24/09/2016 - DESTROYER 666 + SUDDEN DEATH + RISING DARK + HELSLAVE @ Alchemica Club - Bologna

Pubblicato il 02/10/2016 da

Report a cura di Bianca Secchieri

Siamo presenti alla penultima data del mini-tour italiano dei Destroyer 666, tour che ha messo a ferro fuoco il nostro Paese da sud a nord: K.K. Warslut e soci tornano sui nostri palchi a distanza di qualche mese dall’unica data bresciana e l’attesa per il tour in supporto all’eccellente “Wildfire” è notevole. L’Alchemica Music Club di Bologna si dimostra un teatro perfetto per accogliere un pubblico che non è infatti solo emiliano-romagnolo ma anche toscano, marchigiano, veneto e persino abruzzese. Di seguito il resoconto di una serata che ha visto protagonista il metal estremo e in particolare un gruppo che, con il suo mix di thrash, speed e black metal, e un’immagine legata ai gloriosi anni ’80, è in qualche modo l’emblema dell’heavy metal stesso.

destroyer 666 - locandina date italia - 2016

HELSLAVE
L’apertura delle danze, poco dopo le 21.00, spetta ai romani Helslave: il pubblico in sala non è ancora particolarmente folto, ma i presenti si dimostrano interessati al death metal melodico proposto dalla band. Il gruppo, autore di un EP e del full “An Endless Path”, è chiaramente influenzato dalla vecchia scuola svedese – Dark Tranquillity, At The Gates, In Flames – e dai vichinghi Amon Amarth. La qualità dei pezzi è buona e i ragazzi, che appaiono convincenti e a proprio agio sul palco, sono autori di una prova impeccabile dal punto di vista tecnico e carica di energia. Una piacevole sorpresa.

RISING DARK
Un rapido cambio palco lascia il posto al combo romagnolo, autore di un thrash metal di derivazione americana abbastanza strutturato e curato nelle melodie, certamente influenzato anche dall’heavy classico. E’ un tuffo negli anni ’80 – in particolare, riesce difficile non pensare ai Testament – tra brani articolati ed altri che possiamo definire anthemici come “This Is War”, corroborati da suoni moderni e incisivi. I Rising Dark tengono bene il palco e mantengono un ritmo serrato per l’intera durata del set, scaldando e coinvolgendo un pubblico che inizia a farsi più numeroso. Promossi.

SUDDEN DEATH
E’ la volta dei Sudden Death, terzo ed ultimo opening act della serata. La band capitolina è ormai un’esperta di live, essendo attiva dal lontano 1998, e come tale si dimostra perfettamente padrona della situazione. Il cambio di sonorità è evidente – e un pochino disorientante – perchè coi Nostri si passa al brutal death, con occasionali spruzzate di grind; il canone è infatti quello dettato da Suffocation, Cryptopsy, Disgorge e compagnia brutta. Tecnici e letali, i romani annichiliscono gli spettatori con un set compattissimo. Nessun appunto alla loro esibizione, ma forse all’interno della serata sono risultati un po’ fuori contesto.

DESTROYER 666
Giusto il tempo di prendere una boccata d’aria fresca, fare quattro chiacchiere e bersi una birra (o un idromele) e il palco è pronto per gli attesissimi headliner: gli australiani attaccano subito con la tritaossa “Rise Of The Predator” e l’atmosfera si fa subito rovente. Si prosegue a stretto giro con “Wildfire”, title track dell’ultimo – ottimo – lavoro, e il ritmo resta altissimo fino all’epica e cadenzata “I Am Wargod”, tra i molti brani estratti da “Phoenix Rising”. “Hounds At Ya Back” mostra il lato più heavy metal del combo e “Satanic Speed Metal”, manifesto di ciò che i Nostri sono e rappresentano, infiamma ulteriormente gli animi. C’è spazio per due cover: la prima dei Bestial Warlust (ex band del leader K.K. Warslut, attiva negli anni ’90), mentre la seconda è l’immortale “Iron Fist”, cantata a squarciagola da tutti i presenti; i Destroyer 666 devono sicuramente moltissimo a Lemmy e ai Motörhead, sia in termini di attitudine che di sound, perciò un omaggio del genere appare del tutto naturale e sincero. “Black City” ci riporta nelle terre selvagge di un black/thrash marcio e travolgente, mentre con “Trialed By Fire” i ritmi rallentano nuovamente in favore di un’epicità oscura e maestosa. Chiudono il set “Lone Wolf Winter” e la violenta mitragliata black’n’roll “Australian And Anti-Christ”, unico encore della serata. I Destroyer 666 non deludono le aspettative e, anzi, sono un’autentica macchina da guerra, inarrestabile e letale. Pelle, borchie, muscoli e baffi, i quattro australiani si confermano i naturali eredi di Venom e Sodom degli anni d’oro. Niente a che vedere – ovviamente – con i molti scialbi imitatori che sono spuntati come funghi in questi anni di revival: i Nostri, ormai veterani della scena, sono autentici e credibili e, pur avendo (prevedibilmente) impostato il set soprattutto su brani veloci e tirati, mostrano anche altre sfaccettature, ad esempio nei pezzi più lenti e cadenzati, molto vicini ai Bathory dell’era viking. Fate attenzione, i lupi sono liberi.

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