05/02/2015 - ENTER SHIKARI + ARCANE ROOTS @ Magazzini Generali - Milano

Pubblicato il 13/02/2015 da

A cura di Davide Romagnoli
Fotografie di Federico Rucco

Tour da headliner per la formazione dell’Hertfordshire, in supporto all’ultimo “The Mindsweep”, paladini del cosiddetto electronicore, un mash up di metalcore ed elettronica; tra i numerosissimi emulatori e nell’affollatissimo panorama di genere, gli Enter Shikari si sono sempre contraddistinti per l’ampio ventaglio di soluzioni, per la follia sui palchi (e sotto i palchi) del frontman Rou Reynolds e per i numerosi e validi singoli presentati nel corso dei quattro album della discografia. Un momento decisivo per la carriera, il loro.

 

ENTER SHIKARI - Magazzini Generali - Febbraio 2015
ARCANE ROOTS

Kingston Upon Thames, dal 2007: la formazione targata Arcane Roots fa la sua entrata in un locale già gremito e apre le porte a coloro i quali hanno fagocitato in pieno tutto il materiale, ep, lp e compilation, del main act di stasera, gente da giovane club, insomma, esaltata e preparata. A questo proposito, pur non discostandosi musicalmente dall’easy listening alternative, la band di Andrew Groves non riesce a trovare il giusto spiraglio per colpire nel segno e affascinare i presenti. Inevitabilmente complici anche i suoni pessimi con cui il trio inglese si trova a fare i conti. La musica degli Arcane Roots, infatti, recupera molto del panorama di musica brit degli ultimi anni, sicuramente riproponendo lo stile (anche la chitarra così alta, la struttura dei brani e della band) di Biffy Clyro e Feeder, così come di altre realtà più americane come gli ultimi Incubus, i The Mars Volta o i Coheed And Cambria, senza le partiture sghembe. Fatto è che, se “Blood & Chemistry” aveva ottenuto pareri più che discreti, la loro prestazione di stasera non è particolarmente entusiasmante. Da rivedere e risentire in condizioni sicuramente più appropriate; verdetto, come qui di seguito, sarà il giudizio complessivo della serata.

 

ENTER SHIKARI

Grande attesa per gli Enter Shikari questa sera: segno, questo, del grande seguito che la stravagante (e allo stesso tempo affabile) band di Rou Reynolds gode in suolo italico (incredibile che pochi anni fa sul palco dell’Heineken Jammin’ Festival non li conosceva praticamente nessuno). Grande carica in impatto, nulla da dire, ma ben presto ci si accorge che i suoni sono quasi i peggiori che ci si potesse aspettare, complice l’acustica del locale che non ha mai regalato grosse emozioni da questo punto di vista. La pasta sonora è caotica e non si riescono a riconoscere nè le parti portanti nè quelle melodiche nei punti opportuni, tenendo conto dell’enorme quantità di suoni e strumenti presenti nelle composizioni (Reynolds da solo alterna synth, basi, chitarra acustica, tromba, pianoforte e tamburello). Complice anche la formazione inglese, che non ha certo mai brillato per precisione esecutiva nè per intonazione delle voci dei quattro, puntando tutto, invece, sull’energia e sulla personalità significativa di ognuno dei componenti. Gli Enter Shikari hanno dimostrato più volte di essere una bomba di entusiasmo e di follia su palchi di numerosi festival in tutto il mondo, regalando pareri entusiastici laddove il nome era finito su una locandina, su un bill o una lineup qualunque. Il palco e la cornice di un locale come i Magazzini Generali non sono assolutamente la dimensione in cui i ragazzi di St. Albans potevano sfoderare le loro carte migliori, ma data la prestazione del precedente concerto a Reggio Emilia, in un contesto molto simile, molti fan si aspettavano se non altro un risultato potente come sempre. Il pubblico è infatti gasato, carico, preparato anche sui brani nuovi dell’appena uscito “The Mindsweep”, le luci e la produzione sono appropriati al tour da headliner e colgono l’intensità e la varietà della proposta degli Enter Shikari in tutto e per tutto. Un grande salto di qualità, questo, per una band di questo tipo, ma non ancora espresso in tutte le sue potenzialità, non riuscito in tutto e per tutto. E se comunque la band esalta per espressività e coinvolgimento, siamo a livelli più bassi per coloro che hanno avuto modo di apprezzarne le qualità di live act. Anche la scaletta, per molti fan, è un punto a sfavore della serata. Moltissimi sono i brani nuovi, apprezzabili in toto, come la nuovissima “Anaesthetist” o “The Last Garrison”, con quel suo chorus abbraccia-partner-sotto-palco, oppure la tenera “Dear Future Historians…”, che fa sedere per terra tutto il parterre del locale ed eseguita al piano da Mr. Reynolds; allo stesso tempo rimangono escluse le grandi hit dei primi album, come “Zzzonked” da “Common Dreads”, e soprattutto lo stendardo da club “Sorry You’re Not A Winner” di “Take To The Skyes”. Sintomo, questo, di una band che sta tentando di ridimensionare il suo status verso uno step successivo, di produzione e di dimensione ulteriore, permettendosi di tralasciare i must e intraprendendo la promozione totale del nuovo album e del passato più breve (la scaletta, infatti, comprende, a parte due canzoni, solo brani degli ultimi tre anni). Grande coraggio e grande rispetto, ma in questa situazione in molti erano quelli che avrebbero desiderato dell’altro.

Setlist:

The Appeal & the Mindsweep I
Destabilise
Radiate
Gandhi Mate, Gandhi
The Last Garrison
Juggernauts
Never Let Go of the Microscope
Myopia
Torn Apart
Interlude
Mothership
Stalemate
The Paddington Frisk
Anaesthetist
Dear Future Historians…
Slipshod
Sssnakepit

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