Brutality Over Sanity Deathfest: come celebrare l’imminente Natale a suon di death metal. I tour europei di Defeated Sanity e Deranged convergono a Londra nello stesso giorno e si decide così di allestire un festival infra-settimanale, in modo da evitare di rubarsi stupidamente pubblico a vicenda, visto il target molto simile. E’ il Black Heart ad ospitare l’evento, in un giovedì sera nebbioso che forse induce molti a restare a casa. L’affluenza, in effetti, è minore rispetto a quella registrata per gli Iniquity solo una decina di giorni prima nella stessa location; ciò nonostante un cartellone assolutamente di valore, che presenta vecchie glorie accanto a rampolli sulla cresta dell’onda. Per impegni lavorativi arriviamo al locale quando gli opener Bludgeon o Masochist si sono già esibiti e mentre i Vomitous sono nel pieno della loro performance…
VOMITOUS
Riusciamo a vedere solo una manciata di minuti del set di questo gruppo svedese, autore di un death metal prettamente “slam” che cita soprattutto i Devourment. Musicisti e frontman sono piuttosto statici sul palco, però il combo può godere di suoni ben definiti e davvero potentissimi, forse i migliori dell’intera serata. Nonostante non si riesca a rintracciare alcun elemento caratteristico nella proposta, la sala a questo punto si trasforma in una celebrazione dell’headbanging più forsennato, viste le ritmiche e i riff molto semplici. Segnaliamo anche una comparsata di Anders Johansson dei Deranged al microfono sull’ultimo pezzo in scaletta.
NATRON
Seguono i nostri Natron, realtà storica della scena europea che continua imperterrita a spargere il suo verbo nonostante mille difficoltà. Il gruppo non è nuovo a puntate all’estero, quindi non stupisce vederlo sicurissimo e affiatato sul palco. Manca l’impatto sonoro che ha caratterizzato il set dei Vomitous, ma la proposta in sè è decisamente più stimolante e personale. Pezzi come “Leechlord” e “Hatemonger” mettono in mostra tutte le qualità del quintetto, che offre da sempre un death metal tecnico ed articolato, ricco di cambi di tempo, dissonanze e curiosi omaggi all’astrattismo di Voivod e Coroner. Il pubblico ci mette un po’ ad entrare in sintonia con il sound, ma col passare dei minuti si respirano sempre più coinvolgimento e approvazione in sala, tanto che la performance si conclude tra grandi applausi e anche qualche richiesta di bis.
PUTRIDITY
E’ doppietta tricolore con l’arrivo dei Putridity, che danno vita ad una vera ecatombe brutal/slam nonostante l’assenza del loro bassista. Il set è retto dalle due chitarre e dall’eccellente drumming di Davide “BrutalDave” Billia (Septycal Gorge, Antropofagus), con l’affabile frontman Paolo Chiti a “sporcare” ulteriormente il tutto con il suo gorgoglio abominevole. I Putridity sono certamente fra le formazioni più soffocanti e cerebrali di questo filone, per via di un approccio al songwriting tecnicissimo e contorto che non concede nulla all’orecchiabilità. Bisogna essere totalmente dentro certe sonorità per coglierne davvero ogni sfumatura, ma questa sera pare che il quartetto abbia trovato la platea giusta, visto che tutti gli astanti sembrano andare in delirio e seguire con estrema attenzione lo show. I Putridity, in effetti, ottengono la risposta più sentita della serata, rubando praticamente la scena agli headliner. Una volta tanto, suonare “difficili” paga in abbondanza.
DERANGED
La resa sonora si fa invece un po’ più sporca all’arrivo dei Deranged. Poco male, comunque, perchè gli svedesi hanno strutture e un tocco ben più classici rispetto agli italiani. Riusciamo a comprendere tutte le loro evoluzioni senza fatica, insomma, anche perchè i Nostri puntano sui loro brani più catchy questa sera. La nuova “Hello From The Gutters”, in particolare, si rivela una canzone perfetta per essere proposta dal vivo, grazie al suo andamento groovy e alle chiare influenze Morbid Angel. La band ha un modo di stare sul palco assolutamente tradizionale e riesce a portare all’headbanging anche stando ferma sulle proprie posizioni iniziali: bastano i riff quadrati della chitarra e gli incitamenti di Anders Johansson, che spesso sale sui monitor per farsi vedere e per aizarre coloro rimasti in fondo alla sala. I Deranged portano sul palco del Black Heart oltre vent’anni di militanza death metal e la folla non fatica ad accorgersene: show semplice e divertente, che rimanda in tutto agli anni Novanta.
DEFEATED SANITY
L’incredibile padronanza strumentale è ciò che più spicca in un concerto dei Defeated Sanity attuali. Potremmo ammirarli sul palco anche senza il frontman Konstantin Lühring, tanto i loro intrecci strumentali e la perfezione con cui questi vengono eseguiti generano fascino. Sembra quasi di avere davanti una versione più cupa ed estrema dei Necrophagist! Comunque, lungi da noi sminuire il ruolo di Lühring, cantante e intrattenitore indubbiamente capace, nonostante non sia in possesso della presenza scenica e del dinamismo di A.J. Magana. Quest’oggi il gruppo tedesco non fa prigionieri, lanciandosi in una performance serrata e compattissima, in cui i pezzi del recente “Passages Into Deformity” acquistano rinnovati carica e tiro. In sede live, il materiale risulta insomma più convincente rispetto al disco, forse anche solo perchè si ha la possibilità di ammirare con i propri occhi le incredibili evoluzioni della sezione ritmica, che pare essere nata per suonare insieme su questa musica. Il pubblico segue lo spettacolo con grande attenzione, rispondendo in maniera meno “fisica” rispetto a quanto visto durante gli show di Putridity e Deranged, ma non si fatica a capire che la sala sia colma di fan. Semplicemente, la proposta dei tedeschi oggi non è delle più dirette, quindi viene difficile pogare e fare headbanging. Fa però chiaramente eccezione la conclusiva “Engulfed In Excruciation”, traccia scelta appositamente per chiudere il set con un po’ di movimento su e giù dal palco. Un breve massacro che dona un lato umano ad una esibizione altrimenti aliena, nel senso buono del termine!