ANNOTATIONS OF AN AUTOPSY
È toccato ai nuovi “idoli” di casa Annotations Of An Autopsy dare fuoco alle polveri questa sera. Il gruppo ha da poco firmato per la connazione Siege Of Amida Records e pubblicherà il suo debut album ad aprile. Nel frattempo, il giovane quintetto si sta promuovendo il più possibile su MySpace e – anche se in scala minore – diventando una sorta di fenomeno alla (primi) Job For A Cowboy o Suicide Silence. Non a caso, i più giovani tra i presenti questa sera erano qui per loro e non hanno mancato di tributare grandi ovazioni al death-core alla americana proposto, nonostante l’esecuzione e, soprattutto, la presenza scenica ogni tanto abbiano lasciato alquanto a desiderare. In poco meno di mezz’ora sono state proposte un buon numero di tracce nuove e le “hit” dell’EP autoprodotto “Welcome To Sludge City”, la cui title track ha visto anche l’apporto di Alex Erian dei Despised Icon alla voce. Una performance sufficiente, ma aspettiamo di ascoltare il disco per giudicare meglio questa band.
BENEATH THE MASSACRE
Attesissimi dai più, essendo al loro primo tour europeo di sempre, i death metallers canadesi Beneath The Massacre hanno deluso un po’ questa sera. Non tanto sotto il profilo tecnico-esecutivo, visto che anche i tecnicissimi pezzi dell’ultimo “Mechanics of Dysfunction” sono stati suonati senza evidenti sbavature, ma più che altro dal punto di vista del coinvolgimento. Sorvolando sul fatto che la voce di un peraltro poco in forma Elliot Desgagnés a volte risultava troppo alta rispetto al resto, la band è sembrata mancare di impatto in certi frangenti. Le canzoni del full-length sono davvero troppo arzigogolate e fumose per coinvolgere e, non potendo contare su una seconda chitarra, dal vivo risultano un po’ troppo esili all’altezza degli assoli. Il gruppo forse se ne rende conto e infatti durante il suo breve set ha offerto anche ben tre brani estratti dall’EP di debutto “Evidence of Inequity”, il cui groove è riuscito a smuovere notevolmente l’audience. Speriamo che nel prossimo album il quartetto opti per soluzioni lievemente più masticabili, altrimenti dal vivo sarà sempre dura ben impressionare.
MISERY INDEX
Nonostante possano contare su un batterista incredibile come Adam Jarvis, i Misery Index di certo non puntano tutto sulla tecnica. Come noto, il loro sound è, al contrario, di un impatto terremotante e in sede live i nostri non perdono mai occasione di sfoderare i brani più diretti e ignoranti del loro repertorio. Negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di vedere il quartetto on stage parecchie volte, eppure anche oggi l’ascolto dei vari “Conquistadores”, “The Great Depression”, “Unmarked Graves” e “Pulling Out The Nails” è risultato tutto fuorchè un’esperienza noiosa. Da sempre i Misery Index danno il meglio sul palco, contesto che eleva all’ennesima potenza la cattiveria del loro repertorio e, non a caso, non facciamo fatica a definire quella di Jason Netherton e soci la migliore performance della serata. Niente pause, esecuzione perfetta, impatto devastante e risposta del pubblico alle stelle. Appuntamento a settembre per il nuovo full-length!
DESPISED ICON
Ancora più affiatati rispetto alla vecchia data di marzo di spalla agli Unearth, i Despised Icon hanno dimostrato anche sulle assi dell’Underworld di essere probabilmente la death-core band più in forma del momento. Investiti del ruolo di headliner delle date in Gran Bretagna grazie al buon successo ottenuto dal recente “The Ills Of Modern Man”, i nostri sono apparsi visibilmente entusiasti e motivati per tutti i quaranta minuti a loro disposizione. Un set non lunghissimo, ma, del resto, dopo ben tre gruppi di supporto non era il caso di dilungarsi più di tanto. Spazio quindi solo a una manciata di nuove hit e a tutti i vecchi classici, per un’esibizione veramente incisiva e compatta, che, a dispetto della stanchezza generale, ha visto il pit animarsi moltissimo, soprattutto – come ovvio – durante i breakdown più vicini a matrici metal-core. Peccato che Alex Erian abbia accusato qualche problema alla voce durante un paio di pezzi, ma ci ha pensato il suo fido compare Steve Marois con il suo growling ultra gutturale a compensare tali mancanze. Uno show nel complesso notevole, insomma… questi canadesi sembrano più che mai in ascesa.