Report a cura di William Crippa
In una nebbiosa serata di dicembre, Udo Dirkschneider, il colonnello, torna in Italia con il tour basato solamente sui brani della tradizione Accept, a qualche mese di distanza dalla data del Colony Club di Brescia. Ad accompagnarlo come sempre l’attuale formazione degli U.D.O., ovvero il duo Heikkinen/Smirnov alle chitarre, il fido Fitty Wienhold ed il figlio Sven alla batteria. A supporto, non gli annunciati Vicious Rumors, che hanno annullato per intero il tour, ma i Garagedays dall’Austria. Al nostro arrivo non riusciamo a credere ai nostri occhi, visto che sono meno di cinquanta le persone dentro al Live, quando manca meno di mezzora all’avvio della serata. Certo, l’avere in due giorni consecutivi Saxon e U.D.O., in un periodo davvero ricco di eventi, ha certamente avuto il suo peso nella vendita di biglietti e la nebbia può aver influito sugli indecisi dell’ultimo momento, ma una desolazione simile non era davvero anticipabile. Partiamo comunque con l’analisi della serata, visto che mentre ci guardiamo in giro e contiamo i presenti è arrivata l’ora dei Garagedays da Rattenberg.
GARAGEDAYS
I Garagedays non sono certo al livello della band guidata dal chitarrista Geoff Thorpe, né a livello di popolarità né parlando di qualità della proposta musicale, ma ce la mettono davvero tutta per fare buona impressione stasera. Il trucco? Non guardare giù dal palco per non deprimersi, espediente adottato da subito dal cantante e chitarrista Marco Kern che, dopo l’ingresso sulla scena, non alzerà mai più lo sguardo verso un Live incredibilmente vuoto. La band suona davvero bene ed i brani, seppur sconosciuti quasi a tutti, vengono apprezzati dalla venue, anche per la vicinanza stilistica con quelli degli Accept storici: un heavy metal serrato, potente e ruvido, che spesso libera sinceri applausi. Un pugno di canzoni, otto per la precisione, per una performance precisa ed apprezzata, anche se la reazione, se ci fossero stati davvero i Vicious Rumors, sarebbe stata ancora più calorosa. I Garagedays scendono dal palco di Trezzo consapevoli di aver svolto un ottimo lavoro e di aver conquistato forse qualche fan.
DIRKSCHNEIDER
Durante il cambio palco qualche altro fan arriva ed all’ora fissata per l’inizio dello show, le 21.30, il locale di Trezzo si presenta pieno per metà della sua capienza, più o meno. Una intro, composta da estratti delle canzoni degli Accept, introduce la band sullo stage, band che irrompe sulle note di “Starlight”; “Living For Tonight”, “London Leatherboys” o “Midnight Mover”, non importa quale sia la canzone proposta, il boato di apprezzamento è alle stelle sempre e comunque, anche se gli hit storici come “Breaker”, “Restless And Wild” o “Princess Of The Dawn” regalano al gruppo quel tantino in più di applausi che non fa mai male. La band è straordinaria: Kasperi Heikkinen e Andrey Smirnov, il primo impegnato per tutto il tempo in smorfie e pose classiche, il secondo dotato di un sorriso a settantaquattro denti mostrato in continuazione, si intendono alla perfezione e rilasciano riff su riff senza pietà con una semplicità disarmante. Alla sezione ritmica Fitty è tutt’uno con Sven Dirkschneider, il paffuto figlio di Udo, che dall’alto della batteria tiranneggia con forza e violenza. E Udo… be’, Udo è unico; sul palco si muove come un dolce nonnino, gira attorno agli strumentisti e fa loro complimenti e faccine simpatiche, ma possiede sempre e comunque una voce unica ed un carisma naturale. E i fan? Pochi ma buoni, di differente estrazione, dall’attempato metallaro con i capelli grigi alla ragazzina quasi maggiorenne; buoni davvero, perchè a fronte di un numero abbastanza esiguo di spettatori, il calore che si alza dalla venue è pari a pochi altri visti quest’anno. La setlist è infinita ed i brani si inseguono senza alcuno stop, e quando “Losers And Winners” manda il concerto in pausa, almeno cinque sono i pezzi che obbligatoriamente mancano all’appello. L’encore è da ABC del metal, composto da “Metal Heart”, tirata molto lunga da un assolo di Smirnov, “I’m A Rebel”, che scatena un vero e proprio party nel locale, la velocissima “Fast As A Shark”, da tradizione considerata come la canzone che ha inventato lo speed metal, introdotta dal coretto classico cantato dai fan, e “Balls To The Wall”, marziale e sontuosa, cantata a squarciagola dal pubblico, prima che una divertente “Burning” mandi tutti a riposo. Concerto davvero memorabile quello di stasera, che mette fine alla tradizione Accept nelle setlist di U.D.O., e per questo un poco di tristezza la regala, ma che prestazione maestosa! Peccato sia mancato il pubblico delle grandi occasioni, perchè un concerto simile avrebbe meritato molta più visibilità.