A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi e Matteo Cereda
Foto di Silvia Paveri
Uno degli ultimi grossi eventi di questo 2010 per il metal moderno: i Deftones, forti dell’ottimo “Diamond Eyes”, bissano la capatina a Torino di questa estate e si presentano al Live di Trezzo con uno special guest d’eccezione, quei Coheed And Cambria che hanno saputo affascinare tante persone nella loro inclassificabile proposta. Il club sfiora il sold out, e l’atmosfera è elettrica, nonostante la neve abbia messo in serio pericolo l’affluenza all’evento…
COHEED AND CAMBRIA
Il compito riscaldare l’atmosfera prima dei Deftones spetta ai Coheed And Cambria, band statunitense protagonista di un heavy metal alternativo dalle tinte progressive non proprio in linea con lo stile ben più solido e diretto di Chino Moreno e soci. Nonostante la scarsa affinità stilistica il quartetto americano riesce a coinvolgere e convincere la platea, rapita dal sound originale e dalla tecnica sopraffina mostrata dai membri della band. La mezz’ora abbondante a disposizione costringe i Co&Ca ad una scaletta risicata in cui trovano ampio spazio i brani estratti dall’ultimo disco, uscito nella prima metà dell’anno corrente e intitolato “Year Of The Black Rainbow”. A dispetto delle intricate trame chitarristiche e ad una sezione ritmica costantemente alla ricerca di tempi mai banali, pezzi come “Here We Are Juggernaut”, “World Of Lines” o “Shattered Symphony” riescono a catturare subito l’attenzione degli spettatori grazie a linee vocali di presa ben assestate dal leader Claudio Sanchez (anche alla chitarra). I Coheed And Cambria in Europa sono ancora alla ricerca di consensi ben più consistenti di quelli attuali, ma la band originaria di New York in realtà calca la scena già da un po’ di anni ed ha all’attivo ormai cinque dischi, dalla quale verranno estratti gli altri sei brani che compongono una scaletta in cui brillano le esecuzioni di “Ten Speed” e l’immancabile “Welcome Home” in chiusura. Pur disturbati da una resa sonora non sempre impeccabile, i Cohhed And Cambria si sono confermati una band di grande talento dal punto di vista compositivo, in grado nella dimensione live di ripetere con pochissime sbavature il grande potenziale espresso sui propri dischi.
DEFTONES
Per chi li ha seguiti dall’inizio sembra quasi impossibile siano passati 15 anni dal debutto “Adrenaline”, disco che ha proiettato in poco tempo la formazione di Sacramento, California, nel giro di nomi che contano. I Deftones del 2010 sono molto simili agli esordi, hanno giusto affinato la loro proposta e l’hanno resa più melodica e sensibile, andando giustamente a costruire sulle qualità che sono il loro minumo comun denominatore. E’ così che “Diamond Eyes” suona al 100% Deftones, e rialza traiettoria leggermente in discesa della formazione, dopo il duro colpo subito per l’incidente di Chi Cheng. Il concerto parte con il recente singolo “Rocket Skates”, che impatta su un’audience davvero carica e si amalgama alla perfezione col meglio di “Around The Fur” e “White Pony”, i capitoli di maggior successo del gruppo. Fino a metà scaletta l’energia si fonde magnificamente con i pezzi più melodici, Chino è magro, attivo e in formissima con le corde vocali, di conseguenza il pubblico risponde alla grande, anche rimandendo per la maggior parte composto. E’ nella seconda metà, quando si comincia ad attingere da “Deftones” e “Saturday Night Wrist”, che si rallenta un po’ troppo, e decisamente troppo a lungo. Il sistema di ventilazione non aiuta per niente, e le prime file diventano un inferno per il caldo soffocante, facendo alzare bandiera bianca a molti presenti, che si rifugeranno nelle più ventilate retrovie. Si ritorna in carreggiata (a fatica, a dire il vero, viste le pesanti stecche nel ritornello) con l’eccelsa “Passenger”, e soprattutto le successive “Change” e “Back To School”. Tempo di tirare il fiato che il gruppo torna per gli ultimi tre pezzi: Chino si toglie addirittura la camicia e riprende in pugno la situazione, infuocando il Live per con “Birthmark” e le potentissime “Engine No. 9” e “7 Words”, tutt’oggi cavalli di battaglia del gruppo. Una scaletta corposissima dunque, un minutaggio fuori dalla norma e un gruppo decisamente in forma, che ha dimostrato, grazie anche alla ventata d’aria fresca fornita dall’ex Quicksand Sergio Vega, di avere ancora molto da dire.
Rocket Skates
Around the Fur
My Own Summer (Shove It)
Be Quiet and Drive (Far Away)
Elite
Knife Prty
Korea
Digital Bath
Diamond Eyes
CMND/CTRL
Risk
Beauty School
Xerces
Prince
You’ve Seen The Butcher
Sextape
Bloody Cape
Minerva
Passenger
Change (In the House of Flies)
Back To School (Mini Maggit)
—
Birthmark
Engine No. 9
7 Words