14/03/2023 - DEVIN TOWNSEND + KLONE + FIXATION @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 16/03/2023 da

Report di Carlo Paleari
Foto di Simona Luchini

Abbiamo dovuto faticare parecchio per rivedere su un palco italiano Devin Townsend che, se escludiamo le apparizioni come supporter dei Dream Theater, non portava un proprio show completo in Italia dal 2017, quando ancora era attivo il suo Devin Townsend Project. Nel mezzo c’è stata una pandemia, cancellazioni, rinvii e, più recentemente, un futuro della musica dal vivo funestato da costi elevatissimi per chiunque non abbia dei numeri enormi. Lo stesso Devin ha dichiarato in passato come sia diventato molto difficile riuscire a restare all’attivo con un tour in questo momento storico. Eravamo quindi preoccupati di trovarci di fronte ad un concerto in sordina, ma tutti nostri timori sono stati spazzati via da una performance enorme, che ha visto protagonista non solo il geniale artista canadese, ma anche i francesi Klone e i norvegesi Fixation.

Riusciamo ad arrivare al Live Club in tempo per vedere almeno una parte della performance dei FIXATION, programmata per le 19.30, forse troppo poco per avere un giudizio approfondito, ma sufficiente per poter fare almeno qualche considerazione. La proposta della formazione norvegese non ci ha stupito nella forma, che ci è parsa ancora priva di personalità, con un metalcore misto a contaminazioni post-metal che mostra ancora margini di crescita; tuttavia ci ha colpito positivamente l’attitudine e la tenuta sul palco della band, che ha colto l’occasione di visibilità offerta da questo tour per presentarsi al meglio della forma. Tutti i musicisti risultano assolutamente carichi e coinvolgenti e il pubblico, già discretamente numeroso, segue la performance con interesse. Una realtà da tenere d’occhio, dunque, magari non ancora eccellente, ma dal netto potenziale.
Chi, invece, di gavetta ne ha già fatta tanta sono i KLONE, una band con una storia più che ventennale e che è arrivata quest’anno al notevole traguardo del settimo album in studio, “Meanwhile”, pubblicato lo scorso febbraio con il supporto della Kscope. L’accoppiata con un artista come Devin Townsend appare subito azzeccata e si intuisce facilmente come il pubblico del canadese sia assolutamente ben disposto nei confronti della proposta dei francesi. Anche la musica dei Klone, infatti, sfugge alle catalogazioni immediate: attinge dal progressive più sognante e ipnotico, ma non disdegna affatto la possibilità di erigere muri sonori di inaspettata potenza. Lo show proposto vive proprio di questi contrasti, con la band a ripercorrere gran parte della propria carriera alternando momenti più riflessivi, in cui diventa facile lasciarsi trascinare in una sorta di trance, a cui si oppongono ondate elettriche che si infrangono sulla platea lasciando piacevolmente storditi. L’esperienza della band è palese e, pur rimanendo sempre misurati e composti, tutti i musicisti tengono il palco con sicurezza ed efficacia, senza sbagliare un colpo. Assolutamente eccezionale, a questo proposito, la performance del frontman Yann Ligner, magnetico nella fisicità e, soprattutto, dotato di una versatilità vocale davvero spaventosa, che lo rende efficacissimo sia nei passaggi più malinconici che in quelli più rabbiosi e disperati. Quarantacinque minuti di concerto di alto livello, che si concludono tra gli applausi con la personale rilettura di “Army Of Me” di Björk e con l’eccellente “Yonder”.
Non serve molto tempo alla crew per allestire il palco di DEVIN TOWNSEND che, coerentemente con le dichiarazioni citate nell’introduzione, si presenta al pubblico italiano con un allestimento ed una formazione spartani: un semplice backdrop nero con il nome dell’artista e l’iconica piovra, ed una line-up essenziale eppure, come vedremo, sorprendente. Ad affiancare Devin, infatti, troviamo la sezione ritmica composta da Darby Todd (batteria) e James Leach (basso), e soprattutto un veterano come Mike Keneally, che diventa un secondo perno fondamentale per la riuscita del concerto, grazie ad uno stile ed una personalità di alto profilo.
Il concerto si apre con un’efficacissima “Lightworker”, la (quasi) titletrack dell’ultima fatica in studio di Devin, che si conferma dal vivo come uno dei migliori episodi dell’album. Saranno diversi gli estratti di “Lightwork” proposti nella serata, con scelte quasi obbligatorie come “Dimensions”, il cui incedere metallico ci è sembrato fin da subito perfetto per la dimensione live, ed altre più sorprendenti come “Heartbreaker”.
Al contrario di molte altre formazioni che sembrano sempre replicare la stessa scaletta con variazioni minime, Devin Townsend è uno di quegli artisti che ama cambiare sempre le carte in tavola, saccheggiando la sua sterminata discografia con grande intelligenza. Così da una parte troviamo dei momenti ormai iconici, come la sempre splendida “Kingdom”, accolta da un boato, a cui si affiancano ripescaggi inaspettati come “The Fluke” (da “Terria”) o la splendida “Why”, il musical in miniatura che avevamo tanto amato all’epoca della pubblicazione di “Empath”. Quest’ultima assume un’efficacia inaspettata anche dal vivo, riuscendo a farci dimenticare quella sensazione da ‘voce su base registrata’, grazie ad un parziale riarrangiamento e ad una performance teatrale di Devin semplicemente meravigliosa. Il cantante e chitarrista chiacchiera molto, fa le sue facce assurde, ora sorridendo felice e mandando baci e abbracci al pubblico, ora indossando il suo ringhio più maligno per sottolineare i passaggi più potenti. Porta sul palco pupazzetti, il suo polpo-peluche e perfino un theremin, con cui gioca divertito durante la potente “Dimensions”. Ogni tanto si inginocchia durante i passaggi più emozionanti in carico a Mike Keneally e non possiamo dargli torto, perchè il suo compagno di squadra è capace di ritagliarsi più di uno spazio durante il concerto: suona la seconda chitarra, l’acustica, le tastiere, fa i cori e spesso è lui a farsi carico di qualche sporadico assolo, sghembo e schizzato come ci si potrebbe giustamente aspettare da un collaboratore di Frank Zappa.
Lunghissima la lista di momenti degni di nota e non possiamo che citarne almeno altri due prima di chiudere: il primo ci viene regalato da una splendida versione di “Deep Peace”, in cui la sezione centrale vede non solo un bellissimo assolo di Devin, ma anche un pregevolissimo intervento di Keneally, che suona contemporaneamente chitarra e pianoforte. Il secondo vertice della serata, poi, arriva sul finale, con un’accoppiata da brividi tratta da “Infinity”: prima “Truth”, maestosa e luminosa, e poi la follia infernale di “Bad Devil”, che si conferma una canzone capace di fare letteralmente sfracelli dal vivo e che fa ballare – sì, ballare – l’intero Live Club. Ancora un estratto dal nuovo album, “Call Of The Void”, e il saluto finale è affidato ad un episodio targato Strapping Young Lad: si tratta di “Love?” e il pubblico del locale viene investito per un’ultima volta da una liberatoria scarica di violenza, una pennellata di nero che chiude una serata dai mille colori.

Setlist Devin Townsend
Lightworker
Kingdom
Dimensions
Why?
The Fluke
Deadhead
Deep Peace
Heartbreaker
Spirits Will Collide
Truth
Bad Devil

Encore:
Call of the Void
Love?

FIXATION

KLONE

DEVIN TOWNSEND

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