A cura di Alessandro “Beast” Corno e Maurizio “Boss” Borghi… che ringraziano tanto Claudia, sempre così gentile in cassa accrediti. Foto di G.A.
Dragonforce e Turisas? Che coppia! Di certo gli accorsi al Rolling Stone (alcuni coscienti di dar l’ultimo saluto allo storico locale meneghino) hanno senso dell’umorismo: nessuno dei due gruppi si prende sul serio, e che si parli di battle metal o di power speed videogame metal è palese quanto c’è voglia di divertirsi questo lunedì sera, pur se intralciati da un orario quasi impossibile di apertura cancelli…
TURISAS
Ecco un altro esempio di come le cose possono cambiare nell’arco di poco tempo. E’ passato poco più di un anno anni dal tour che i Turisas fecero con Iced Earth e Annihilator e di fronte al palco c’erano poche decine di persone quando il gruppo finlandese aprì la serata. Anche in questa data Warlord Nygard e soci dovranno aprire per un altro gruppo, i Dragonforce, ma l’atmosfera che si respira è decisamente diversa. I fan sono accorsi in buon numero e attendono l’inizio del concerto a suon di cori “Turisas, Turisas, Turisas!” Quando la band con trucco da guerra irrompe sulle note di “Battle Metal”, la folla si scalda e inizia ad intonare a gran voce i cori battaglieri tipici del sestetto scandinavo. I suoni inizialmente lasciano a desiderare ma migliorano dopo poco e la successiva “A Portage To The Unknow” ne beneficia, lasciandosi aprezzare anche da chi non aveva mai sentito il gruppo. La prestazione della band è buona, con la coppia Olli Vänskä/Netta Skog rispettivamente violino e fisarmonica a costituire il vero punto di forza. I cori sono ben gestiti dagli strumentisti, anche se non mancano le parti campionate in sottofondo. Warlord dimostra invece di non avere la stessa versatilità che sfoggia su disco e la sua voce appare decisamente monocorde (direi mononota) sui puliti mentre se la cava decisamente meglio sul growl. Il ragazzo però é un ottimo frontman e le sue movenze e la sua grinta scuotono il pubblico e lo incitano a cantare prima “The Messenger” e poi l’alcolica “One More”. La partecipazione aumenta con il passare dei minuti, coinvolgendo anche quelli che erano inizialmente rimasti in disparte e il gruppo sente di aver conquistato i favori della platea. Decide quindi di “regalare” un assolo al bassista che oggi festeggia il compleanno e puntuale dalla schiera di spettatori si alza un “Happy Birthday”. Il pogo e le danze di “In The Court Of Jarisleif” lasciano il campo a “Rasputin”, divertentissima cover dei Boney M rivista in chiave folk metal che ci porta alla conclusiva “To Holmgard And Beyond”. Il finale tra gli applausi lascia chiaramente intendere che da stasera i Turisas hanno guadagnato qualche fan in più, confermando una tendenza che nell’arco di pochi anni li sta portando verso i vertici del folk metal.
DRAGONFORCE
Durante il cambio palco il ricambio di audience: via le asce di plastica, le facce pittate col trucco di carnevale e le gonne scozzesi della zia usate come kilt. Avanti il popolo dei Dragonforce, composto da fasce di pubblico eterogenee: il metallaro curioso – attratto dai Turisas e succube di ogni tipo di specie metallica che calza negli stereotipi di classicismo, capelli lunghi e pantaloni di pelle. Il musicista – adorante la velocità supersonica e i tecnicismi à la Malmsteen del fenomenale chitarrista asiatico. Infine, in quantità pari alla somma dei primi due insiemi, il pubblico semi-occasionale – che ha scoperto i Dragonforce grazie a Guitar Hero e, stregato dalla storpiatura caricaturiale degli stereotipi del metallaro, unita alla naturale simpatia del combo multirazziale, si è recato al Rolling Stone per una nuova esperienza, in molti casi accompagnato dai genitori (!). Grand Total: il tempio del rock meneghino è quasi completamente esaurito. L’attacco, come facilmente prevedibile, è affidato all’opener dell’ultimo disco “Heroes Of Our Time”. Non tutto è perfetto, soprattutto nei suoni, che fanno sparire più volte l’ugola di ZP Theart, tanto da far dubitare delle effettive capacità del frontman. “Operation Ground and Pound” replica, nei suoi otto minuti, le incertezze iniziali. E’ un peccato perchè si sprecano alcune delle migliori cartucce dell’arsenale degli inglesi, quei brani meglio riusciti con grandi ritornelli e grandi “hooks”. Herman Li è di sicuro il protagonista: le sue mani, con tanto di fingerlight per esaltarne i movimente sulla chitarra, sono sempre sotto i riflettori e catturano gran parte degli sguardi, tra scale vertiginose ed effetti strambi. Il gruppo è comprimario, e quasi troppo “macchietta”, ma risulta sempre simpatico, e tra facce buffe (Frédéric Leclercq) e prestazioni scalmanate (il tastierista ucraino Vadim Pruzhanov) intrattiene alla grande, pure durante quelle tempeste di note che spesso possono travolgere l’ascoltatore. Se i pezzi in scaletta si contano sulle dita delle mani i Dragonforce riescono a pescare un po’ dappertutto nella discografia, infilando a metà esibizione anche un intermezzo “8 bit” che vede protagonista il tastierista e la sorridente Netta, fisarmonicista dei Turisas a cui tocca far buon viso a cattivo gioco per l’ennesimo problema ai microfoni. “Last Journey” segna il termine dell’esibizione ordinaria, ma c’è ovviamente spazio per la storica “Valley of the Damned”, primo singolo degli inglesi, e per l’attesissima “Through the Fire and Flames”, che conclude il concerto come il famigerato Guitar Hero III. In questo segmento il gruppo, caldissimo e forte del supporto di un pubblico ancora fresco, riesce finalmente ad esprimersi al meglio e a coinvolgere l’intera audience, peccato che, stavolta, sia la chitarra di Li ad andarsene nel più famoso dei suoi travolgenti assoli! Qualcuno è stato travolto dall’acquazzone di note non lo neghiamo, e ha vissuto il termine del concerto come una liberazione, ma di sicuro gran parte dei presenti è uscito col sorriso sulle labbra e tornerà ad esaltarsi con la musica del gruppo, ispiratore di nuove leve di chitarristi e, più semplicemente, di metallari.
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.