HATE
Teniamo d’occhio questa band. Teniamola d’occhio, perchè sembra proprio che sia destinata a diventare una realtà della scena death metal polacca nel giro di breve tempo. L’ultimo album degli Hate, “Anaclasis”, aveva messo in mostra delle buonissime intuizioni e questa sera la band polacca non ha fatto altro che ribadire la sua validità, proponendo mezz’ora di death metal behemothiano davvero compatto e coinvolgente, arricchito inoltre da inserti industrial che anche in sede live sono riusciti a fare la loro bella figura. Quando i nostri hanno cominciato a suonare, molti dei presenti erano accalcati di fronte al bar e al banco del merchandise, ma agli Hate sono bastati meno di cinque minuti per destare l’interesse generale e per riempire il pit di metalhead urlanti.
PHAZM
Del concerto dei Phazm, più che della musica, ci ricorderemo della scenografia da loro allestita, comprendente teli mimetici e manichini impiccati in mezzo e ai lati del palco. Il trio transalpino non ha infatti convinto nell’esibizione di questa sera: il suo death’n’roll tra Entombed e Asphyx è apparso un po’ troppo scialbo e privo di spunti memorabili, facendo parecchia fatica a lasciare il segno sul pubblico. Il cantante/chitarrista è stato bravo ad interagire con gli astanti, ma praticamente nessuno è rimasto favorevolmente impressionato dal materiale proposto dalla band.
DECAPITATED
Come accaduto all’ultimo concerto dei Vader, una buona percentuale del pubblico accorso questa sera era di nazionalità polacca, di conseguenza, quando si sono presentati on stage, i Decapitated sono stati accolti da veri trionfatori, tanto che, tra incitamenti e strette di mano, ci è voluto qualche minuto prima che il loro concerto prendesse effettivamente il via. L’opener, come prevedibile, è stata “A Poem About An Old Prison”, primo brano dell’ultimo lavoro della band, quel “Organic Hallucinosis” che le ha permesso di andare in tour oltre oceano per praticamente un intero anno, di spalla a nomi come Suffocation e Fear Factory. Il palco dell’Underworld è piccolo, ma Covan è comunque riuscito a dimostrare di essere un frontman piuttosto capace, muovendosi il più possibile, concedendosi spesso e volentieri all’abbraccio della folla e, soprattutto, cantando in maniera impeccabile. Non si nutrivano grossi dubbi sulla sua abilità nel riproporre le linee vocali dell’ultimo CD, c’era però la curiosità di vedere come si sarebbe comportato con i pezzi appartenenti ai primi tre dischi, quelli in cui aveva cantato Sauron. Ma all’arrivo di “The Negation” ogni preoccupazione è sparita… il ragazzo ci sa davvero fare, è versatile e si trova a suo agio anche con il growl più cavernoso! Prima di oggi avevamo già l’impressione che i Decapitated avessero fatto un ottimo acquisto, ma ora ne abbiamo la definitiva conferma… Covan è perfetto per questa band. Perfetto come Martin, bassista dalla tecnica impressionante e dalla presenza scenica sempre più convincente. Perfetto come Vitek, ad oggi uno dei migliori batteristi metal in circolazione. Perfetto come Vogg, chitarrista e mente dei Decapitated, sempre impegnato a fare headbanging ma talmente preparato da non sbagliare mai una nota… proprio come i suoi due principali padri ispiratori: Trey Azaghtoth e Fredrik Thordendal. Quasi inutile stare a sottolineare come la performance dei quattro questa sera sia stata di altissimo livello. I Decapitated su album sono tra le più valide realtà della scena death metal e anche dal vivo stanno ormai raggiugendo gli standard dei nomi storici del genere. Settanta minuti di show senza alcuna sosta rilevante, una scaletta che ha pescato da tutti gli album della discografia (“Three-Dimensional Defect”, “Lying And Weak”, “Day 69” e “Spheres Of Madness” i momenti più esaltanti), dei suoni davvero ben calibrati e una risposta del pubblico sempre assolutamente calorosa. Per il sottoscritto, il miglior concerto death metal degli ultimi tempi.