03/07/2022 - DEEP PURPLE + THE LAST INTERNATIONALE @ Arena Joe Strummer - Bologna

Pubblicato il 08/07/2022 da

Report a cura di Carlo Paleari
Foto di Giulia Mazzoni

I Deep Purple, da qualche anno a questa parte, sembrano aver ritrovato un entusiasmo inesauribile, che ha fatto registrare loro tre album di inediti di altissimo livello, la cosiddetta ‘trilogia del tempo’, ed un disco di cover realizzato a distanza durante la pandemia. Non stupisce, quindi vederli nuovamente in pista con un tour che finalmente permette loro di presentare dal vivo “Whoosh!” e “Turning To Crime”, oltre alla consueta carrellata di classici del passato. Pur avendo già in programma una data autunnale, non ci siamo fatti scappare l’occasione di rivedere dal vivo Ian Gillan e soci, anche per via di un’incognita imprevista, che ha reso questo tour estivo qualcosa di diverso dal solito: Steve Morse, il chitarrista in forze nei Deep Purple fin dal 1994, ha dovuto a malincuore rinunciare al tour europeo, per stare vicino alla moglie malata di cancro. Al suo posto è stato reclutato Simon McBride, nome noto nella Purple Family per le sue collaborazioni  con il tastierista Don Airey e con lo stesso Ian Gillan. Naturalmente non possiamo che fare i nostri migliori auguri a Steve Morse e a sua moglie in questa triste circostanza e tuttavia non possiamo negare di aver provato una certa curiosità all’idea di vedere un volto nuovo in un ruolo chiave, rimasto immutato per quasi tre decenni. Ecco, dunque, il nostro racconto della serata.

Il compito di aprire le danze è affidato ai THE LAST INTERNATIONALE, formazione americana scoperta da Tom Morello che ha saputo tenere il palco in maniera egregia nella mezz’ora abbondante a loro disposizione. La loro miscela è particolare e raccoglie l’eredità del blues, rivestendola però di abiti strappati e sporchi: punk, un po’ di stoner, chitarre grasse, hammond in bella vista ed una voce femminile potente e trascinante. La band funziona, assolutamente carica e desiderosa di farsi conoscere, con una particolare nota di merito per il folle tastierista in kilt, ma è indubbio come a catalizzare la maggior parte degli sguardi sia Delila Paz, cantante magnetica, carismatica ed indiavolata nella sua tutina rosso fuoco. Il pubblico segue con attenzione il concerto e si accalca numeroso sotto le transenne, reagendo con evidente favore alla proposta della band. Punto più alto dell’esibizione, senza dubbio, è la conclusiva “Hard Times”, allungata in una jam torrida in cui ogni singolo componente della band versa ogni goccia di sudore e di energia, lasciandoci soddisfatti e curiosi di approfondire la conoscenza di questa interessante realtà.
Arriva quindi il momento degli headliner ed i DEEP PURPLE fanno finalmente il loro ingresso sul palco, dando il via alle danze con il loro brano di apertura per antonomasia, “Highway Star”. Inizialmente, almeno dalla nostra posizione, il bilanciamento dei suoni è completamente sballato, con la voce di Gillan quasi inaudibile, ma la cosa verrà migliorate rapidamente nei brani successivi. La band, intanto, suona come sempre alla grandissima, con la coppia Paice/Glover che non perde un colpo e costruisce una base solidissima per le scorribande di Don Airey e Simon McBride. Si prosegue con “Pictures Of Home” e poi finalmente possiamo ascoltare dal vivo per la prima volta un paio di estratti da “Whoosh!”: si tratta di “No Need To Shout”, corposa e potente, e “Nothing At All”, probabilmente il miglior brano del disco. Mentre ascoltiamo i rapidi intrecci di chitarra, possiamo iniziare a fare un primo bilancio sulla performance di McBride: il chitarrista è senza dubbio un fuoriclasse, perfettamente capace di suonare sia le parti di Blackmore che quelle di Morse, senza copiare nè l’uno nè l’altro. Affronta tutte le canzoni mettendoci del suo ed è innegabile come il suo stile sia molto diverso da quello di Morse, più bluesy, con uno sguardo volto ad un altro grande nome come quello di Gary Moore. La sua performance, paradossalmente, finisce per avvicinare il materiale classico dei Purple alla sua forma originale, rispetto alle reinterpretazioni più marcate del titolare della cattedra. Non stupisce, quindi, vedere come McBride sia stato accolto con inaspettato calore, anche (e forse soprattutto) da coloro che in generale non hanno mai del tutto accettato la scelta di Steve Morse come sostituto di Blackmore.
Il concerto procede alternando passato e presente, così da una parte possiamo continuare a goderci grandi classici come “Lazy”, “Perfect Strangers” e “Space Truckin'” e dall’altra ci ritroviamo a cantare con altrettanto trasporto episodi recenti come “Time For Bedlam”, da quel gioiello di “inFinite”, o il sempre sentito omaggio a Jon Lord di “Uncommon Man”. Ora che i suoni sono finalmente più bilanciati possiamo anche spendere due parole su Ian Gillan, che compirà settantasette anni il prossimo mese: il cantante resta ancora un frontman carismatico e coinvolgente, mentre vocalmente fa il possibile, con risultati alterni. Chi vi scrive ha visto i Deep Purple diverse volte e nella data bolognese Gillan ci è parso in buona forma, non stratosferica, ma molto meglio di altre occasioni. Saggia, da questo punto di vista, la scelta di optare per una scaletta che sia accessibile al suo attuale range vocale e in grado di garantire quella manciata di brani irrinunciabili, evitando però canzoni magari molto amate ma che porterebbero ad un disastro garantito. Il rovescio della medaglia, purtroppo, è una certa rigidità nella scelta dei brani, che ha reso gli ultimi tour piuttosto simili, con variazioni minime, spesso legate semplicemente al nuovo materiale. Ed è proprio così che si conclude il concerto, con le immancabili “Smoke On The Water”, “Hush” e “Black Night”, ed un bel medley di cover, quello intitolato “Caught In The Act” nell’album di cover, qui proposto in versione interamente strumentale.
Il pubblico dei Deep Purple ha potuto godere di un’altra grande serata: una selezioni di canzoni di altissimo livello, dei musicisti stellari e, ancora una volta, il piacere di ritrovarci sotto un palco, sfidando il caldo e la curva dei contagi che continua a falcidiare date e tour in mezza Europa. Ian Gillan, intanto, ha già annunciato una nuova sessione di scrittura prevista a marzo per un ipotetico nuovo album, confermando la volontà della band di continuare a comporre a musica. Il prossimo appuntamento, intanto, è per il 17 Ottobre al Forum di Assago.

Scaletta
Highway Star
Pictures of Home
No Need to Shout
Nothing at All
Uncommon Man
Lazy
When a Blind Man Cries
Time for Bedlam
Keyboard Solo
Perfect Strangers
Space Truckin’
Smoke on the Water

Encore:
Caught in the Act
Hush
Bass Solo
Black Night

 

THE LAST INTERNATIONALE

 

DEEP PURPLE

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