27/07/2023 - DYING FETUS + THE MODERN AGE SLAVERY + KARMIAN @ Legend Club - Milano

Pubblicato il 02/08/2023 da

Report di Giacomo Slongo
Foto di Moira Carola

Cinque anni. Tanto è trascorso dall’ultima calata italiana di John Gallagher, Sean Beasley e Trey Williams, power trio noto ai più con il ‘sobrio’ monicker di Dying Fetus. Un lustro in cui nel frattempo è successo tutto e il contrario di tutto a livello mondiale, ma che non ha ovviamente impattato sulla popolarità della band americana dalle nostre parti, la quale – dopo aver bypassato il Bel Paese nel tour con Nasty, Cabal e Frozen Soul dello scorso febbraio – è riuscita a centrare senza sforzi l’obiettivo del pienone per il terzo appuntamento di questa tranche estiva europea, richiamando al Legend Club di Milano una platea eterogenea e desiderosa di riconciliarsi (o entrare in contatto per la prima volta, a seconda dei casi) con gli autori dell’imminente “Make Them Beg for Death”.
Così, fra tipici death metaller e giovani adepti del revival death-core, fortunatamente incuriositi dalle vere origini del movimento, il colpo d’occhio nell’area verde del locale meneghino è di quelli importanti quando finalmente arriviamo intorno alle ore 21:00, con i modenesi Karmian che, dall’interno della venue, sentiamo congedarsi per cedere il posto al secondo ospite della serata…

Metalitalia.com segue le vicende dei THE MODERN AGE SLAVERY dai tempi dell’esordio su Napalm Records “Damned to Blindness”, e da allora possiamo dire che l’unica cosa mancata alla band di Reggio Emilia sono stati i tributi versati ad uno stile che ha sempre fatto del dinamismo, dell’efficacia e della modernità le lenti attraverso cui volgere il proprio sguardo creativo, filtrando le gesta di gruppi come Aborted, Despised Icon e Job For a Cowboy in modo puntualmente vivace e appassionante.
Fresco reduce dalla pubblicazione di “1901: The First Mother”, avvenuta lo scorso maggio su Fireflash Records, il quintetto impiega davvero poco per settarsi e sprigionare la sua proverbiale onda d’urto, la quale – una volta tanto – ha la fortuna di abbattersi su una platea ben disposta verso i breakdown e le contaminazioni death-core.
Suoni e volumi avrebbero potuto essere più curati, ma si tratta comunque di dettagli di poco conto nel quadro complessivo dello show: se Giovanni Berserk si conferma un frontman autorevole sia nella gestione dei registri vocali che nell’interazione con i presenti, il comparto strumentale guidato dal basso di Mirco Bennati e dalla chitarra di Luca Cocconi (entrambi nella leggenda hardcore Browbeat) non è da meno nell’eseguire il proprio compito, raggiungendo un’ottima quadra fra muscoli e cervello, fra potenza e ingegno, con manate come la recente “Irradiate All the Earth” o la più datata “Obedience” a racchiudere perfettamente il mix di groove e tecnica della setlist, la quale – senza troppe sorprese da parte nostra – finisce per umiliare gli sforzi di certe pompatissime realtà internazionali. Garanzia dell’underground tricolore, e non solo.
Ogni volta, analizzare un concerto dei DYING FETUS è come parlare di un vecchio amico, di quelli incapaci di deludere o tirare un brutto scherzo. Vero, il nostro ultimo ricordo della formazione di Baltimore (Dagda Live Club di Retorbido, agosto 2018) non era esattamente dei migliori, ma di certo non a causa di una prestazione insufficiente da parte dei Nostri, quanto piuttosto per dei suoni inquietanti che ne avevano penalizzato fortemente la messa a terra e che ancora oggi – a malincuore – ricordiamo.
Insomma, gli anni avanzano, le pance pure, ma la morale è che John Gallagher e compagni, quando messi nelle giuste condizioni, sono sistematicamente in grado di fare piazza pulita della concorrenza e di piazzarsi fra le migliori live band al mondo, almeno per quanto concerne la sfera death metal. Così è anche stasera, agevolati da un impianto degno di un gruppo del loro calibro e da una scaletta studiata per accontentare i nuovi fan, accrescere l’hype verso il già menzionato “Make Them Beg for Death” (atteso per l’8 settembre su Relapse Records) e mandare in estasi la vecchia guardia che li segue da una vita.
Se partire con un mega-classico come “One Shot, One Kill” è infatti una dichiarazione d’intenti, alternare pezzi come “Subjected to a Beating” e “Compulsion for Cruelty” con le antichissime “We Are Your Enemy” e “Grotesque Impalement” indirizza il pubblico sui binari dell’eccitazione febbrile e delle reazioni scomposte nel pit, con il trio che a quel punto – va da sé – ha già la vittoria in tasca per il prosieguo del concerto.
Troppo catchy e brutali i riff partoriti dalla sei corde di Gallagher (ormai stabilmente convertitosi al look barba/berretto/capelli lunghi), troppo incalzanti gli scambi vocali con il sodale Beasley, troppo dinamici i pattern ritmici di Williams… quella dei Dying Fetus è una proposta nata per essere suonata dal vivo, in un dialogo fra partiture death, grind e hardcore da lasciare impietriti per la sua fluidità e la sua resa, a sua volta equiparabile a quella su disco.
Uno strapotere fisico raggiungibile solo dopo decenni di esperienza e migliaia di concerti a curriculum, e che anche in questo giovedì di fine luglio ha saputo fare la differenza, degenerando poi nel finale della ferocissima doppietta “Pissing in the Mainstream”/“Kill Your Mother, Rape Your Dog”. Maestri non per caso.

Setlist
One Shot, One Kill
Subjected to a Beating
We Are Your Enemy
Unbridled Fury
In the Trenches
Grotesque Impalement
Compulsion for Cruelty
Praise the Lord (Opium of the Masses)
Treachery Will Die With You
From Womb to Waste
Wrong One to Fuck With
Pissing in the Mainstream
Kill Your Mother, Rape Your Dog

KARMIAN

THE MODERN AGE SLAVERY

DYING FETUS

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