20/02/2008 - Earth @ Circolo Degli Artisti - Roma

Pubblicato il 26/02/2008 da
A cura di Claudio Giuliani
 
Il tour europeo degli americani Earth fa tappa in Italia dove, accompagnati dal chitarrista Sir Richard Bishop, che non ha assolutamente nulla di metal, hanno suonato per oltre un’ora di fronte alla vasta platea del Circolo degli Artisti di Roma. Detto di Sir Bishop che per circa mezz’ora ha suonato a mo’ di cantautore senza ricevere grande tributo dai presenti, alla Kick Agency va il doveroso ringraziamento per aver portato per la prima volta gli statunitensi a suonare a Roma nell’anno in cui è uscito un disco fra i più controversi della discografia della band attiva da 18 anni. “The Bees Made Honey In the Lion’s Skull” è un album di oltre un’ora dove non sono presenti parti vocali. E dal vivo così è stato, sette pezzi, quasi tutti tratti dall’ultimo lavoro del quartetto, e nessuna parola cantata. Lo sludge metal psichedelico della band ha avvolto i presenti sequestrandoli per tutta la durata del concerto. Grandi Earth.
Earth
Autoreferenziali, indisponenti,dispotici, saccenti. Questi sono gli Earth. La band sale sul palco e leprime note di “Omens And Portents II: Carrion Crow” lasciano capire che non cisarà spazio per altro. La canzone scorre via in tutta la sua lunghezza inmaniera ossessiva. Il pubblico è immobile, rapito. La batterista esegue lastessa sequenza per tutta la canzone, ma sarà così per tutto il concerto. Cisono poche luci. L’atmosfera sa di stantio, di immobile. Vengono eseguite “Miami Morning Coming Down II(Shine)” e anche “Miami Morning Coming Down I”. E’ tutto fermo, tuttoslow motion, i fan sono agghiacciati dal muro sonoro dei quattro, dal suono dibasso pulsante di Don McGreevy che riempie la sala e dalle finezzechitarristiche di Dylan Carlson. E a nulla valgono le urla di qualche metalhead che implora un “we want high speed metal!”, loro continuano a macinare isoliti accordi, ripetendoli ossessivamente fino a schiacciare claustrofobicamentel’ascoltatore. Non c’è spazio per qualcosa di diverso, il concerto prosegue conla bellissima “The Bees Made Honey In The Lion’s Skull” con l’organo Hammondsuonato da Steve Moore ad impreziosirla. Sempre dall’omonimo album viene proposta “Omens And Portents I : TheDriver” assolutamente malsana. Non si muove paglia fra gli spettatori, gliocchi sono fissi sul palco. Tutto è fermo e immobile, qualcuno ha preso un filme lo sta mandando avanti molto lentamente, quasi fotogramma per fotogramma.Surreale. Gli Earth salutano, ma tornano subito per lasciarci con “Engine OfRuin”, ultimo atto dal vivo di un concerto che è stato più lungo di quanto siadurato.

 

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