20/05/2007 - Dying Fetus + Skinless + Cattle Decapitation + War From A Harlots Mouth @ London Underworld - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 22/05/2007 da
A cura di Luca Pessina
 
Giusto il tempo di riprendersi dalla mazzata rappresentata dal recente concerto degli Immolation ed è stato quasi subito il turno di un nuovo tour de force all’insegna del death metal più intransigente. Dying Fetus, Skinless, Cattle Decapitation e War From A Harlots Mouth hanno demolito l’Underworld di Londra in un caldissimo lunedì sera e Metalitalia.com, come al solito, non poteva mancare.

WAR FROM A HARLOTS MOUTH

L’opportunità per i War From A Harlots Mouth è di quelle che capitano poche volte nella vita: la band tedesca è entrata a far parte del roster della Lifeforce Records da pochi mesi e pubblicherà il suo primo full-length solo a settembre. Intanto, però, è stata inviata ad aprire ogni data di questo ottimo tour, con il chiaro obiettivo di farsi conoscere il più possibile. Il gruppo suona un death-core molto tecnico e intricato, che presenta anche aperture jazzate e che nei passagggi più metallici sembra un incrocio fra The Red Chord e Ion Dissonance. Dal vivo i nostri hanno dimostrato di avere già una discreta esperienza e si sono ben comportati per tutto l’arco dei “loro” trenta minuti, ricevendo numerosi applausi da tutti i presenti. Riparleremo di loro prossimamente!

CATTLE DECAPITATION

A quanto pare, a Travis Ryan, frontman dei Cattle Decapitation, piace recitare la parte del cattivo solo durante le sue (solitamente stringatissime) interviste. Questa sera infatti si è dimostrato una persona molto gioviale on stage, lasciandosi andare a parecchie battute con i fan e presentando a dovere ogni brano. Dal canto suo, il resto della band ha fatto pienamente il suo dovere, tenendo il palco in maniera discreta e suonando senza errori. Su CD i Cattle Decapitation non sono mai riusciti a convincere troppo il sottoscritto, ma bisogna dire che dal vivo il death-grind “vegano” dei nostri acquista diverse marce in più e finisce per risultare abbastanza godibile, nonostante una quasi costante ripetitività di fondo. Coinvolgenti soprattutto i brani estratti dal recente “Karma.Bloody.Karma” e da “Humanure” – ovvero quelli più groovy e variegati del repertorio – evitabili gli altri… ma, in definitiva, la prova del quartetto americano (la sua prima di sempre a Londra) è stata comunque ampiamente sufficiente.

SKINLESS

Esaltante, invece, lo show degli Skinless, band su disco solo buona, ma che in sede live diventa un vero carro armato. Davvero divertente, il loro concerto, che ha visto il frontman Jason Keyser fare la parte del leone sia grazie ad una performance vocale terrificante, sia grazie all’invenzione di varie trovate esilaranti per divertire il pubblico, fra le quali ricordiamo soprattutto lo “zombie wall of death” (due fazioni di fan si scontrano muovendosi come morti viventi) e lo “tsunami wall of death” (i fan in fondo alla sala caricano verso il palco, invadendolo). Notevole, inoltre, la resa live di tutto il loro materiale: i riff groovy e i continui stop’n’go di brani come “Deathwork”, “Overlord” o “Spoils Of The Sycophant” hanno aperto voragini fra la folla, con gente che arrivava quasi a tirare calci volanti al prossimo! Infine, per quanto concerne i suoni, non c’è proprio stato nulla di cui lamentarsi: i riff di Noah Carpenter fuoriuscivano dagli amplificatori con una pulizia incredibile, inducendo all’headbanging anche chi non si era mai imbattuto nella proposta della band sino ad allora. Che altro dire… a seguito di un concerto del genere, non vediamo davvero l’ora di rivedere gli Skinless da queste parti!

DYING FETUS

Anche se parzialmente penalizzati da dei suoni un pochino impastati in alcuni momenti, pure i Dying Fetus hanno fatto una splendida figura questa sera. Del resto, a memoria, non ricordiamo un concerto recente della band che possa essere definito scadente! Il live, per chi scrive, è il contesto migliore per assaporare la proposta dei Dying Fetus: i loro brani sono estremi, ma variegati, ricchi di cambi di tempo e di groove… insomma, ideali per scatenare veri e propri massacri sotto il palco. Stasera, come prevedibile, le cose sono andate esattamente in questa maniera, con gente che volava da una parte all’altra della sala e con la (poca) security costretta a fare gli straordinari per ricacciare indietro i fan che piovevano sul palco. Il gruppo ha suonato molto bene e sia il nuovo batterista Duane Timlin che il bassista Sean Beasley – da qualche tempo impegnato anche dietro al microfono – si sono confermati all’altezza della situazione. Timlin non ha davvero fatto rimpiangere nessuno dei suoi predecessori, mentre Beasley ha impressionato soprattutto per la sua capacità di riproporre parti intricatissime mentre si occupava anche del cantato. C’è giusto da migliorare la sua intesa con il pubblico, ma, per il resto, ci siamo su tutta la linea. Venendo alla scaletta, il gruppo è si è dimostrato intelligente come sempre, dando spazio nell’ora a sua disposizione a tutti i lavori pubblicati e alternando brani nuovi e datati. Quelli che più hanno esaltato i fan sono stati senza dubbio “Praise The Lord (Opium Of The Masses)”, “We Are Your Enemy”, “Schematics”, “Justifiable Homicide” e “Fate Of The Condemned”. Insomma, un concerto ricco di momenti esaltanti e, nel complesso, molto divertente. Anche nel 2007, i Dying Fetus dal vivo si dimostrano una garanzia di qualità.

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