11/11/2022 - DESTRAGE + DESPITE EXILE @ Santeria Toscana 31 - Milano

Pubblicato il 14/11/2022 da

Foto e report di Riccardo Plata

Dopo quasi tre anni e mezzo dall’ultima apparizione in territorio milanese, c’era grande attesa per il ritorno sul palco della Santeria dei Destrage, che stasera giocano appunto in casa. Molte cose sono cambiate da prima della pandemia: c’è nuovo disco da promuovere (il più sperimentale “So Much, Too Much”), un’inedita formazione a quattro (orfana del bassista Gabriel Pignata, anche se non mancherà una carrambata in questo senso) e un panorama musicale sempre più incerto tra i postumi della pandemia e i costi crescenti dei tour; ma per fortuna quella che non è cambiata è l’energia sprigionata dalla formazione meneghina, sempre garanzia di spettacolo tanto in studio quanto e soprattutto dal vivo. Prima però tocca ai friulani Despite Exile dare fuoco alle polveri, per una serata a base di note pesantissime e dal sound proiettato nella modernità, che si preannuncia da subito infuocata…

DESPITE EXILE
Nel ruolo che tre anni fa fu degli Sharks In Your Mouth oggi troviamo i Despite Exile, sestetto post-deathcore con già tre dischi all’attivo per la Lifeforce Records ed in procinto di tornare con “Wound” dopo un silenzio discografico di cinque anni. La mezz’ora a loro disposizione vede dunque metà del set incentrata sui nuovi pezzi (“Scepter”, “Custodian”, “From The Black Beyond” e “A Pale Glimmer Of Light”), già rilasciati come singoli ed efficaci nell’animare le prime file del Santeria sotto l’incitamento del cantante Jei Doublerice. Il resto del set pesca i migliori estratti dei vecchi lavori (“River Mirrors”, “Torch”, “Venom”, “Deviate”), e dobbiamo dire che, nonostante il palco stretto e il sound non semplice da gestire con ben tre chitarre, il sestetto di Udine riesce a conquistare il favore degli astanti, con menzione particolare per il batterista Simone Cestari, il cui aspetto rilassato sembra quasi inconciliabile con la furia ritmica che esce dalla cassa con la precisione di un metronomo. In attesa poter ascoltare con calma il nuovo lavoro in studio, pollice alzato per la formazione friulana, che in pieno stile DYI ritroviamo poi al banco del merch. Ma ora tutti pronti per l’arrivo dei padroni di casa…

DESTRAGE
Chi ha assistito almeno una volta ad uno show dei Destrage sa già cosa aspettarsi, ma nonostante l’astinenza forzata degli ultimi anni e la fresca paternità di alcuni membri (come ironicamente ricordato dal singer Paolo Colavolpe), non mancheranno le sorprese. Com’è giusto che sia, l’apertura dello show è affidata a “A Commercial Break That Last Forever”, opener dell’ultimo album, da cui verranno estratti un terzo dei pezzi in scaletta: dal primo singolo “Private Party” alla già mitica “Everything Sucks And I’m Part Of It”, la resa live dei nuovi pezzi è anche migliore che su disco (peccato per l’assenza di “Venice Has Sunk”), ma il momento clou arriva durante “Italian Boi” – con il suo ormai celeberrimo “Che cazzo dici fra/What are you talking about” stampato anche sul merch – in cui sul palco spunta una provocante signorina queer che interagisce con i quattro musicisti con numeri che sfidano le leggi della fisica, tipo torsioni da “L’Esorcista” o salti dalla pedana con zeppe giganti. Mattatori della serata sono come da tradizione il frontman Paolo Colavolpe e il chitarrista Matteo De Gioia, che a fine serata si concede perfino uno stage diving imbracciando la sei corde, mentre Ralph Salati e Federico Paulovich sono sì meno apppariscenti dal punto di vista scenografico, ma dispensano comunque riff e fill come se non ci fosse un domani su hit vecchie e nuove come “Double Yeah”, “About That” o “Symphony Of The Ego”. Dopo il ‘momento Oasis’ di “Where Things Have No Colour”, così definito da Paolo per il fatto di cantare utilizzando l’asta del microfono, arriva la seconda sorpresa della serata: acclamato a gran voce dal pubblico, sbuca infatti dal retro del palco il figliol prodigo Gabriel Pignata con il suo inconfondibile basso a led (degno del miglior Sam Rivers di limpbizkitiana memoria), giusto in tempo per scatenere l’inferno sulle note di “Destroy Create Transform Sublimate”, “My Green Neighbour” e “Purania”, indimenticabile triplete d’apertura da quel masterpiece chiamato “Are You Kidding Me? No”. In chiusura c’è anche spazio come encore per il ripescaggio della più datata “Jade’s Place”, con la band che visibilmente commossa da tanto affetto si concede all’abbraccio dei fan delle prime file: con il loro pedigree probabilmente i Destrage potrebbero oggi ambire a palchi di dimensioni maggiori, ma ben venga la scelta di un locale ‘a misura di fan’ come la Santeria Toscana – niente transenne, birra a prezzi umani, acustica decente, parcheggio senza abusivi – anche stasera praticamente sold-out e in totale simbiosi con la band sul palco. Che altro dire se non alla prossima, sperando di non dover aspettare altri tre anni!

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