TIME AGAIN
Gli street punkers di casa Hellcat forse si aspettavano un’accoglienza più calda in quel di Milano, dopo i tour a supporto di Rancid, Tiger Army e Social Distortion. Anche se la formazione ha dimostrato di saper far bene su disco, questa serata sarà una doccia fredda visto il numero di persone e il tasso di interesse decisamente basso. I losangelini in ogni caso se la cavano discretamente, prendendola in maniera sportiva e facendosi una risata, invitando anche sul palco l’unico vero fan del gruppo presente e concedendogli l’onore di cantare una canzone col gruppo. Da rivedere.
SKINDRED
La nuova famiglia di Benji (Dub War) sin’ora non ha raccolto quanto seminato. La proposta del gruppo infatti è esplosiva, graffiante e originale. Soprattutto, va sottolineato, il frontman è a dir poco eccezionale: lo stile ineccepibile sta nel look quanto nella prova vocale e nessun’altro poi sa muoversi tanto agilmente tra metal, punk, dance hall e reggae, citando i Queen e conquistando completamente un’audience che ci è parsa del tutto occasionale, riuscendo a farla saltare e cantare nei pochi minuti a disposizione. Il resto del gruppo, pur capace nella tenuta di palco, scompare del tutto dietro l’estro e la carica del cantante, che si mescolerà poi al pubblico per tutta la serata. Dopo questa sera ne siamo ancora più convinti: gli Skindred meritano una chance importante.
STREET DOGS
Altro gruppo dal roster Hellcat, gli Street Dogs si muovono sempre in territori strettamente punk, con ispirazioni tra Clash, Joe Strummer e The Mescaleros. Lontani da ogni tipo di originalità dunque, i ragazzi di Boston ce la mettono tutta per smuovere i presenti, con delle reazioni quasi inesistenti per gran parte del set. Anche se la passione e la grinta non mancano, non c’è mordente e l’audience sfugge tra una birra e un po’ di chiacchiericcio. Certo avere tra le fila l’ex Dropkick Murphys Mike McColgan li avrà aiutati ad arrivare al successo internazionale (vedi il Warped Tour ’08), ma dal concerto di stasera non pare sia del tutto meritato.
FLOGGING MOLLY
Ecco un headliner che davvero non ci aspettavamo: il gruppo di Dave King, irlandese doc cresciuto a Dublino, non è vicino per genere a nessuna delle formazioni che hanno suonato in precedenza, ma si differenzia per l’energia e la presa istantanea che riesce ad avere su un Rolling Stone finalmente colmo. Il rock/folk celtico dei Flogging Molly è zeppo di riferimenti alla cultura popolare irlandese e, con tutti gli strumenti atipici che vediamo sul palco, la curiosità affiora in maniera spontanea, così come con la stessa spontaneità si viene coinvolti in un pogo leggero come in un ballo di gruppo. La formazione resta sul palco più del doppio dei gruppi precedenti, facendo arrivare i dubbiosi al limite della scocciatura e sfinendo tutte le energie dei numerosi sostenitori. Divertenti alla fine, anche se il tasso di simpatia resta direttamente proporzionale alla birra in corpo. Tutto sommato le sorprese ci piacciono.