Articolo a cura di Andrea Raffaldini
Foto di Enrico Dal Boni
L’ultima data del tour italiano dei Dream Theater si svolge a Padova nel famoso Gran Teatro Geox, punto strategico dei grandi show che ogni anno si tengono in Veneto. Al nostro arrivo è già presente una numerosa folla che in modo calmo ma disordinato si accinge a prendere posto per lo show. Se i posti a sedere sono praticamente tutti occupati, notiamo che il parterre, seppur pieno di gente, non pare da “tutto esaurito”. Venditori ambulanti di lattine di birra si aggirano tra i presenti che, ad inizio serata, sono soltanto in attesa che la musica abbia inizio.
Le luci si spengono e “False Awakening Suite” risuona nelle enormi casse, mentre sul megaschermo sopra il palco viene proiettato un lungo filmato in computer grafica in cui viene brevemente raccontata la storia dei dischi dei Dream Theater con tutte le loro copertine, protagoniste del cortometraggio. Si alza il sipario e la band da inizio alle danze con la potente “The Enemy Inside”. Dopo un paio di minuti Thorin Scudodiquercia, pardon James Labrie, fa il suo ingresso sul palco e la folla esplode in un boato. “The Shattered Fortress” e “On The Backs Of Angels” mettono in mostra tutta la perizia tecnica della band Americana, maestra indiscussa di virtuosismi e lunghe parti soliste. John Petrucci sfodera come sempre le sue abilità alla sei corde, suonando in modo pulito e preciso per tutta la durata dello show. Il fido compagno Jordan Rudess non è da meno, perché con la sua tastiera rotante riesce a incantare tutti i presenti. Altro mostro di bravura l’ultimo arrivato Mike Mangini, che se per presenza, carisma e carica dal vivo non può minimamente competere con il suo predecessore Mike Portnoy, al momento di suonare la batteria ha ben pochi rivali. Preciso, potente e dinamico, Mangini è la colonna portante ritmica che sostiene tutti i brani. L’intensa “The Looking Glass” viene magistralmente interpretata dal Teatro del Sogno. LaBrie è in grande forma, anche grazie alle lunghe vasche tra palco e backstage che farà continuamente durante tutto lo spettacolo per lasciar spazio ai numerosi spazi strumentali (e prendersi qualche minuto di pausa). Ormai questi intermezzi sono gli unici che potrebbero stancare chi ha già visto la band dal vivo numerose volte, la lunghezza di certi assoli pare eccessiva, ma chi va a vedere i Dream Theater sa bene cosa aspettarsi. Anche l’assolo di batteria durante “Enigma Machine”, eseguito perfettamente da un’inarrestabile Mangini, alla lunga può smorzare l’intensità dello spettacolo. Ovviamente Petrucci e Rudess non mancano di prendersi a loro volta degli spazi per dar sfogo a tutto il loro estro solista. Dopo “Breaking All Illusions”, la band si prende dieci minuti abbondanti di pausa, prima di riattaccare con l’atto secondo dello show. “The Mirror Play”, “Lie” e “Lifting Shadow Off A Dream” vengono sparate in trittico. “Illumination Theory” sembra voler scrivere la parola fine al concerto, ma la band ci regala un lungo encore che inizia con “Overture 1928” e trova il culmine conclusivo grazie a “Finally Free”. Una buona scaletta ed una buona performance hanno reso questo lunghissimo concerto un grande evento per tutti i fan del progressive metal. I Dream Theater possono piacere o meno, ma senza ombra di dubbio sono ancora tra i migliori in ciò che fanno, inoltre la loro abilità lascia sempre senza fiato per tecnica e pulizia d’esecuzione.
Scaletta:
False Awakening Suite
The Enemy Inside
The Shattered Fortress
On the Backs of Angels
The Looking Glass
Trial of Tears
Enigma Machine
Along for the Ride
Breaking All Illusions
Act II
The Mirror
Lie
Lifting Shadows Off a Dream
Scarred
Space-Dye Vest
Illumination Theory
Encore:
Overture 1928
Strange Déjà Vu
The Dance of Eternity
Finally Free
Illumination Theory