Quando pensiamo al Valhalla della scena “New Wave Of Traditional Heavy Metal” non possono che – fra tutti coloro che meriterebbero di attraversare il ponte arcobaleno per incontrare gli Dei del ‘true’ heavy metal – spiccare gli Eternal Champion.
Fra i primissimi ad essere riusciti a imporsi a livello internazionale in un genere che veniva dato per spacciato come l’epic metal, a cavallo fra prima e seconda decade del Duemila, la creatura nata dalle sapienti mani di Arthur Rizk è riuscita a farsi strada nell’underground spinta da festival come il Keep it True o il greco Up the Hammers, ma anche al fermento creatosi attorno a etichette come Cruz del Sur, High Roller e No Remorse.
Quando abbiamo scoperto che la band sarebbe passata accompagnata dai Sumerlands per un breve tour in Nord Europa, prima di imbarcarsi appunto per il noto festival ellenico poc’anzi citato, la tentazione di prendersi qualche giorno per andare ad assistere a questa calata è stata troppo grande: è così che, il 5 marzo, ci siamo ritrovati al Kiff, un localino ricavato da una vecchia fabbrica nel centro di Aarau, cittadina a ridosso del confine con la terra teutonica.
Abbiamo inoltre scoperto all’ultimo minuto, complice qualche pasticcio fatto dal promoter che non li aveva pubblicizzati abbastanza, che ad aprire ci sarebbero stati i notevoli Sin Starlett, già recensiti su queste pagine e considerati fra gli astri nascenti della scena tradizionale del vecchio continente.
Insomma: fra muscoli, sudore ed epicità, ci siamo ritrovati non solo a scoprire un ottimo locale, ma anche a goderci un concerto assolutamente imperdibile per chi ha in camera il poster di Conan il Barbaro e tutti i libri di Moorcock e Howard.
Il Kiff è uno di queli locali che si possono trovare solo nella confederazione elvetica: tre piani, ognuno con la sua precisa funzione (atelier, centro culturale, etc.), con la sala concerti in cima.
Una breve capatina alla bancarella del merch per renderci conto che delle due band principale non è rimasto praticamente nulla, se non degli anelli ‘forgiati dagli Eternal Champion’ (alla modica cifra di 80 franchi) e qualche maglietta, e sul palco salgono subito i SIN STARLETT ad animare la serata.
I ragazzi di Lucerna sanno il fatto loro e sono indubbiamente contenti di giocare in casa, oltre ad essere animati dal fatto di aprire per due gruppi così importanti: purtroppo non c’è tempo di suonare neanche un pezzo dal bellissimo “Solid Source Of Steel”, dando precedenza ai brani dei due lavori precedenti per via dello scarso minutaggio.
Il cantato alla Mark Shelton di Elias Felber può forse stancare alla lunga, essendo molto nasale, ma la grinta non manca affatto: i pezzi ci sono, come la scarica di adrenalina data da “Electric Expander”, tratta da “Digital Overload” del 2016, e i nostri si portano a casa un grande apprezzamento da parte del pubblico, che poi corre lesto a comprare CD e vinili al loro stand del merchandise.
A quel punto, viene chiuso un sipario per permettere a tecnici e musicisti di preparare il piatto forte della serata: il locale comincia ad essere ben affollato e spuntano una marea di magliette che ci si aspetta di vedere a queste serate, fra Traveler, The Night Eternal, Cruel Force e i ‘locali’ Megaton Sword.
Quando il palco viene scoperto sulle note di “Sumerlands”, ci avviciniamo per goderci al meglio la performance degli statunitensi SUMERLANDS, ed in particolare la prova tecnica di Arthur Rizk, che avevamo anche intervistato ai tempi dell’uscita di “Dreamkiller”.
L’inizio non può che essere affidato a “Twilight Points The Way”, traccia che apre proprio l’ultima prova in studio della band, che dimostra sin da subito come il quintetto sia capace di regalarci emozioni non solo su disco, ma anche dal vivo.
La voce di Brendan Radigan qua e là ha qualche intoppo, ma il perché ce lo spiega subito al termine della prima traccia: lo sventurato si è beccato una intossicazione alimentare a Monaco e si è ripreso solo qualche ora prima del concerto di stasera. Più la band continua nella scaletta, però, più la situazione migliora drasticamente: dopo la title-track dell’ultima prova in studio non possono mancare anche i pezzi del primo album, che non ci fanno affatto rimpiangere Phil Swanson, con Radigan ad interpretare magistralmente “Blind”, “Hunted Forever” e “Spiral Infinite”, mentre la scaletta spezza la malinconia con la più romantica “Edge Of The Knife”. Strumentalmente parlando, i Sumerlands ed in particolare Rizk e John Powers alle chitarre si prendono anche delle libertà nel reinterpretare assoli ed alcune parti dei pezzi, tutto voluto e tutto ovviamente avvolto da una bellissima patina di energia e malinconia che solo i nostri sognatori metallici preferiti sanno dare.
A chiudere l’esibizione la bellissima “Force Of A Storm”, sulla quale Radigan si lancia senza problemi negli acuti, dimostrando di che pasta è fatto e che gli le divinità del metal sono state a suo favore, sventando la minaccia di un annullamento del concerto per malattia.
Finito il turno dei Sumerlands, tocca al pezzo grosso della serata: il sipario viene nuovamente chiuso, si fa un po’ di pausa fra sigaretta e birretta e, quando si abbassano le luci, dagli altoparlanti comincia ad uscire un pezzo che conosciamo fin troppo bene. “Fighting The World” dei Manowar, cantata all’unisono da tutti i presenti, è esattamente l’antipasto che permette agli ETERNAL CHAMPION di risvegliarsi dal sonno per combattere contro mostri interdimensionali evocati da stregoni blasfemi: dopo l’intro “The Godblade”, i Nostri irrompono sul palco con “War At The Edge of The End”, direttamente dall’EP “The Last King Of Pictdom”.
Il Kiff esplode in una apoteosi di sudore e ritmi marziali, suonati divinamente dalla band (e perfettamente ascoltabili anche nelle prime file grazie al ‘mitico’ limite di 100 decibel dei locali svizzeri): Jason Tarpey sembra avere il fuoco sacro che gli balena negli occhi mentre ci vengono professate in fila “Cowards’s Keep” e “The Armor Of Ire”, dall’ultima prova in studio della band.
Una perizia tecnica davvero notevole, che vede nuovamente la doppietta Rizk/Powers scatenare tutto il potere delle loro asce congiunte, mentre il basso martellante di Brad Raub e la batteria a incudine di Connor Donegan scandiscono la nostra marcia a metà fra Cimmeria e Melnibonè.
C’è persino il tempo per proporre una cover dei – passateci il gioco di parole – leggendari Legend, la band americana di culto che nel 1979 pubblicò “Fröm the Fjörds”, che può essere considerato fra i primissimi esempi di epic metal: “The Destroyer” alza ancora di più il tiro della serata, per poi catapultarci sugli encore con “I Am The Hammer” e “Skullseeker”, con le quali veniamo invitati a tirare fuori il nostro lato più barbaro e evidenziate dall’elmo di maglia indossato dal gigantesco cantante.
Che dire di questa serata, se non “Peccato per chi non c’era“? Noi siamo usciti dal Kiff con un sorriso ebete stampato in faccia, dopo aver salutato la band che ci ha raccontato le peripezie di questo minitour e con la promessa di un ritorno nei festival per il prossimo anno. É stata una di quelle esperienze imperdibili e che ripeteremo più che volentieri nel prossimo futuro, perché sembra che per fortuna la scena NWOTHM resista, almeno a queste latitudini.
Setlist Eternal Champion:
The Godblade (Intro)
War At The Edge Of The End
Coward’s Keep
The Armor Of Ire
The Last King of Pictdom
Destroyer (Legend cover)
Ravening Iron
Worms Of The Heart
I Am The Hammer
Skullseeker