A cura di Luca Filisetti
Calata italica per i Dimmu Borgir, in pieno fermento per promuovere in tour il tutt’altro che buono “In Sorte Diaboli”. Ad accompagnare i Dimmu troviamo una delle band estreme più amate nel nostro paese, ovverosia gli Amon Amarth. Ad aprire la serata invece ci hanno pensato gli Engel, in sostituzione dei defezionari Hatesphere. Purtroppo, causa un traffico esagerato, il sottoscritto ci mette ben due ore per raggiungere la venue del concerto, perdendosi così la prima band, con la quale ci scusiamo. Una volta dentro l’Alcatraz salta subito all’occhio la cura del palco, con un maxischermo sul retro che verrà utile soprattutto per gli headliner. Ottimo il riscontro di pubblico, da tempo non vedevamo il locale milanese tanto pieno: tra deathster, blackster pittati e gente vestita da vichinga va segnalata la presenza di diversi genitori che accompagnano i giovani figli, il che è piuttosto curioso per una band che si proclama black metal ed ha un’iconografia piuttosto oscura e “diabolica”. Di seguito il report delle due band principali.
AMON AMARTH
Inutile negarlo, se bisogna assegnare la palma di vincitori della serata, gli Amon Amarth stravincono, forti di una coesione e di una precisione invidiabili, unite ad una potenza esecutiva notevole e ad una popolarità che pare sempre in aumento. I fan italiani partecipano attivamente a tutto il concerto dei vichinghi e l’enorme Johan Hegg riesce nel tentativo di fare cantare i ritornelli delle varie song al pubblico. La band poggia completamente sulle corpulente spalle del singer, vero e proprio catalizzatore di attenzione sul palco, con il suo corno pieno di birra e la barba praticamente più lunga dei capelli. Ovviamente il resto della band fa ampiamente il proprio dovere, soprattutto i due axemen Olavi Mikkonen e Johan Söderberg, stasera piuttosto ispirati. Peccato che, a causa delle impalcature per le tastiere e la batteria degli headliner, il drummer rimane sacrificato, rimanendo alla vista solo di coloro che superavano il metro e novanta. Quasi inutile citare le varie tracce proposte: basterà dire che il riscontro migliore lo hanno avuto “Death In Fire”, “The Fate Of Norns” e soprattutto la mitica “Victorious March”. Ennesimo grande concerto, peccato solo per la durata piuttosto esigua del set.
DIMMU BORGIR
Dopo una mezz’oretta di attesa finalmente le luci si spengono e il pubblico si assiepa di nuovo a ridosso delle transenne. Dopo l’intro di rito inizia lo spettacolo visivo, con due sacerdoti (che, se la memoria non inganna, dovrebbero essere quelli del video di “The Sacrilegious Scorn”) che entrano in scena anticipando la band e lasciando per ultimo Shagrath. La partenza è affidata a “Progenies Of The Great Apocalypse” e subito i Dimmu mostrano di non avere la stessa coesione della band precedente. Soprattutto il batterista, che dovrebbe essere il grandissimo Tony Laureano, sostituto temporaneo di Hellhammer, risulta abbastanza spaesato e slegato dal resto della band. I brani si susseguono estratti da un po’ tutti i lavori dei nostri: dalle buonissime “Grotesquery Conceiled”, “A Succubus In Rapture” e “Sorgens Kammer” alle pessime “The Serpentine Offering” e “The Chosen legacy”, interpretate un po’ svogliatamente dai nostri. Soprattutto i chitarristi Silenoz e Galder e il tastierista Mustis paiono davvero poco entusiasti, mentre praticamente tutto lo show poggia sulle spalle di Vortex (autore come sempre di una performance ottima, anche e soprattutto a livello vocale) e su quelle di Shagrath, peraltro visibilmente ingrassato e con un girovita imbarazzante. Il concerto si chiude con “Puritania” e con il classico “Mourning Palace”. Alla fine in molti concordavano con il fatto che lo spettacolo a livello visivo è stato più che buono, mentre la band avrebbe potuto e dovuto dare di più. Inoltre in molti si lamentavano delle canzoni estratte dall’ultimo lavoro, non all’altezza della fama della band. Ovviamente il grosso dei presenti è uscito soddisfatto, ma è un dato di fatto che gli Amon Amarth hanno smosso più gente sotto il palco e questo è un sintomo piuttosto preoccupante per la macchina da soldi Dimmu Borgir.