A cura di Maurizio Borghi
Fotografie di Federico Rucco
Sull’onda del successo di “Gore”, la data dei Deftones al Live di Trezzo è andata esaurita in maniera rapidissima, nonostante la stessa sera a Milano suonassero Breaking Benjamin (al debutto assoluto in Italia) e Puscifer (Tool fa rima con fanatismo), in un incredibile tris di sold-out che fa riflettere sullo stato di salute dell’alternative metal in Italia. Nessun problema a muovere il culo da diverse parti dello Stivale per raggiungere il Live Music Club, location superlativa nella quale sin dal tardo pomeriggio si sono radunati gli appassionati della formazione di Sancto nella speranza di avvistare i membri del gruppo, che alla classica ‘vasca in centro’ ha dedicato un intero day-off il giorno precedente. Come sempre le coordinate sexy e new wave attirano una fetta di quote rosa nettamente superiore alla media, mentre le contaminazioni raffinate degli ultimi dischi fanno rimpinguare il contorno alla fanbase storica…
DEFTONES
L’esibizione degli headliner è preceduta dai Three Trapped Tigers, trio noise-math-rock strumentale con importanti componenti elettroniche che non trova troppi consensi. Una setlist troppo lunga per un pubblico casuale, eclettica ma forse troppo pretenziosa, sicuramente del tutto fuori target per le coordinate di queste pagine. Meglio parlare dei Deftones, che alle prime note di “Diamond Eyes” radunano gli accorsi per riempire ogni centimetro calpestabile del club, rialzi, balconata e passerelle laterali incluse. Colpisce da subito il devastante impianto luci che animerà l’esibizione di questa sera, di sicuro il più imponente mai allestito sul palco dalla band. La formazione rimarrà stabilmente su due linee: Carpenter sulla sinistra, piedi ancorati al terreno, ventilatore puntato addosso e testa sempre in movimento; Moreno in centro, spesso su una pedana per essere visibile a tutti; Vega sulla destra, di sicuro l’elemento più mobile sul palco assieme al frontman. In seconda fila ci sono le position rialzate di Delgado a sinistra e Cunningham sulla destra, forzatamente statici. Vista la forma fisica altalenante in carriera, segnaliamo un Chino, vicino al peso-forma, che mantiene i capelli tinti di biondo, oltre a uno Stephen Carpenter che ha lasciato a casa almeno una ventina di chili. Musicalmente e vocalmente il concerto di stasera ha dimostrato una formazione in stato di grazia, che dopo qualche piccolissima sbavatura nei primi pezzi si è esibita in tutta la sua maturità artistica andando a confermare quanto di buono espresso nell’acclamato “Gore”, anche se, come avrete potuto sbirciare nella scaletta qui sotto, l’ultimo capitolo discografico viene sostanzialmente trascurato, con le sole “Prayers/Triangles” e “Rubicon” in rappresentanza. “White Pony” riceve una tripletta dedicata nel mezzo della serata, mentre “Around The Fur” e “Diamond Eyes” la fanno da padrone. A parte le dediche a Chi e a Prince, lo scambio di parole col pubblico è ridotto all’osso, ma il feeling con gli aficionados è alle stelle, sia nei momenti più concitati che in quelli più emotivi. Il trasporto riesce anche a far superare il problema più grande della serata, ovvero l’estenuante afa che ha invaso in breve tempo il locale e che ha tolto il respiro a gran parte dei presenti, senza però togliere quell’entusiasmo tangibile che si poteva respirare in ogni punto del club. Al contrario di molti colleghi già ridotti alla pura celebrazione dei fasti passati, i Deftones hanno ancora tanto da dire e non ci stupiremmo di vederli prossimamente di nuovo sui palchi italiani con un supporto più confidente a “Gore”. Dopo il concerto di questa sera, anzi, lo speriamo.
Setlist:
Rocket Skates
My Own Summer (Shove It)
Be Quiet and Drive (Far Away)
MX
Swerve City
Rosemary
Diamond Eyes
You’ve Seen the Butcher
Prince
Prayers/Triangles
Digital Bath
Knife Prty
Change (In the House of Flies)
What Happened to You?
Around the Fur
Rickets
Rubicon
Encore:
Root
Engine No. 9