30/01/2024 - DELAIN + ILLUMISHADE + SINHERESY @ Santeria Toscana 31 - Milano

Pubblicato il 05/02/2024 da

Report e foto di Riccardo Plata

C’era grande curiosità per questa data milanese del Dark Waters Over Europe tour: si tratta infatti della prima calata italica dei Delain in un’inedita formazione che vede, oltre al mastermind Martijn Westerholt, il ritorno dei vecchi membri Sander Zoer (batteria) e Ronald Landa (chitarra), e l’ingresso di Ludovico Cioffi (basso) e Diana Leah, cui spetta l’ingrato compito di sostituire Charlotte dietro al microfono.
Con una formazione dalle forti radici tricolori stasera si gioca in casa, ma prima dei Delain a riscaldare il pubblico sono chiamati gli Illumishade e i nostrani Sinheresy: questi ultimi non erano per la verità accreditati nel flyer ufficiale dello show, ma la loro aggiunta, annunciata qualche giorno prima dello show, si rivela la prima piacevole sorpresa di una serata scoppiettante…

Siamo in pieno orario aperitivo quando i SINHERESY prendono il posto sul palco e, anche se il locale è ancora pieno a metà, la formazione triestina cattura da subito l’attenzione del pubblico tra riff di chitarra potenti e linee di basso slappato, anche se l’elemento distintivo non può che essere il cantato a due voci di Cecilia Petrini e Stefano Sain.
Il termine di paragone più immediato sono evidentemente i Lacuna Coil più moderni o gli Evanescence di “Bring Me To Life”, ma anche se la scaletta si concentra sull’ultimo “Event Horizon”, uscito pochi mesi fa su Scarlet, giova ricordare che agli esordi erano più vicini alla scena symphonic metal olandese e finnica.
Il pubblico in sala tuttavia mostra di apprezzare anche queste sonorità più moderne, saltando sulle note di “Castaway” e facendosi trascinare nei cori di “Out Of Connection”, al punto che anche quando la chitarra di Lorenzo Pasutto perde per un attimo il segnale la festa continua senza tregua.
Detto che dietro il wall of sound catchy si nascondono ritmiche più intricate di quanto potrebbe sembrare a prima vista – come ad esempio nei fill di batteria che movimentano “Zero One” – ci resta la curiosità di rivederli in un set più lungo rispetto alla mezz’ora a loro disposizione: per stasera, dopo i doverosi auguri al bassista Davide Sportiello appena diventato papà, è ora di passare il testimone ai colleghi svizzeri.
Con un nuovo album in uscita tra un paio di settimane lo show degli ILLUMISHADE può essere visto come un release party – tanto che la band inviterà i fan a pre-ordinare l’album tramite QR code al banchetto del merch – ma  la chioma rossa di Fabienne Erni, autentica calamita naturale di sguardi grazie al suo headbanging magnetico, è ben nota a gran parte del pubblico presente vista la sua lunga militanza negli Eluveitie.
Dalla band madre proviene anche il chitarrista Jonas Wolf, mentre il resto della formazione ha un pedigree meno altisonante – la sezione ritmica proviene dai Pillowism e la tastierista dai capelli blu Mirjam Schnedl è nella categoria esordienti – per cui non stupisce che gran parte dell’intrattenimento stasera sia demandato ai due veterani.
L’apertura con i due nuovi singoli “Elegy” ed “Enemy” conferma l’impressione di un symphonic modern metal in stile Amaranthe, impressione confermata dal richiamo alla musica dance di “Crystal Silence” e perfino dal riciclo della gag sul battito di mani ‘all’italiana’ (unendo pollice e indice), rubata ai Tesseract. Tra ammiccamenti pop quasi troppo leggeri anche per Virgin Radio (“Cloudreader”), ballad da San Valentino (“Rise”, con Fabienne al piano), scapocciamenti symphonic-core (“Muse Of Unknown Forces”, “Tales Of Time”) e cavalcate powereggianti (“Tales Of Time”) si arriva alla fine del set con qualche dubbio sulla direzione stilistica della band svizzera, ma con due assolute certezze: Fabienne ha una bella voce e dal vivo è ancora più incantevole che in video.
Sono le dieci in punto quando sul palco della Santeria, con un allestimento davvero imponente – considerate anche le dimensioni del locale – si presentano i DELAIN.
Con il mastermind Martijn Westerholt appollaiato in alto, accompagnato da un ghigno decisamente soddisfatto ma poco coinvolto nelle interazioni con il pubblico e quasi mai protagonista assoluto anche a livello strumentale, il compito di fomentare la folla tocca evidentemente alla frontwoman Diana Leah, facilitata dal fatto di giocare in casa ma pur sempre passata in pochi mesi dalle cover su Youtube ad una band di caratura internazionale.
Valutando la performance canora possiamo parlare di una promozione piena, tutt’altro che scontata vista la pesante eredità, mentre a darle manforte ci pensa il chitarrista Ronald Landa, co-protagonista di divertenti siparietti insieme al bassista Ludovico Cioffi – come lo scambio di strumenti prima dell’esecuzione di “Sleepwalkers Dream” o la lode italica per “aver portato loro la miglior cantante del pianeta” – con cui gestiscono anche le parti vocali maschili nella prima parte dello show.
Come prevedibile, l’ultimo disco trova ampio spazio in scaletta, con “The Cold” e “The Quest And The Course” a scaldare da subito il pubblico, ma nel mezzo c’è comunque una folta rappresentanza per brani più datati come “April Rain” o “Invidia”, cantate a gran voce da una platea evidentemente affezionata alla band olandese fin dagli esordi (come peraltro testimoniato dalla presenza di numerose magliette vintage).
Se non stupisce la scelta di limitare al minimo sindacale gli estratti dagli ultimi due lavori con Charlotte, con le sole “Burning Bridges” e “Suckerpunch” posizionate perdipiù nel trittico iniziale, l’ennesimo tocco tricolore arriva con l’ingresso on stage di Paolo Ribaldini (cantante e vocal coach da anni residente in Finlandia), che dopo aver collaborato ad un paio di canzoni dell’ultimo album aggiunge un po’ di testosterone a “Queen Of Shadow”, “Your Body Is A Battleground” e “The Gathering”: in questo frangente abbiamo modo di apprezzare in particolare il wall of sound della chitarra di Landa e il fraseggio ritmico di Cioffi, così come Westerholt riconquista le luci della ribalta con le più danzerecce “Don’t Let Go” e “Moth Into Flame”; più defilato, se pur sempre funzionale al pezzo, il ruolo del batterista Sander Zoer, relegato ad un ruolo di accompagnamento che svolge comunque con precisione.
C’è spazio per un altro siparietto per festeggiare il compleanno di un fedelissimo fan bulgaro, prima del rush finale in cui spiccano “Control The Storm” e “Sing To Me” (di nuovo con Ribaldini) per poi chiudere come da tradizione con la corale “We Are The Others”.
Complessivamente una serata quasi perfetta per gli amanti delle sonorità sinfoniche, con una piacevole sorpresa (i Sinheresy), un intermezzo gradevole se pur innocuo (gli Illumishade) e l’attesa conferma dei Delain, risorti a nuova vita e con un’anima sempre più italiana.

SINHERESY

ILLUMISHADE

DELAIN

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