18/09/2005 - Dredg @ Transilvania Live - Milano

Pubblicato il 29/09/2005 da

A cura di Maurizio Borghi, foto di Barbara Francone

I Dredg sono un gruppo anomalo, fuori dagli schemi quanto interessantedal punto di vista musicale, che in maniera piuttosto veloce si èritrovato addosso l’etichetta di gruppo di culto. Spasmodica l’attesadei fan del gruppo che, delusi dalla mancata calata italica perl’eccezionale “El Cielo”, attendevano una loro esibizione oramai daqualche anno. L’Hype per i Dredg è stato completamente giustificato siadalla nuova release che dalla prova dal vivo, e i testimoni che hannoaffollato il Transilvania Live si potranno ritenere sicuramentesoddisfatti per l’esibizione.

DREDG

 
Sorpreso per il locale decisamente affollato peruna proposta tanto particolare ma sicuramente meritevole, chi scrivenon può fare a meno di stupirsi per l’impatto live dei ragazzicaliforniani. Il pubblico è totalmente partecipe e accoglie il gruppocon una ovazione composta ma calorosa. L’impatto è particolare: lamusica è eterea, magnetica, coinvolgente ma, a differenza del disco,che può essere apprezzato anche come sottofondo in un lungo viaggio, ilvolume elevato fa aumentare l’urto della parte musicale, rivelando uncarattere e uno spessore addirittura più elevato che nella prova instudio, sicuramente più apprezzabile per le finezze melodiche.L’abilità sul palco è davvero notevole, in disinvoltura assoluta iDredg sono capaci di trasportarci in quel mondo sognante che dipingonocon le loro note in ogni canzone, partendo dall’opener di “CatchWithout Arms”, la vibrante “Ode To The Sun”, per poco più di un’ora dispettacolo. Gavin è semplicemente perfetto nell’interpretazione,garantendo un coinvolgimento totale senza ricorrere a giochetti oincitamenti particolari, facendo parlare semplicemente le note chefuoriescono dalla sua ugola, in una interpretazione davveroappassionata e serena, lontana dal professionismo edall’interpretazione forzata di personaggi che troppe volte siamoabituati a vedere. Nessun orpello scenico: i Dredg sono difatti ungruppo vero, genuino, che fa parlare solo ed esclusivamente la musica.Il chitarrista Mark Engles tiene il palco in maniera più dinamica econcentrata, rendendo graffianti i momenti più elettrici e accarezzandole corde negli arpeggi più atmosferici, mentre Drew Roulette al bassose ne sta in disparte, svolgendo perfettamente le backing vocals,sposando il pubblico serenamente. La sorpresa non può che essere ilconnazionale Dino Campanella, a più riprese inneggiato dai presenti eincensato da Gavin, vera e propria anima del lato più heavy della band,artefice di un drumming potente e preciso, spettacolare a livellovisivo, che non perde un colpo anche se impegnato anche al sampler(contemporaneamente alla batteria!). La scaletta è composta dai pezzidagli apprezzatissimi “El Cielo” e dal nuovo album, già conosciutissimotra i presenti, che applaudono gli attacchi di “Not That Simple”,”Tanbark”, “Jamais Vu” tanto quanto le spettacolari “Same Ol’ Road” o”Yatahaze”.  Il finale arriva forse troppo presto con un salutosincero, mentre il nostrano Dino continua a suonare mentre il drum kitviene smontato, pezzo per pezzo, davanti agli occhi del pubblico. Alloro ritorno in Italia saranno sicuramente i benvenuti.
 
 
 
 
 
 
 

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