Report a cura di Edoardo De Nardi
Non è certo un mistero, ormai, che le date italiane del tour Europe Under Attack 2017, che ha visto i thrasher tedeschi Destruction girare l’Europa per promuovere il loro ultimo lascito discografico “Under Attack” in compagnia di Nervosa e Rezet, non verranno certo ricordate primariamente per l’aspetto prettamente musicale: in più di un’occasione, infatti, sono scaturite pesanti contestazioni da parte della band verso i promoter ed i locali italiani, portando addirittura all’annullamento della data di Foggia e ad una diatriba a dir poco accesa con gli organizzatori di questa data fiorentina. Anche sul web si sono scatenate delle vere e proprie guerre virtuali tra coloro che hanno criticato e quelli che hanno sostenuto l’operato dei Destruction e della loro crew, finendo tristemente per far passare in secondo piano la prestazione dei tedeschi e delle band di supporto nel corso di queste serate…
REZET
I Rezet affrontano il loro ruolo di opener con la giusta carica e la grinta adatta a smuovere da subito il pubblico del Cycle: non avranno molto tempo a disposizione, ma sembrano cautamente predisporre lo slot a loro concesso giocandosi alcune delle migliori carte estratte dalla propria discografia. Stilisticamente sarebbe difficile non riconoscere da subito l’origine teutonica del gruppo, nonché le loro primarie influenze saldamente ancorate al fitto underground tedesco di trent’anni fa, capitanato non a caso proprio da Sodom, Destruction e Kreator. Le canzoni tratte dai primi album, almeno, ricalcano con grande perizia e passione le gesta di queste storiche band del thrash, mentre qualche spunto più personale emerge vistoso quando i Rezet si cimentano nella riproposizione di materiale estratto da “Reality Is A Lie”, album uscito un annetto fa e portatore di qualche nuovo innesto, soprattutto melodico, nella ricetta artistica del quartetto. La presenza sul palco dei Nostri non è certo da considerarsi particolarmente carismatica o magnetica, con il solo frontman Ricky Wagner predisposto ad una minima interazione con la platea; ma quello che più conta è l’efficacia e l’irruenza del loro thrash metal e dobbiamo ammettere che in questo senso ben poco può essere criticato alla performance dei Rezet: gli incroci chitarristici, marchio di fabbrica del genere, avvengono fluidi anche ad alte velocità, denotando ottima precisione da parte delle sei corde, mentre un drumming adeguatamente sostenuto e travolgente fa da roboante tappeto ritmico allo svolgimento dei pezzi. C’è quindi una meritata soddisfazione nei saluti della band al termine della sua esibizione, alimentata da coloro che sotto palco hanno piacevolmente apprezzato il primo atto di questa serata.
NERVOSA
Qualche minuto di riorganizzazione generale ed il trio brasiliano tutto al femminile delle Nervosa compare sul palco del Cycle, riportando l’attenzione di tutti i presenti sul loro concerto. Il nome della band, comparso ormai da qualche anno all’interno della scena, sembra essere girato spesso più per la peculiarità delle sue componenti che per la musica vera e propria, ma superato un principio di carriera un po’ zoppicante a nome “Victim Of Yourself” le Nervosa sono riuscite ad alzare il tiro con il recente “Agony”, edito sempre da Napalm Records ed esempio della relativa duttilità delle brasiliane in sede di songwriting. La missione del terzetto carioca, una volta attirata l’attenzione della platea, è sicuramente quella di riuscire a convincere anche sotto il punto di vista performativo, ed alla luce di quanto visto stasera possiamo considerarne gli intenti ampiamente soddisfatti ed appagati. Impossibile infatti non segnalare da subito la possenza e la compattezza del sound sprigionato, dovuto in primis al suono tagliente e corposo della chitarra, ma soprattutto dal vero sconquasso delle frequenze più basse ad opera della cantante-bassista Fernanda Lira, animale da palco che sembra esaltarsi progressivamente durante il live, arrivando ad instaurare una buona complicità ed intesa con i presenti, visibilmente sorpresi dalle capacità strumentali e vocali delle avvenenti musiciste brasiliane. Come detto, quindi, sembra che anche pezzi che su disco abbiamo trovato un filo deboli e manieristici riescano stasera a trovare la giusta quadratura, per uno spettacolo che riesce ad interpretare varie anime del thrash, da quello più veloce e diretto a momenti carichi di groove e moderni nella concezione, donando varietà alla scaletta delle Nervosa. Una voce penetrante e corrosiva, infine, promuove del tutto la Lira e le sue compagne a vincitrici morali della serata, rivelando in tutta la sua irruenza l’ottima preparazione che il trio carioca ha riservato al suo spettacolo dal vivo, riuscendo persino a surclassare quella mediocrità latente che purtroppo, talvolta, emerge dalle loro prove in studio.
DESTRUCTION
Le attenzioni della serata, naturalmente, sono tutte incentrate sul ritorno in Italia degli inossidabili Destruction, sempre sul pezzo da vari decenni e attivi più che mai, come conferma l’uscita del nuovo “Under Attack” ed il tour promozionale ad esso collegato. Come scritto nell’introduzione, varie problematiche hanno afflitto la calata italiana della band e pare che questo abbia purtroppo riguardato anche la serata in questione, come si evince dal ritardo sempre crescente che va via via accumulandosi giunti in prossimità della loro esibizione. Fortunatamente, però, dopo qualche attesa di troppo, i tre guadagnano il palco del locale, dando inizio al loro show e lasciando nel backstage le polemiche e le discussioni in favore delle loro badilate thrash. Il sound generale, affinato durante le esibizioni precedenti, esce subito diretto e violento permettendo di godersi da subito le scorribande sul palco di Schmier e compagni, impegnati nella presentazione di diversi estratti dall’ultimo “Under Attack” e, naturalmente, nella riproposizione di alcune delle più grandi perle scritte dalla band. Tutta la scaletta, infatti, passa con equa distribuzione tra il passato ed il presente dei Destruction, mantenendo sempre alta l’attenzione ed evitando intelligentemente che solamente le vecchie hit vengano seguite con trasporto dal pubblico. Un certo grado di nervosismo sembra affiorare purtroppo ogni volta che il corpulento bassista/cantante interagisce con i fan, accennando commenti sarcastici circa la situazione generale in cui si sono trovati negli ultimi giorni, ma escluso questo, è assolutamente innegabile la grande professionalità dimostrata nell’offrire al pubblico uno show il più preciso ed intenso possibile. “Curse The Gods”, “Mad Butcher” e “Thrash Attack” mandano in estasi molti dei presenti, eseguite con piglio inattaccabile da Schmier e Mike e seguite con trasporto ed emozione, mentre basta la “dedica” tutta personale verso il presidente Trump, rappresentata dalla cover dei The Exploited “Fuck The Usa”, per scatenare pogo e consensi sotto il palco, prima di avviarsi verso il finale di un concerto durato effettivamente un po’ poco e non arricchito nemmeno da bis o encore di sorta, elemento in genere fisso per band di questo calibro. Considerato quindi un contesto spiacevolmente teso e macchiato da contestazioni e polemiche, la prestazione dei Destruction è risultata comunque pulita ed ordinata, dimostrazione di passione da parte loro ed affetto incondizionato dai loro fedeli fan della vecchia scuola: non si è certo scialato in quanto a minutaggio e brani proposti, ma tanto è comunque bastato a fornire una nuova dimostrazione di forza circa l’ottimo stato di salute di cui gode ancora il terzetto di Weil Am-Rhein, agguerrito ed affiatato oggi più che mai.