Introduzione di William Crippa
Report a cura di William Crippa e Giovanni Mascherpa
Fotografie di Francesco Castaldo
Non è passato molto tempo dall’ultima esibizione italiana degli olandesi Epica, ma è risaputo il rapporto d’amore tra i fan tricolori ed il gruppo capitanato da Marc Jansen; quindi come sempre è atteso un gran pienone questa sera al Live Music Club, anche grazie al grande apprezzamento che l’ultimo album, “The Holographic Principle”, uscito nel 2016, ha riscosso in ogni parte del mondo. A supporto della band, i Powerwolf, recentemente visti sul palco dello Spaziorock Festival, capaci di show molto suggestivi e coreografici, ed i novizi Beyond The Black, da poco formatisi ed ancora in fase di ‘rodaggio’, ma già ansiosi di spaccare il mondo con il loro metal sinfonico Within Temptation-oriented. Al nostro arrivo alla venue il grande pubblico è già arrivato, e l’attesa tra i fan è spasmodica ed incontenibile. Basta il tempo di guardarci attorno e dare uno sguardo al banco del merchandise che arrivano le 19:30 ed i Beyond The Black incombono!
BEYOND THE BLACK
Bel colpo quello riuscito ai tedeschi Beyond The Black, ovvero aprire per due pesi massimi del power moderno come Powerwolf ed Epica. Il gruppo è in giro da pochissimo – dal 2014, per la precisione – far parte di un tour del genere può quindi rappresentare una scorciatoia importante verso la vera notorietà. Un bruciare le tappe che può anche diventare un boomerang, se dal vivo non si rispettano le attese di un pubblico preparato e ansioso di vivere una serata coi fiocchi. Dalle presenze in sala e dai cori che accolgono la graziosa cantante Jennifer Haben e i suoi più rudi compagni ci accorgiamo che i ragazzi sono già ben noti a chi segue certe sonorità, che a quanto pare hanno scovato nella formazione qualità non proprio nella media. In effetti, il concerto del Live lascia un’ottima impressione sul potenziale del sestetto: i musicisti sono molto disinvolti, già in grado di guardare negli occhi il pubblico senza timori, forti di un affiatamento nient’affatto scontato in realtà in attività da così poco tempo. Solo ventunenne, la Haben sfodera una prestazione vocale magari priva di squilli o ricercatezza, ma che proprio nella sua sobrietà e nell’equilibrio ha le doti per accontentare i palati amanti del symphonic metal più spinto, e riesce anche ad accontentare chi di certe accentuazioni barocche fa volentieri a meno, come chi scrive. Il taglio compositivo piuttosto lineare e la snellezza degli arrangiamenti giocano a favore dei Beyond The Black, che possono già lanciarsi in alcune piccole hit, suscitanti inevitabili battimani e ripetizioni corali vivaci da parte dell’audience. “Lost In Forever” e “In The Shadows” lasciano il segno, grazie anche a una potenza di fuoco che non sa di plastica e alle buone sfumature garantite dalle seconde voci. Il momento migliore della mezz’ora a disposizione, sfruttata veramente con grande acume, va però ritrovato in “Hallelujah”, introdotta da una soave nenia della Haben, prima di deflagrare in un mid-tempo incalzante, culminante in un coro ruffiano, tamarro ma, inevitabilmente, irresistibile. Applausi meritati, tutti i componenti del gruppo si faranno trovare poco dopo lo show in prossimità del banco del merchandise per firmare autografi e scattare foto coi fan, denotando una disponibilità che ce li ha resi ancora più simpatici.
(Giovanni Mascherpa)
Setlist:
Lost In Forever
Hallelujah
In The Shadows
Shine And Shade
Running To The Edge
POWERWOLF
Benedetta tamarreide. Un backdrop capace di coprire un grattacielo e due aquile tracotanti a fianco della batteria salutano con la prima colata di buongusto il Live, mentre i cinque Powerwolf, caduto il sipario, si producono in un florilegio di smorfie carnevalesche che accompagnerà l’intera performance. Probabile abbiano guadagnato attenzioni più per le messinscene caricaturali a tema religioso, licantropo, b-movie orrorifici, che non per le reali doti artistiche, però non vi è dubbio che i tedesconi di Saarbrücken (denominazione geografica deliziosamente crucca) si siano costruiti un’immagine tutta loro, così sfrontatamente eccessiva da diventare un must per i seguaci del power dallo spiccato sapore germanico. La musica, poi, è così genuinamente elementare, priva di pretese che non siano quelle di far cantare disordinatamente, alzare le mani e scuotere le manine l’una contro l’altra, che non gli si può davvero imputare nulla di sbagliato a questi figuri tutti pittati di bianco in volto. Il Live intanto è quasi a regime, i Powerwolf sono accolti come degli headliner e si comportano di conseguenza, producendosi in molti momenti di puro intrattenimento negli intermezzi, ma anche durante, dei loro brani piacevolmente ritmati. Attila alterna un ampio campionario di mossette ed espressioni da commediante navigato e i due chitarristi gli vanno dietro, fingendo facce da cattivi, terrorizzate, oppure semplicemente da metallari duri e scontrosi. Fitto il dialogo con la folla, quando si atteggia a paladino della purezza metallica il singer impersona i panni di un novello Joey Di Maio, più simpatico e nient’affatto arrogante. Un altro bel soggetto è il tastierista Falk Maria Schlegel, che quando i suoi servigi non sono richiesti scende dalla sua postazione e va a incitare come un capo-ultrà il pubblico, oppure si sfida a colpi di movenze truci coi compagni. Disponendo di uno slot di circa un’ora e dieci minuti, i Powerwolf possono indugiare in compiacimenti e cabaret e scavare in profondità nella loro discografia. Esilarante il momento in cui Attila sfida il pubblico a seguirlo nei cori, complimentandosi per l’eccellente intonazione! Oltre ad essere dei mattacchioni, i cinque sono ormai dei rodati produttori di altisonante metallo squadrato, melodico al punto giusto. Ottima la prova vocale, perentorie le chitarre e granitico, anche se nient’affatto fantasioso, il lavoro dietro il drum-kit. A un osservatore più distaccato i Nostri possono sembrare abbastanza ripetitivi e prolissi nel cercare, in ogni canzone, l’ammiccamento e il coro ‘da osteria’. Però in questo compito si rivelano professionisti esemplari, e danno a chi li ama tutto quello che si può desiderare da un gruppo del genere, votato a suscitare null’altro che divertimento. L’epicità goliardica di “We Drink Your Blood” chiude un concerto sicuramente riuscito in ogni suo aspetto, che ha eliso giusto le parvenze più grandguignolesche/caricaturali – niente turibolo e altri siparietti ecclesiastico-horror – e soddisfatto la maggioranza di chi era in sala.
(Giovanni Mascherpa)
Setlist:
Blessed & Possessed
Army Of The Night
Amen & Attack
Coleus Sanctus
Dead Boys Don’t Cry
Sacred & Wild
In The Name Of God (Deus Vult)
ArmataStrigoi
Werewolves Of Armenia
Resurrection By Erection
Lupus Dei
Let There Be Night
Sanctified With Dynamite
We Drink Your Blood
EPICA
Il pubblico è caldo da morire quando si abbassano le luci e l’intro di “The Holographic Principle”, “Eidola”, viene diffuso dagli altoparlanti; gli Epica irrompono sulle assi del Live Music Club, in una veste insolitamente scarna per i canoni del gruppo, sulle note di “Edge Of The Blade”. Sulle prime il suono è leggermente impastato, con le chitarre e la voce di Simone Simons non facilmente intelligibili, ma già alla fine del primo brano i problemi sono quasi completamente risolti e la seconda “A Phantasmic Parade”, che doppia l’opener dall’ultimo album, può essere ascoltata in maniera perfetta. È notevole il salto nel passato, ben quattordici anni, fino a “The Phantom Agony”, dalla quale è presentata “Sensorium”, a dimostrazione di quanto sia stata importante l’evoluzione nel sound del gruppo dall’esordio ad oggi. Finalmente, dopo tre brani inanellati in sequenza senza pause, Simone prende la parola per ringraziare il pubblico, che strilla e dimostra tutto l’affetto del quale è capace, prima di presentare “Divide And Conquer”. La band è davvero carica stasera, con le chitarre Marc ed Isaac ed il basso di Rob che svettano forti e chiare sopra la precisa e lucida violenza che arriva dalla batteria di Arien Van Weesenbeek; Coen Janssen, al solito istrionico, supporta e valorizza la voce della frontwoman, che ad ogni vocalizzo suscita grida di gioia tra i fan. Il pubblico, composto per la maggior parte da giovanissimi e donne, dimostra rumorosamente di apprezzare lo show offerto dagli olandesi, e supporta cantando ogni singola parola dei testi. La setlist dei concerti precedenti è nota da tempo, ed è quindi una sorpresa quando Marc, dopo aver tentato qualche frase sconnessa in italiano, annuncia “Storm The Sorrow”, assente dalle scalette degli show delle serate appena prima. “The Essence Of Silence” riporta al capolavoro “The Quantum Enigma”, con Marc Jansen che continuamente incita ad un mosh che non arriva, e c’è spazio anche per “The Divine Conspiracy”, con una grande performance su “The Obsessive Devotion”. È il turno della tenebrosa “Ascension – Dream State Armageddon”, che dal vivo perde in atmosfera per guadagnare in impatto, seguita dalla scioccherella “Dancing In A Hurricane”, che abbassa la tensione per tutta la sua durata. “Unchain Utopia” dovrebbe essere il brano che porta alla pausa, ma a sorpresa ecco, tra il boato del pubblico, “Cry For The Moon”, cantata a gran voce da tutto il locale. Siamo alla pausa, quando Coen esce da solo sulle assi del Live per ringraziare calorosamente la venue per l’ennesima dimostrazione di affetto. Tre i brani dell’encore, aperto da “Sancta Terra”, con Coen che abbandona la sua postazione e si lancia fino al bancone per suonare con uno strumento portatile. Una grandiosa “Beyond The Matrix” porta al gran finale, che risponde al nome di “Consign To Oblivion” e che manda a casa i fan felici dopo questa serata di grande musica.
(William Crippa)
Setlist:
Eidola
Edge Of The Blade
A Phantasmic Parade
Sensorium
Divide And Conquer
Storm The Sorrow
The Essence Of Silence
The Obsessive Devotion
Ascension – Dream State Armageddon
Dancing In A Hurricane
Unchain Utopia
Cry For The Moon
Sancta Terra
Beyond The Matrix
Consign To Oblivion