22/09/2018 - EDU FALASCHI + ACID TREE + SKELETOON + WALLS OF BABYLON @ Officine Sonore - Vercelli

Pubblicato il 06/10/2018 da

Introduzione e report a cura di Roberto Guerra

Raccogliere l’eredità di un mito come Andre Matos non potrà mai rappresentare un compito facile, eppure, nell’ormai lontano 2001, un cantante biondo crinito si è reso protagonista di un’avventura destinata a durare per i successivi undici anni, durante i quali hanno avuto modo di vedere la luce ben quattro dischi di indiscutibile qualità, sempre contraddistinti dallo scintillante logo degli Angra in bella vista sulla copertina; tutto questo nonostante l’evidente nostalgia, da parte di molti ascoltatori, nei confronti dell’illustre predecessore. Purtroppo, siamo tutti bene a conoscenza di quanto accaduto nel periodo seguente, con un certo Fabio Lione subentrato al suo posto e un nome apparentemente destinato a rimanere relativamente nascosto all’interno dell’underground, con un comunque rispettabile ruolo di vocalist in una band sottovalutata e talentuosa come gli Almah. Oggi, il buon Eduardo Teixeira da Fonseca Vasconcellos torna in Italia in occasione di un tour commemorativo dedicato interamente al periodo più produttivo della propria carriera, accompagnato da una band connazionale e da due realtà italiane appartenenti al medesimo filone, per una serata, in quel delle Officine Sonore di Vercelli, caratterizzata da una partecipazione generale a tratti un po’ carente, ma con comunque una discreta dose di potenziale, anche se ci duole ammettere che non mancheranno le note dolenti. Buona lettura!

 


WALLS OF BABYLON

Dalla provincia di Ancona provengono i prog/power metaller Walls Of Babylon, freschi dell’uscita del secondo promettente full-length, sotto la egida ala di Revalve Records, dall’altisonante titolo di “A Portrait Of Memories”. La prima cosa che notiamo, e che verrà confermata poco dopo dal cantante Valerio Gaoni, è l’assenza del bassista Matteo Caravana, che per motivi personali non ha potuto evidentemente prendere parte al breve tour in giro per l’Italia. Ammettiamo però con discreto piacere che l’impegno dei due soli chitarristi ha permesso al breve show di scorrere via liscio e senza una particolare sensazione di vuoto al pensiero del membro in meno, permettendoci di farci una gradevole idea di questa proposta a base di melodie ficcanti, ritornelli introspettivi e sfoggi di tecnica chitarristica e vocale; tutte caratteristiche imprescindibili se si parla di una band di genere prog/power e, pur non riuscendo ad elevare i Walls Of Babylon a un livello particolarmente alto di originalità e ispirazione, possiamo ammettere senza ripensamenti come i ragazzi sappiano decisamente il fatto loro; e consigliamo a chiunque mangi pane e Angra, Symphony X e realtà simili di dare una chance ai loro album, pur non con aspettative eccessivamente alte, considerando i nomi cui viene spontaneo pensare in fase di ascolto.

SKELETOON

Passiamo ora da un modo piuttosto colto di dedicarsi al power metal, a uno decisamente più becero, comico e, anche per questo, ai limiti del delizioso! Gli Skeletoon rappresentano infatti a modo loro la classica band etichettabile come ‘happy metal’, con una forte ispirazione rivolta ai connazionali Trick Or Treat, in particolare ai primi due album: anche qui troviamo testi che non vanno a ricercare concetti complessi, preferendo orientarsi su tematiche più semplici in grado di stimolare il sorriso all’ascoltatore, enfatizzati ulteriormente dall’ugola del leader Tomi Fooler, adeguatamente affiancato da quattro musicisti tutt’altro che impreparati, dotati comunque della giusta dose di capacità tecniche; anche perché non bisogna dimenticarsi che stiamo parlando di power metal. I brani selezionati provengono da entrambi i full-length e durante l’esibizione ci viene oltremodo pungolata la proverbiale ‘acquolina in bocca’ in attesa del nuovo disco che, come ci è stato più volte anticipato, verterà su un concept incentrato sul film “I Goonies”, il che potrebbe permettere alla band di espandere un po’ il proprio nome all’interno di una scena che, a volte, tende a prendersi un po’ troppo sul serio; l’esibizione degli Skeletoon è infatti l’ennesima prova del fatto che essere metallari può anche significare scherzare e divertirsi insieme mentre si suona power metal allegro e cantabile, senza trascurare ovviamente le doti musicali che qui, credeteci sulla parola, non mancano affatto. Con la conclusiva “Heavy Metal Dreamers” li salutiamo e li ringraziamo per tutto, augurandoci che il loro nome possa iniziare a circolare più spesso sulle bocche degli estimatori del genere.

ACID TREE

Supporter ufficiali di Edu per l’intero tour, i connazionali Acid Tree gettano le loro fondamenta in una proposta musicale decisamente meno movimentata rispetto alle band che li affiancano stasera: si tratta infatti di una sorta di progressive metal fortemente incentrato sull’utilizzo di melodie dal sapore quasi arabeggiante e con un retrogusto quasi psichedelico, seppur senza trascurare in alcuni momenti la velocità e l’impatto, come in concomitanza della bella “Awake The Iron” proveniente dall’omonimo EP di recente uscita, e che consigliamo caldamente perché si tratta di un lavoro di una qualità che potremmo definire pregevole. Dal vivo i pezzi degli Acid Tree rendono piuttosto bene, anche se in concomitanza di alcune tracce meno recenti si avverte un leggero senso di piattezza, fortunatamente non presente nel momento in cui si tocca il sopracitato lavoro, che ci auguriamo possa rappresentare per gli Acid Tree una sorta di punto di svolta verso una direzione più matura ed ispirata; anche perché le capacità palesemente non mancano per quanto riguarda i nostri tre ragazzi brasiliani, che con un po’ di fortuna in futuro potrebbero davvero riuscire a stupirci. Dedichiamo un sentito applauso agli Acid Tree prima di dare il benvenuto alla star della serata, sebbene per Edu non sarà, come scopriremo tra poco, proprio tutto rose e fiori.

EDU FALASCHI

Con un intro a base di “In Excelsis” e con un capolavoro di brano d’apertura come “Nova Era”, cosa potrebbe mai andare storto? In verità più di qualcosa: i suoni nei primi momenti appaiono settati piuttosto male, rendendo di fatto relativamente difficile riuscire a distinguere le potenzialmente splendide note che compongono uno degli inni power metal mondiali, con in più un Edu Falaschi già visibilmente in difficoltà nelle fasi tecnicamente più complesse. La situazione sonora fortunatamente migliora già con le successive “Acid Rain” e “Running Alone”, anche se si continua a percepire quanto la voce del buon Edu non sia decisamente più all’altezza di quanto fatto in passato; fortunatamente sui musicisti che lo affiancano non si può dir nulla, tenendo conto degli immensi sfoggi di tecnica in concomitanza degli assoli da parte dei chitarristi Roberto Barros e Diogo Mafra, ognuno col suo stile personale in grado di rendere al meglio dei brani divenuti, col passare degli anni, delle vere e proprie icone. Allo stesso modo anche Raphael Dafras al basso e Aquiles Priester alla batteria forniscono una prova maiuscola, con in più le sapienti mani di Fabio Laguna a gestire il comparto orchestrale; il risultato non può che essere un’ottima resa generale, anche se si continua a percepire un non indifferente senso di amarezza ogni volta che sopraggiunge un momento vocale particolarmente difficile, dal momento che, fino alla fine, mister Falaschi continuerà la sua prova con tutta la fierezza del caso, ma continuando a lasciar trasparire tutta la propria fatica. Ciò nonostante, una setlist così ricca di brani celebri, tra cui citiamo anche “Unholy Wars”, “The Temple Of Hate”, “Bleeding Heart” e le conclusive “Rebirth” e “Spread Your Fire”, non può che farci gioire almeno in parte, nel tentativo di chiudere un occhio sulla performance vocale altalenante. Insomma, così come gli Angra stessi, anche il loro ex-vocalist ci ha lasciato con più di una perplessità, anche se per motivi diversi, ma alla fine, dopo aver salutato amichevolmente il sempre disponibile Edu, che non ha perso occasione di fare qualche battutina in lingua italiana durante e dopo il concerto, possiamo dire che lo spettacolo sia stato più o meno portato a casa.

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