Se una band vuole, il motivo per andare in tour si trova sempre e così, poco dopo la tournee di promozione al nuovo album “Parasomnia”, i Dream Theater hanno organizzato una serie di concerti per celebrare il quarantesimo anniversario dalla loro formazione, avvenuta nel 1985, inizialmente con il nome Majesty, ad opera di tre ragazzi, John Petrucci, John Myung e Mike Portnoy, tutti studenti del Berklee College of Music, insieme all’amico Kevin Moore.
Oggi, quei tre ragazzi sono di nuovo tutti e tre insieme e, con James LaBrie e Jordan Rudess (che magari non suonano con loro da quarant’anni ma comunque non tanti meno), celebrano dunque questo speciale anniversario, con un tour che li ha visti toccare location davvero uniche: la splendida Piazza Castello di Marostica, la bellissima Lucca e addirittura Pompei, dove hanno omaggiato i Pink Floyd che lì avevano registrato il film del 1972 diventato leggendario.
È poi la volta di Taormina, la perla dello Ionio, dove hanno suonato nel Teatro antico greco-romano, uno senza dubbio tra i più belli al mondo anche per lo splendido panorama che si può ammirare dietro al palco, con vista sul mare e con l’imponente Etna, dal comignolo sempre fumante, sullo sfondo. Un teatro davvero da sogno, perfetta cornice per un gruppo che ha scelto di chiamarsi appunto ‘Dream Theater’.
I DREAM THEATER avevano già avuto modo di esibirsi a Taormina nel 2019 per il tour di “Distance Over Time” (benchè allora non vi fosse Portnoy, per cui è dunque la prima volta) ed era rimasta tanto affascinata dal posto che non solo ha voluto ritornare, ma alcuni membri hanno deciso di farsi raggiungere anche dai familiari, con cui hanno condiviso un soggiorno di vacanza il giorno prima del concerto.
D’altronde, come ricorderà LaBrie nelle battute iniziali, il 4 Luglio è anche una data di festa per gli Stati Uniti d’America, che lo celebrano come il giorno dell’Indipendenza. Inizialmente, si vede a teatro però solo la moglie di Portnoy, trattata come un’autentica star, con diversi fan che la avvicinano per foto o per uno scambio di battute.
Ad ogni modo, il teatro si riempie molto velocemente (vista la presenza, presumiamo possa essere stato sold-out o giù di lì), nonostante l’apertura dei cancelli sia avvenuta leggermente in ritardo, e così lo show può iniziare abbastanza puntuale. L’avvio, come per le altre date, è affidato alla nuova “Night Terror” (unica canzone estratta dall’ultimo album, insieme a “Midnight Messiah”), per poi passare ad un terzetto tratto da “Metropolis Pt.2”, composto da “Strange Deja Vu”, “Through My Words” e “Fatal Tragedy”, seguite da “Panic Attack”, recuperata da “Octavarium”. Quando LaBrie annuncia “Barstool Warrior”, ci rendiamo conto che la setlist verosimilmente ricalcherà quella di Lucca e in effetti così sarà.
C’è da dire che, se fino a “Panic Attack” LaBrie non ci era sembrato ancora proprio impeccabile, proprio da “Barstool Warrior” (unica concessione della scaletta ad un brano del periodo con Mangini), avendo la voce ormai ben riscaldata, comincia davvero a convincerci con una performance appassionata e di grande intensità. Purtroppo, da qualche tempo le critiche alla sua voce sono diventate una costante da parte di tanti, ma ancora una volta stasera il cantante ha tirato fuori un’ottima performance, dimostrando invece di essere in grandissima forma, come tutto il resto della band.
Se i primi show dei Dream Theater erano noti per essere molto essenziali e minimalisti dal punto di vista visivo, da qualche tempo il gruppo statunitense cura invece anche quest’aspetto: Rudess ha come sempre la sua tastiera mobile rotante/piroettante con cui strabiliare e Portnoy ha sempre il suo armamentario di mega-batteria triplacassa ribattezzata per l’occasione “40th Anniversary Monster“. Meno appariscenti in quanto ad attrezzatura, ma non in quanto a presenza scenica, ritroviamo John Myung, che alterna i suoi bassi dove far volare la sue inafferrabili dita, mentre John Petrucci esalta e commuove con i suoi assoli tecnici ed emozionanti. Spettacolare poi il gioco di luci, con raggi laser, effetti speciali e giochi di colore, resi ancora più suggestivi dalla bellezza della location.
Dopo un’affascinante versione di “Hollow Years” (con lo spettacolare teatro tutto illuminato dai telefonini), preceduta da un’intro atmosferica di Rudess e Petrucci, la prima parte dello show si chiude con un’infiammata e trascinante “Take The Time”, cantata nelle prime battute da Portnoy ed esaltata dallo splendido e celebre assolo di tastiere che la caratterizza e dal coinvolgente finale.
Qualche minuto di pausa e nel frattempo arrivano altri familiari della band: perlopiù si tratta di mogli e figlie, che sono state tutte molto gentili e disponibili con i fan e peraltro abbiamo apprezzato in particolare un’ottima conoscenza dell’italiano da parte di Ariana Rudess, figlia di Jordan.
La seconda parte si apre con “As I Am” (che nel concerto del 2019 era stata suonata invece come bis) e dà inizio ad una sequenza di brani se vogliamo un po’ pesanti e dark come “The Enemy Inside”, “Midnight Messiah” e “The Dark Eternal Night”, che danno però modo alla band di dare sfogo a tutto il proprio virtuosismo.
Si passa poi alla malinconica e affascinante “Peruvian Skies”, che prevede un intermezzo dove viene accennato il tema di “Wish You Were Here” dei Pink Floyd, curiosamente suonato da Rudess, e poi quello di “Wherever I May Roam” dei Metallica, dove invece lo stesso tastierista imbraccia un synth guitar e si schiera anche al fianco di Petrucci e Myung.
Chiude la scaletta l’acclamatissimo “The Count Of Tuscany”, diventato ormai uno dei brani più amati dal vivo e che la band propone spesso, anch’esso con un intermezzo atmosferico ritagliato su Rudess (che accenna pure alcuni estratti della “Rhapsody In Blue” di George Gershwin) e Petrucci prima del gran finale.
Negli encore, il pubblico siciliano fa sentire più che mai tutto il suo calore nell’emozionante, come sempre, “The Spirit Carries On”, cantata da tutti a gran voce e nella travolgente “Pull Me Under”. Un calore tanto più esaltato dal fatto che le prime file della platea erano direttamente vicine al palco (non c’erano spazi di separazione, come spesso avviene) e dalla conformazione stessa del teatro, con la cavea che sembra avvolgerlo e abbracciarlo.
Una grande serata che siamo certi abbia soddisfatto davvero tutti, dai bambini che si avvicinano adesso alla loro musica ai tantissimi che sono cresciuti in un certo senso insieme a questi musicisti e per cui questi brani sono strettamente legati a doppio filo con tanti momenti della propria vita.
Dopo aver vissuto un così bello spettacolo, l’ovvia riflessione che sorge spontanea è che, restando nell’ambito della musica metal, la Sicilia avrebbe bisogno di più eventi di questo tipo e sarebbe bello che diventassero qualcosa di ordinario piuttosto che restare episodi isolati e straordinari, come invece purtroppo sono.
Setlist:
Night Terror
Strange Deja Vu
Through My Words
Fatal Tragedy
Panic Attack
Barstool Warrior
Hollow Years
Take The Time
As I Am
The Enemy Inside
Midnight Messiah
The Dark Eternal Night
Peruvian Skies
The Count Of Tuscany
The Spirit Carries On
Pull Me Under