Report di Alessandro Elli, Giuseppe Caterino, Simone Vavalà
Fotografie di Benedetta Gaiani
Domenica 18 dicembre 2022 verrà ricordata non solo per la finale del mondiale di calcio vinto dall’Argentina in Qatar ma – perlomeno nel nostro ristretto ambito – per il più grande evento black metal che si sia mai tenuto in Italia: ad esibirsi sul palco dell’Alcatraz, infatti, troviamo due formazioni storiche, di quelle che quel suono, in Norvegia, l’hanno realmente inventato. Il ruolo di headliner della serata spetta agli Emperor, nati negli anni Novanta e tra i primi in assoluto ad affrontare la materia con un approccio sinfonico ai tempi inusuale; Ihsahn e compagni non passavano dall’Italia da ben ventitré anni e probabilmente proprio questa attesa li ha resi l’attrazione principale. Non hanno bisogno di molte introduzioni neanche i Mayhem – la cui fondazione risale addirittura al 1984 – gruppo intorno al quale si è costituita la cosiddetta seconda ondata del black metal norvegese e le cui gesta (non solo a livello musicale) sono alla base della narrazione del genere. A completare il bill, com’è giusto che sia, una band italiana, i Necromass da Firenze, tra i più longevi rappresentanti della Fiamma Nera sul suolo nazionale.
Buona lettura!
NECROMASS
Quando, alle 18:20 in punto, i Necromass salgono sul palco dell’Alcatraz, l’affluenza è già molto numerosa, anche se è evidente come molti dei presenti siano più intenti a controllare sui cellulari l’andamento delle fasi finali della partita che a seguire lo show. Nonostante ciò i cinque – nell’occasione senza face painting, con il solo tastierista che indossa una maschera dall’aspetto caprino – appaiono, fin dalle prime battute, battaglieri e determinati come al solito: il loro è un assalto frontale con suoni – probabilmente per scelta – caotici e compressi ma tutto sommato funzionali alla causa di un black metal grezzo e ferale, con evidenti radici negli anni Novanta in quanto ad attitudine ed esecuzione.
A catalizzare l’attenzione è soprattutto l’imponente leader Ain Soph Aour, che tiene il centro della scena e si divide tra basso e voce, nel suo growl potente e sguaiato; ai lati le due chitarre, i cui volumi non sembrano esattamente ben bilanciati, tanto che gli arpeggi sovrastano spesso i riff, mentre anche la resa sonora della batteria non appare perfetta, in quanto eccessivamente ‘secca’. In tutti questi anni i toscani non hanno perso un grammo della loro irriverenza e dell’aggressività che esce dai solchi dei loro dischi storici (“Mysteria Mystica Zofiriana” è coevo di “In The Nightside Eclipse”) e sono ancora in grado di dare vita ad atmosfere putride e blasfeme; tuttavia l’inclinazione violenta e senza fronzoli rende i cinquanta minuti di esibizione piuttosto monocordi, anche se è innegabile che pezzi come “(An Animal) Forever” e l’acclamata “Mysteria Mystica Zothyriana 666” abbiano un tiro notevole e siano ben accolte dai presenti.
In una serata come questa si è facilmente schiacciati dal peso di ciò che verrà dopo, i Necromass hanno semplicemente scelto di andare per la propria strada, forti dell’esperienza maturata in tanti anni: chi ama l’intransigenza avrà apprezzato. (Alessandro Elli)
MAYHEM
Per molti fan presenti stasera, l’ultimo appuntamento con i Mayhem era stato l’infame concerto del Live di Trezzo di oltre cinque anni fa, che aveva fatto storcere il naso per vari motivi: suoni opinabili, una band spompa e troppo schiacciata dal desiderio di celebrare se stessa e l’anniversario d’argento di “De Mysteriis…”, con il risultato che parecchi blackster sono tornati solo stasera a vedere Attila & co., spinti forse maggiormente dal valore complessivo della serata. Da allora, i Mayhem hanno sicuramente svoltato, dal vivo. E questo senza abbandonare in toto la vena autocelebrativa di quel tour, anzi: con una scaletta ormai consolidata e suddivisa in tre set, la band fondata da Necrobutcher sembra ripetere a ogni show, con sempre più convinzione e strafottenza al tempo stesso, “noi ci siamo da sempre, e non abbiamo mai mollato il colpo”.
Questa sera, poi, abbiamo la sensazione – almeno da fan viscerali del quintetto – che un guanto di sfida ai co-headliner sia volutamente stato lanciato; complici dei volumi devastanti, e un mixing quasi perfetto a partire dal secondo brano (almeno in termini di cattiveria e impatto, non certo di pulizia sonora) i norvegesi colpiscono nel segno fin dal primo blocco di brani, quello cioè che vede protagonisti le ultime due uscite (“Daemon” e “Atavistic Black Commando”) e, curiosamente, una costante selezione di brani del periodo con Maniac alla voce. Ma come evidente, né le due asce né Attila, tutti arrivati (o tornati) in anni successivi, mancano di energia o di capacità espressiva quando si tratta, per esempio, di vomitarci addosso violenza e un’atmosfera putrida su “My Death”. Nella fase centrale tocca ovviamente ai (momentanei) cappucci e all’enorme ed evocativo banner di “De Mysteriis Dom Sathanas” entrare in scena, con quattro estratti da uno dei dischi assoluti del genere, in particolare “Freezing Moon” per riportarci al gelo emotivo con cui l’intero disco fu composto, e la trascinante “Pagan Fears” per farci spaccare un po’ le ossa nel moshpit.
E parlando di pogo e del suo crescendo spasmodico, ecco poi arrivare le note registrate di “Silvester Anfang” e gli ormai consueti, devastanti brani da “Deathcrush” e “Pure Fucking Armageddon”, gettati sul pubblico con un impatto hardcore e una crudeltà che, ancora una volta, ripete “noi c’eravamo per primi, fottetevi”. Non a caso, sul fondo del palco troneggiano, forse un po’ patetici, sicuramente potenti, i ritratti di gioventù del bassista, di Hellhammer – di cui è ormai superfluo sottolineare lo stato di grazia – e dei due compianti Euronymous e Dead. Un bel pezzo di black metal, seppur in parte solo in memoriam, che dite? (Simone Vavalà)
Setlist:
Falsified And Hated
To Daimonion
Malum
Bad Blood
My Death
Symbols Of Bloodswords
Voces Ab Alta
Freezing Moon
Pagan Fears
Life Eternal
Buried By Time And Dust
Silvester Anfang
Deathcrush
Chainsaw Gutsfuck
Carnage
Pure Fucking Armageddon
EMPEROR
A questo punto l’atmosfera sembra a tutti gli effetti quella di un festival, e a ben vedere si può ravvisare una certa analogia con quel contesto, vista l’importanza dei nomi coinvolti nella storia del black metal messi insieme in una data secca e decisamente speciale. Speciale è il termine che ci viene da utilizzare per lo show degli Emperor, peraltro, che mancavano dall’Italia dal lontano 1999 e a Milano da ben venticinque anni, e trattandosi di un concerto singolo ci sentiamo di poter parlare tranquillamente di serata evento.
Del resto, agli spettatori stanno ancora fischiando le orecchie per il devastante concerto tenuto dai Mayhem, cosa che ha reso le aspettative ancora più alte per lo show dell’Imperatore. Mentre molti astanti si affrettano per una birra o per una lunga fila ai bagni, l’immortale introduzione che apre l’altrettanto immortale “In The Nightside Eclipse” si propaga dalle casse mentre il buio cala sull’Alcatraz, precedendo l’ingresso di Ihsahn e nera compagnia sul palco, che senza tanti fronzoli attaccano con “In The Wordless Chamber”, unico estratto della serata da “Prometheus: The Discipline Of Fire & Demise”; questa scelta ci ha un po’ stupito, ma ha permesso agli Emperor di calibrare i suoni prima della spietatissima “Thus Spake The Night Spirit”. A parte infatti qualche settaggio da sistemare agli inizi, almeno dalla nostra postazione (soprattutto per quanto concerne le tastiere), la potenza e la chiarezza dei suoni sono andati via via migliorando, fino a diventare in fretta quasi perfetti, almeno quanto la performance che gli Emperor espongono sul palco milanese.
Una carrellata di brani dal capolavoro “Anthems to The Welkin at Dusk” segue impietosa sul pubblico che partecipa (anche fisicamente, grazie a qualche fiammella di pogo) con una risposta davvero notevole: “The Loss and Curse of Reverence”, “With Strength I Burn”, “The Acclamation of Bonds” sembrano creare un viatico infernale, una dietro l’altra, fino al fulcro dedicato a “In The Nightside Eclipse” – passando per l’asprissima “Curse You All Men!”, unico estratto di “IX Equilibrium” – in un frangente in cui ormai la temperatura del locale è rovente quanto le stanze di Lucifero. Gli Emperor sono in stato di grazia, mentre il pubblico pende dalle labbra di un Ihsahn divertito, che tra una pausa e l’altra ringrazia e ricorda da quanto tempo non calcavano questi palchi, fino ad introdurre l’oscura “Towards The Pantheon”; mentre a seguire la platea sprofonda sotto le note di brani quali “I Am The Black Wizard”, “Cosmic Keys To My Creations and Times”, “Inno a Satana”. Certo, una reunion come quella degli Emperor non è mai sembrata volta alla purezza dell’arte di per sé, quanto piuttosto una buona maniera per partecipare a tour e festival, ma la professionalità dell’ensemble non è in discussione. Quando una band così storica riesce a portare sul tavolo show come quelli di stasera (e chi scrive li aveva già visti un altro paio di volte) possiamo davvero dirci soddisfatti, e un plauso va fatto anche alla gestione dei suoni, davvero ottimali. Un concerto brillante, dove la performance senza sbavature di Samoth, Trym e Ihsahn (coadiuvati da Jørgen Munkeby a tastiere e supporto vocale, e Secthdamon al basso) ha riportato in Italia una faccia immarcescibile del black metal degli anni d’oro (l’altra faccia l’abbiamo vissuta prima, con i Mayhem), fino al culmine di una “Ye Entrancemperium” folgorante e che manda tutti a casa col sorriso sulle labbra e la sensazione di aver vissuto una di quelle serate che verranno prese ad esempio negli anni a venire.
Le luci si riaccendono, “The Wanderer” si propaga dalle casse, una fiumana di persone si appresta ad uscire verso il freddo dicembre milanese, mentre ci rendiamo conto di quanto assurdo sarebbe stato prevedere così tanta gente per un concerto del genere qualche anno fa, ragionando su quanto anche il black metal sia diventato tutto sommato un genere fruibile senza troppa difficoltà da un pubblico piuttosto variegato. (Giuseppe Caterino)
Setlist:
In The Wordless Chamber
Thus Spake The Nightspirit
Ensorcelled By Khaos
The Loss And Curse Of Reverence
The Acclamation Of Bonds
With Strength I Burn
Curse You All Men!
Towards The Pantheon
I Am The Black Wizards
Inno A Satana
Cosmic Keys To My Creations & Times
Ye Entrancemperium