19/01/2010 - ENTER SHIKARI + TWIN ATLANTIC @ Tunnel - Milano

Pubblicato il 23/01/2010 da

Report e foto a cura di Riccardo Plata

Come già qualche mese fa in occasione della calata italica dei Bring Me The Horizon, anche stavolta il copione è grosso modo lo stesso: palco delle dimensioni del bagno di casa vostra, sold out rigorosamente vietato ai maggiori di 18 anni (se non di 14), buttafuori impegnati come controllori di volo umano che neanche a Linate nelle ore di punta, tanto sudore sopra e sotto il palco ed un unico assente ingiustificato: la buona musica. Non che ci aspettassimo il concerto dell’anno, ma la performance del quartetto di St. Albans è stata veramente al limite dell’imbarazzo, anche se la maggior parte dei giovanissimi astanti non sembra pensarla allo stesso modo…

ENTER SHIKARI

Persa l’esibizione degli scozzesi Twin Atlantic – sui quali quindi non possiamo esprimere un giudizio, anche se chi scrive avrebbe preferito di gran lunga vedere gli Story Of The Year inizialmente annunciati come spalla – arriviamo al Tunnel in tempo per assistere all’entrata in scena degli Enter Shikari, che puntualmente avviene alle 20.45 sulle note della title track del nuovo album, seguita a ruota da “Solidarity”. L’energia sprigionata dal quartetto albionico è notevole, ma non basta a mascherare una prestazione deficitaria dal punto di vista vocale – le stecche ai cori del bassista sono di gran lunga superiori al numero di accordi da questi suonati – che da quello musicale, dove a salvarsi sono solo i campionamenti elettronici (rigorosamente registrati). Canzoni come “Zzzonked” e “The Jester”, già noiose su disco, confermano la propria inutilità anche in sede live, ma anche classichi vecchi (“MotherShip”, “Enter Shikari”, “Labyrinth”) e nuovi (“No Sleep Tonight”, “Step Up”) sembrano perdere on stage lo smalto che li contraddistingueva su disco. Tralasciando il siparietto sul presunto guasto ai sintetizzatori causato dall’eccesso di sudore – saremo in cattiva fede, ma a noi è sembrato solo un teatrino messo in piedi per allungare l’ora scarsa di concerto – da salvare restano solo il lentone da rave party “Gap In The Fence” e il momento dei bis, dove hanno trovato posto le acclamatissime “Sorry You’re not a Winner” e “Juggernauts”. Per il resto, una serata da dimenticare per chi scrive e da ricordare per chi c’era; sarà che ormai, superata la fatidica soglia dei trent’anni, l’età della ragione inizia a prendere il sopravvento, ma l’impressione che abbiamo avuto è quella di ritrovarsi imbucati ad una festa delle medie.

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