A cura di Davide Romagnoli
Foto di Federico Rucco
Hardcore e post-rock si fondono in una miscela perfetta di commistioni e risultati degni di nota. Cornice perfetta quella del Lo-Fi, per un sabato sera milanese fuori dall’ordinario. La sicurezza di suono e risultato del post-rock dei Caspian si alterna a band più hardcore-sporcato-di-melodia e schitarrate punk con il main act Defeater – altra sicurezza – e ai fidi compari di viaggio Goodtime Boys e Landscapes dal Regno Unito. Boston vs UK Hardcore vs post-rock. Tutti (con)vincenti!
GOODTIME BOYS
“Ehi, noi siamo i Goodtime Boys dall Gran Bretagna, trattate gli altri con il rispetto che vorreste ricevere voi stessi”. Nulla più. I ragazzi picchiano duro il loro hardcore melodico di chiara influenza contemporanea, evocativo e sofferente, esemplificato da Alexander alla voce, pupille dilatate per un metro e cinquanta di uomo, cappellino di lana e maglietta GODFREE. Poche parole. Tanta intensità. C’è chi questa musica la fa per moda, c’è chi soffre dietro ogni urlo e trentaduesimo di chitarra. Questa sera han colpito nel segno, soprattutto per chi è stato capace di coglierne l’emotività latente dietro ogni canzone.
LANDSCAPES
Reduce dal primo “Life Gone Wrong”, il quintetto del Somerset, UK, introduce il crowd surfing selvaggio a mo’ dei vecchi concerti anni Novanta nelle peggiori bettole di periferia. L’hardcore punk degli inglesi coglie nel segno, accompagnato anche dalla fedeltà dei molti dei presenti nelle prime file del locale che dimostrano di conoscere bene tutti i chorus della band. Un piacere sentire un’atmosfera degna di un sabato sera all’insegna delle buone bandiere della musica estrema più contemporanea.
CASPIAN
Be’, i Caspian si configurano ad oggi come uno dei più validi e intrepidi paladini del post rock più canonico, ma la loro onnipresenza su moltissimi palchi negli ultimi tre anni li ha resi assolutamente capaci di assurgere allo status di realtà convincente in tutto e per tutto in ogni loro show. I Caspian infatti hanno subìto inevitabilmente le influenze di tutte le situazioni con cui sono venuti in contatto, e molte di queste sono state più hard rock e metal, ed è per questo che non sfigurano mai in nessuna data e situazione, siano di spalla agli HIM o ai conterranei Defeater in una serata hardcore punk. Gli Explosions In The Sky sono sempre presenti in ogni arpeggio, così come i nomi più standard degli stilemi post-rock, come i Mogwai, ma sentire “Sycamore” sul finale ruba sempre una pelle d’oca che fa venire voglia di stringere la mano ai bostoniani e riprendersi in mano, più che l’ultimo “Waking Season”, buono ma ripetuto, l’album-cuore dei Caspian, “Tertia” del 2009. In molti stasera erano qui per loro e nessuno è rimasto deluso. Abbondantemente promossi. Ma lo si sapeva già.
DEFEATER
Verve inequivocabile contraddistingue la proposta hardcore punk dei bostoniani Defeater. E se per Archambault non si può parlare di forma fisica smagliante – causa i suoi problemi degenerativi all’anca – lo show rimane uno di quelli ad alti livelli di intensità. A detta dello stesso frontman “il miglior concerto del tour”, significativamente ponendo il sigillo ad un sabato sera come dovrebbero essercene di più qui a Milano. La gente si diverte, qualcuno perde qualche cellulare, si canta, ci si fa una belga d’abbazia, si sta in silenzio quando c’è “I Don’t Mind”, anche perché viene eseguita completamente senza microfoni, visti i problemi tecnici con la chitarra acustica: il locale è in estasi mistica, non vola una mosca, e tutti accompagnano Archambault cantare come davanti ad un falò estivo. Il nuovo “Letters Home” risplende in sede live e dimostra di essere stato un tassello importante nella carriera della band del Massachussets. La malattia di Archambault è una cosa seria: anche la sua musica. E stasera i presenti ne hanno avuto una prova.