A cura di Luca Pessina
Foto di Pete Woods – www.myspace.com/funeralportraits
Ultimo (?) show post reunion per gli Emperor, che per l’occasione hanno scelto l’Inghilterra, da sempre uno dei loro mercati principali (del resto, la Candlelight Records, loro storica label, ha base proprio qui). In un Astoria completamente sold-out, i nostri hanno dato vita ad un concerto eccellente sotto ogni punto di vista, che ha deliziato un migliaio di fan per circa un’ora e mezza e che ha dimostrato una volta per tutte la superiorità degli imperatori sull’intera scena black metal! All hail the Emperor!
SHE SAID DESTROY
Il compito di aprire la serata è spettato ai death metallers norvegesi She Said Destroy, che in poco meno di mezz’ora hanno proposto cinque brani estratti dal loro debut album “Time Like Vines”. Buoni i suoni e discreta la presenza scenica, per un risultato complessivo sicuramente soddisfacente. Non erano in molti coloro fra la folla ad essere interessati al variegato death metal del quartetto, ma non si può certo dire che i She Said Destroy abbiano fatto una brutta figura. Ottima, ad esempio, la performance del cantante/chitarrista Anders, soprattutto in brani ricchi di cambi di tempo e d’atmosfera come “Shapeshifter” e la title track del succitato lavoro. Aspettiamo di vederli in un club più piccolo e con più tempo a loro disposizione.
TO-MERA
Dopo i She Said Destroy è dunque venuto il turno dei To-Mera, l’ultima scoperta della Candlelight Records. Guidati dal bassista Lee Barrett (ex Extreme Noise Terror) e dalla avvenente frontgirl Julie Kiss, i nostri hanno anch’essi avuto a propria disposizione circa mezz’ora e hanno suonato una manciata di tracce estratte dal loro nuovissimo album di debutto, “Transcendental”. Autori di un particolare progressive metal che abbraccia influenze Cynic, Pain Of Salvation e Meshuggah, i cinque hanno fatto una certa fatica a coinvolgere il pubblico (come ovvio, per lo più composto da black metaller) ma sono comunque usciti vincitori sulla lunga distanza, soprattutto grazie alla buona resa live dei brani proposti, sì complessi ma anche alfieri di sezioni rocciose o molto sostenute. Notevole inoltre la prova vocale di Julie, che è apparsa per nulla intimorita dal fatto di esibirsi di fronte a centinaia di truci ragazzi ricoperti di pelle e borchie!
EMPEROR
Alle 9:10 in punto, rispettando fedelmente il programma della serata, le luci dell’Astoria si sono dunque spente per il concerto più atteso della serata. All’urlo “The Emperor has returned!”, i norvegesi sono saliti sul palco di gran carriera e hanno attaccato con “Into The Infinity Of Thoughts”, senza dubbio uno dei loro brani più famosi di sempre. Piccoli focolai di pogo si sono immediatamente accesi e letteralmente centinaia di persone hanno cominciato a fare headbanging sulle note di questa grandissima composizione. Il gruppo – composto oltre che dai membri storici Ihsahn, Samoth e Trym, dal bassista/cantante degli Zyklon Sechtdamon e da un tastierista/cantante session – ha dal canto suo dimostrato sin dalle prime battute di essere molto emozionato ed entusiasta dell’accoglienza ricevuta. Soprattutto Ihsahn è parso molto coinvolto nello show, presentando a dovere ogni brano, facendo delle dediche e interagendo tantissimo con il pubblico, che non ha mai mancato di rispondergli con partecipazione. Dopo la fantastica opener di “In The Nightside Eclipse”, la band, come prevedibile, ha dunque snocciolato tutti i suoi classici, da “With Strength I Burn” a “The Loss And Curse Of Reverence”, per arrivare a “Curse You All Men!” e a “In The Wordless Chamber”, quest’ultimo l’unico estratto dal controverso “Prometheus”. Durante lo show gli Emperor hanno goduto di ottimi suoni e hanno fatto anche uso di fuochi d’artificio e di vari effetti scenografici… trovate in vero non troppo apprezzate dai puristi del genere, ma che tuttavia hanno reso lo spettacolo ancora più memorabile e coinvolgente. “Towards The Pantheon” e l’acclamatissima “Thus Spake The Nightspirit” (cantata praticamente a tre voci da Ihsahn, Secthdamon e dal tastierista) sono comunque stati i pezzi che più di ogni altro hanno visto una corposa partecipazione degli astanti, ma come dimenticare “I Am The Black Wizards” e “Ye Entrancemperium”, entrambi suonati dopo il consueto break e accolti da un vero boato… un poco inferiore ai precedenti soltanto perchè la folla era visibilmente stremata dal caldo e da ottanta minuti di musica intensissimi. Alla fine non c’è purtroppo stato spazio nè per ulteriori bis, nè per i saluti. L’Astoria doveva essere svuotato il prima possibile per far posto ai suoi clienti abituali del sabato sera, quindi c’è stato appena il tempo di raccogliere la propria roba e di dare un ultimo sguardo al palco. Il concerto, comunque. è stato di quelli che si è soliti ricordare per lungo tempo. Tanti anni di assenza dalle scene non hanno per niente arruginito gli Emperor e tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistere allo show di stasera ne hanno avuto splendida conferma. Chissà se il trio ci ripenserà e si imbarcherà in un tour più esteso… noi ce lo auguriamo, anche e soprattutto per i loro fan italiani.