Questa volta la neve non si è messa di mezzo. In una serata già calda di suo, gli Entombed, grazie alla Hellfire Booking e alla Al Produzioni, hanno recuperato la data persa a febbraio a causa della nevicata che ha bloccato Roma e l’Italia. Tenendo fede alla promessa (e tutti sappiamo quanto è difficile recuperare una singola data saltata durante un tour più lungo), le agenzie di concerti di metallo estremo che stanno popolando la capitale hanno permesso ai tantissimi fan romani degli storici svedesi di assistere ad una buona ora di death ‘n roll, la miscela che ha reso famosi gli Entombed. Ad aprire per gli scandinavi, i romani Southern Drinkstruction e i Buffalo Grillz, che hanno approfittato della ghiotta occasione per tenere il release party del secondo album, “Manzo Criminale”. Come gruppo apripista per il terzetto hanno suonato i cassinati Housebreaking che però abbiamo perso per via dell’orario impervio. Eccovi il resoconto dettagliato della serata.
SOUTHERN DRINKSTRUCTION
Groove per fare groove per fare groove. I Southern Drinkstruction sono una realtà ben conosciuta a Roma, girano spesso i locali della città dei sette re e lasciano sempre un buon ricordo. La loro proposta infatti è di facile memorizzazione: riff lenti, corposi, carichi di coinvolgimento e urla sguaiate a montarci sopra. Sono in pratica i ‘Six Feet Under de Roma’. Nel poco tempo a loro disposizione, hanno proposto diversi brani che non hanno mancato di coinvolgere il pubblico (presente anche la frangia che li accompagna in ogni dove) nel classico pogo, rivelandosi un ottimo gruppo per aprire uno show del genere.
BUFFALO GRILLZ
“Secondo album, chi l’avrebbe mai detto?”. Se lo dice Enrico Giannone, voce e frontman del gruppo dedito a un grindcore di stampo Asesino-Brujeria, chi può contraddirlo? A prima vista potrebbero essere bollati come un semplice progetto goliardico, ma, invece, usando il loro linguaggio, possiamo dire che oltre al fumo, c’è soprattutto tanto arrosto. Una mezzoretta di grind ad alto livello anche grazie ai suoni corposi, alla chitarra affilata di Cinghio, al batterista che ha picchiato duro senza sosta mettendoci molto fisico, e a Giannone che ha fatto il suo solito spettacolo di cabaret fra un pezzo e l’altro, dedicando le canzoni e dialogando poi con il pubblico. A memoria, ricordiamo le gemme “Sacro E Scrofano”, “Gux&Gabbana”, “Il Delitto Al Blue Grind”, “Pig Floyd”, “Linkin Pork “, “Forrest Grind” e la title track. Spettacolare anche “Grind Canyon”. I Buffalo si sono confermati i soliti mastini dal vivo, galvanizzando la platea (il locale si è riempito per loro) e conquistando chi non li conosceva.
ENTOMBED
Dopo una lunga sistemazione del palco, quando la mezzanotte era passata da mezz’ora, il classico fumo di scena ha accolto sul palco del Traffic gli Entombed. Chi era fuori a fumare ha buttato la sigaretta, raccolto la birra d’ordinanza e si è tuffato dentro il locale a contribuire all’innalzamento della temperatura. Gli esagitati delle prime file, sulle note della canzone d’apertura, hanno cominciato il mutuo scambio sudorale che caratterizza gli show di quelle band durante i quali non puoi stare fermo, e gli Entombed sono fra queste. L’inizio è stato caratterizzato da suoni non all’altezza: la voce di Petrov (in forma fin da subito) copriva praticamente tutto e le chitarre non riuscivano a farsi sentire. Dopo un po’ la situazione è migliorata e quindi le canzoni hanno preso una miglior forma sonora. A scatenare il pubblico ci hanno pensato brani come “Say It In Slugs” e “Serpent Saints”. Il gruppo infatti ha stravolto la scaletta rispetto al precedente tour italiano dello scorso febbraio, quando in pratica saccheggiò il disco death metal europeo per antonomasia, al secolo “Clandestine”. Il pubblico, brano dopo brano, è andato in escandescenza, saltando sul palco e facendo stage diving, tanto che Petrov ha dovuto cantare mezza “Serpent Saints” chinato a raccogliere il microfono di Hellid, che puntualmente cadeva sotto i colpi dei fan esagitati. Si è continuato con “Out Of Hand”, strepitosa, e finalmente il death metal ha fatto comparsa con “Revel In Flesh”. I brani del gruppo sono degli autentici molossi dal vivo, anche se la resa è minata da suoni non propriamente all’altezza e dalla formazione non stellare della band. Cederlund all’altra chitarra e il genio Andersson alla batteria, ma anche Sandstrom al basso, sono pezzi da 90 sul quale il gruppo svedese ha costruito la sua fama. E quindi brani come “To Ride, Shoot Straight And Speak The Truth”, “Demon”, “Wolverine Blues” e “When In Sodom” sono sì trascinanti e scatenanti, però l’impressione è che la formazione attuale non renda pieno merito alla storia e al valore delle tracce in questione. Finalmente, dopo un’ora di show, ha fatto la comparsa “Living Dead”, opener di “Clandestine” e brano fra i più belli di sempre nel metallo da noi amato. La temperatura interna del Traffic è diventata sahariana e così è rimasta fino al trittico finale composto da “Serpent Speech”, “Damn Deal Done” (qui sì che si è sentita la mancanza di Andersson dietro le pelli!) e con il classico dei classici, ovvero “Left Hand Path”. Un’ora e un quarto di concerto di gran livello. Il sudore dei fan del gruppo, conferma della devastazione scatenata dai cinque nordici, avrebbe squagliato anche la neve, se questa ci fosse stata.