Report a cura di Elio Ferrara
Fotografie di Matteo Musazzi
I Dream Theater, nel corso della propria carriera, hanno raccolto certamente un enorme successo e, benché i loro autentici capolavori possano collocarsi nel corso dei Nineties, non hanno mai dormito sugli allori e hanno continuato a realizzare album nel corso degli anni, talvolta assai validi, altre volte un po’ meno, ma sempre con una certa continuità. Proprio l’anno scorso è uscito il loro ultimo full-length, intitolato “Distance Over Time”, al quale è seguito un lunghissimo tour, che ha toccato anche l’Italia con alcune tappe, tra cui quella quasi storica nella prestigiosa cornice del Teatro Antico di Taormina. L’anno scorso, ricorreva, tuttavia, anche il ventennale dall’uscita del terzo capolavoro della loro discografia, “Metropolis Pt. 2: Scenes From A Memory”, per cui valeva la pena celebrarlo comunque, anche se con qualche mese di ritardo. All’epoca, ricordiamo come l’uscita dell’album apparì come un clamoroso dietrofront rispetto ad un lavoro controverso quale “Falling Into Infinity”: cacciato malamente Derek Sherinian, scelto quasi come capro espiatorio per giustificare un tale cambio di rotta, veniva preso a bordo al suo posto Jordan Rudess, con il quale Petrucci e Portnoy avevano condiviso la positiva esperienza del Liquid Tension Experiment e che avrebbero voluto, in verità, sin da subito per sostituire Kevin Moore. Ad ogni modo, il riferimento del titolo a “Metropolis”, uno dei brani più geniali di “Images And Words”, aveva lo scopo palesemente dichiarato di fornire un richiamo immediato a quelle sonorità, un ritorno rivolto decisamente a riconquistare i fan smarriti in seguito all’allora ultima uscita, non da tutti apprezzata. Il Forum di Assago è dunque davvero gremito per l’occasione, con una platea alquanto variegata: tantissimi quelli che sono i loro fan da sempre, accanto a chi magari li ha seguiti in quel periodo ma si è poi disinteressato agli ultimi lavori, oppure affianco a tanti giovani che, per contro, conoscono meglio gli album più recenti rispetto a quelli più datati, alcuni pubblicati ancor prima che nascessero.
La scaletta della serata è però tale da mettere d’accordo tutti (a parte chi vorrebbe che suonassero per tutta la vita, ad ogni concerto, tutto “Images And Words”, ovviamente): strutturata con la formula An Evening With, la setlist è stata suddivisa in due parti. La prima parte, di un’ora circa, é cominciata puntuale alle ore 20,30 ed è incentrata principalmente sul nuovo album; la seconda parte, invece, della durata di un’altra ora e mezza, ha previsto l’esecuzione integrale, appunto, di “Scenes From A Memory”.
Un aspetto da evidenziare subito è che la band, spesso, per i suoi tour, predilige degli show molto semplici, scarni, incentrati quasi esclusivamente sulla propria musica. Stavolta, invece, si nota come l’approccio sia alquanto differente, perchè il palco è allestito con due scalinate laterali, con un bell’apparato di luci e soprattutto con un grande schermo alle spalle, nel quale vengono mandate per tutta la durata del concerto anche una serie di immagini, appositamente realizzate, che arricchiscono senz’altro lo show dal punto di vista visivo.
Per quanto concerne la prima parte, un video introduttivo di stampo fantascientifico presenta l’opener “Untethered Angel”, alla quale segue il primo degli unici due brani tratti dalla discografia passata, ovvero “A Nightmare To Remember” (da “Black Clouds & Silver Linings”), a nostro parere una delle più belle suite scritte dai Dream Theater, che non manca di estasiare i presenti. Rudess, peraltro, ne approfitta nel corso del brano per imbracciare anche un hand synth per uno dei suoi assoli, cosa che ripeterà un altro paio di volte nel corso della serata. Dopo questo brano, LaBrie, che finora non aveva per nulla parlato con il pubblico, inizia ad interloquire e a presentare la serata, facendo valere il peso della storia dell’album che si celebra in quest’occasione, ma parlando anche del loro nuovo lavoro. Si prosegue infatti con altri brani tratti da “Distance Over Time”: viene scelto “Fall Into The Light”, l’unica canzone che rappresenta, a quanto pare, una variante in questo tour, dato che viene alternata con “Paralyzed”. L’altro brano tratto dal loro repertorio è invece “In The Presence Of Enemies (Part I)” – una perla tratta da “Systematic Chaos” – altra traccia che, ovviamente, esalta le qualità tecniche ed esecutive del gruppo. Tornando a LaBrie, la sua performance è stata davvero buona: avevamo sentito ultimamente parlare malissimo del suo stato di voce, di come ormai fosse l’anello debole del gruppo americano e simili scempiaggini. La realtà dei fatti è che ha cantato per tutto il tempo con voce altissima (con quei volumi così alti di chitarre e tastiere, l’unica alternativa sarebbe il growl) per due ore e mezza senza lasciar intravedere alcun cedimento e siamo, al contrario, davvero rimasti impressionati di come possa aver mantenuto un simile livello con questi ritmi dopo tutti questi anni.
Dopo una pausa, il concerto riprende con il momento tanto atteso, quello appunto dedicato a “Scenes From A Memory”: si ricorderà come, in passato, in occasione del relativo tour, fosse già stato eseguito per intero, con addirittura la pubblicazione di un live cd/dvd, “Live Scenes From New York”; ma, per quanto ricordiamo noi, probabilmente non era più successo da allora. Sullo schermo vengono proiettate delle immagini di stampo fumettistico, che introducono i personaggi del concept, con in sottofondo un charleston che sa tanto di anni ’20: d’altronde, parte della storia, è appunto ambientata nel 1928. La voce dell’ipnoterapista stavolta è registrata (non c’è quindi un attore presente) e la band inizia diretta a suonare, con sommo godimento del pubblico. Diciamo che l’impressione è che l’audience del palazzetto conosca praticamente tutti i brani a memoria ma, giusto per cortesia, permette a LaBrie di cantare, lasciandosi coinvolgere maggiormente quando espressamente interpellata. Naturalmente è tutto un crescendo, tra un susseguirsi di brani amatissimi, eseguiti in maniera impeccabile: uno degli apici del concerto è stato a nostro parere “The Dance Of Eternity”, con passaggi che veramente sono in grado di rievocare le geniali illuminazioni strumentali tipiche di “Images And Words”; ma non possiamo esimerci dal menzionare i momenti meravigliosi rappresentati da “Through Her Eyes” (a proposito, anche le voci femminili erano pre-registrate) e “Home”. Una citazione a parte merita “The Spirit Carries On”, dove tutto il Forum ha risposto con i cellulari accesi, con parecchia gente arrivata persino a commuoversi al cospetto di un paio di assoli di Petrucci, davvero da brividi, alla faccia di chi sostiene la mera freddezza tecnica del chitarrista. Nel finale di “Finally Free”, Mangini si scatena suonando con tempi davvero ai limiti delle possibilità umane: la band saluta e scende dal palco, ma i filmati proseguono concludendo con le ultime scene che riguardano il protagonista Nicholas. Sembrava tuttavia, proposta così, una conclusione di concerto piuttosto deludente, ma ecco che la band ritorna sul palco per un bis, suonando l’ennesimo brano tratto dal nuovo album, ovvero “At Wit’s End”. Stavolta i ringraziamenti sono come si deve e pubblico e Dream Theater si salutano reciprocamente soddisfatti. Magari, a questo punto, chissà…può darsi che ci si rivedrà tra un paio d’anni per il trentennale di “Images And Words”!
Setlist:
Part I
Atlas (Intro)
Untethered Angel
A Nightmare To Remember
Fall Into The Light
Barstool Warrior
In The Presence Of Enemies (Part I)
Pale Blue Dot
Part II
Metropolis Part II: Scenes From A Memory:
Intro
Regression
Overture 1928
Strange Deja Vu
Through My Words
Fatal Tragedy
Beyond This Life
Through Her Eyes
Home
The Dance Of Eternity
One Last Time
The Spirit Carries On
Finally Free
Encore:
At Wit’s End