping (The Dark) Manipulator of Souls Prevail As I Slither It Turns to Rust The Resurrected Centuries (Beneath the Dark Waters) The Ambassador of Pain The Vultures Are Watching Crippled & Broken Bound in Chains Blood in Heaven In Shadows & Dust
DECAPITATED
Senza dubbio una delle death metal band più seguite degli ultimi anni, i Decpaitated sono stati in grado di raggiungere livelli di stima e apprezzamento che pochi altri potevano vantare in ambito estremo. Il fenomenale “The Negation” e la maturità di “Organic Hallucinosis” avevano portato alla ribalta quattro giovani ragazzi polacchi dotati di impressionanti capacità tecniche e compositive, qualità che avevano permesso loro di creare un sound illimitato in quanto a ispirazione e volontà di sperimentare soluzioni nuove. Il “limite” però venne imposto dalla cattiva sorte, quando il 29 ottobre 2007 un camion urtò il tourbus del gruppo e il prodigioso batterista nonché songwriter Witold “Vitek” Kieltyka morì. Anche il cantante Covan, da pochi anni nella band, rimase gravemente ferito ed entrò in uno stato vegetativo che ancora oggi lo costringe a continue cure mediche. Tutto sembrava finito finchè l’anno scorso il chitarrista e leader Vogg, nel frattempo entrato temporaneamente nei Vader, annunciò la volontà di proseguire con dei nuovi membri. Da lì ad oggi il passo è breve, con una band di nuovo riformata grazie all’innesto del batterista Kerim “Krimh” Lechner, del bassista Filip “Heinrich” Halucha e del cantante Rafal Piotrowski. Vista la rivoluzione forzata della lineup, alla vigilia di questo show i sentimenti dei fan più fedeli erano un misto di preoccupazione per il rischio di trovarsi di fronte una brutta copia della band che avevano osannato e al contrario la speranza che i nuovi membri fossero invece in grado di custodire degnamente l’eredità che gli era stata affidata. Eccoci qui dunque pronti a verificare tutto questo con i nostri occhi e orecchie. Fortunatamente non serve molto per capire che Vogg ci ha visto giusto e per spazzare via ogni lecito dubbio. “A Poem About An Old Prison Man” e “Day 69” mettono subito in chiaro la mostruosa preparazione tecnica del nuovo batterista e la somiglianza a livello vocale dell’attuale cantante rispetto a Covan. Un tantino timido e partito con qualche timore di troppo, Rafal presto prende maggior confidenza con un pubblico a dir poco entusiasta di come la band convince sulle impressionanti evoluzioni di “Post(?) Organic” e “Visual Delusion”. Dopo la lunga parte dedicata all’ultimo lavoro, con “Three-Dimensional Defect” ci si addentra finalmente in “The Negation” e con piacere notiamo che il frontman riesce a dare il meglio anche sul repertorio precedentemente cantato da Sauron. Toccante il momento in cui Rafal incita la folla ad urlare il nome del defunto Vitek, ricordando chi ha dato il suo indispensabile contributo per portare i Decapitated dove sono ora. Sotto al palco l’atmosfera è delle migliori, con i fan che acclamano soprattutto il mastermind Vogg, la cui esecuzione è impeccabile, e si lanciano in un pogo forsennato sotto i colpi di brani devastanti ed estratti principalmente dall’ultimo album in studio, ma con qualche chicca presa anche dai precedenti, come “Winds Of Creation” e le due conclusive “Mother War” e “Spheres of Madness”. Peccato solo per qualche problema all’impianto (già, non succede solo in Italia) che in alcuni frangenti ha fatto sì che si sentissero praticamente solo le spie. Dettaglio che non ha impedito ai numerosissimi presenti di uscire soddisfatti per uno show che ha riportato loro in grande forma una delle band estreme più valide degli ultimi anni.
SETLIST: A Poem About An Old Prison Man Day 69 Post(?) Organic Visual Delusion Three-Dimensional Defect Invisible Control Winds Of Creation Flash-B(l)ack Lying And Weak Mother War Spheres Of Madness
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