C’è voglia di death metal a Roma. È da diverso tempo che i vari carrozzoni promozionali organizzati dalle agenzie non portano nella Capitale qualche valido gruppo del metallo più duro. Ecco però che la tournée dei Cephalic Carnage, combo americano fra i meno banali del metal odierno, e degli Exhumed, gruppo storico tornato in attività dopo uno iato di quindici anni, colma – alla grande – questa mancanza. La tappa di Roma si svolge al Traffic, la cui acustica si è poi rivelata ottima. Il pubblico attende di vedere gli headliner della serata, mai esibitisi prima d’ora nella città eterna. Ad aprire, due band locali: Beyond Murder ed Hellvate. L’agenzia Hellfire Booking mette a segno un ottimo colpo con questo concerto.
HELLVATE
Arriviamo che il gruppo è a metà esibizione. Il locale è mezzo vuoto e francamente si fa presto a capire il perché. Gli Hellvate, timidi e impacciati, sono veramente alle prime armi. Non godendo di suoni decenti, la loro già scarsa proposta, un death metal banale neanche tanto veloce, fa fatica a riscuotere apprezzamenti. Il cantante urla nel microfono come un onesto operaio di fabbrica e la sensazione è che gli Hellvate di strada ne debbano fare davvero parecchia.
BEYOND MURDER
Le cose cambiano, in meglio, con i Beyond Murder. La band si prende in giro da sé ma non manca però di proporre un onesto death metal con tratti grindcore che risulta anche interessante. La spensieratezza con la quale i Beyond Murder suonano nella mezz’ora a loro dedicata fa sì che, complici anche dei suoni migliorati, si riesca a godere della loro musica anche se non si conoscono i brani. Una mezz’ora scarsa (“siamo in ritardo, i Cephalic si incazzano altrimenti” dirà il cantante) e diversi applausi. Gruppo d’apertura onesto e tutto sommato gradevole.
CEPHALIC CARNAGE
Musicisti? Intrattenitori? Chissà. Di sicuro salgono sul palco e le loro prime smorfie, i loro primi atteggiamenti, inducono subito simpatia. Le prime note di “Endless Cycle Of Violence”, opener dell’album “Xenosapiens”, fra i migliori del combo americano, generano subito nel pit del Traffic un pogo esasperato. I suoni non sono perfetti ma il gran lavoro di batteria, un martellamento incessante, spicca, sovrastato solamente dal growl del cantante. Un paio di pezzi per scaldarsi ed ecco che i duetti con il bassista, secondo vocalist del gruppo, hanno inizio. Simpatici siparietti, canzoni dedicate al fresco ventiseienne chitarrista in seconda, dialoghi surreali, un “porca miseria” che spicca per candore al confronto delle solite frasi sconce imparate dai musicisti di turno per ingraziarsi il pubblico – che infatti chiede subito rettifica per un’imprecazione così leggera, e la ottiene. Dopo qualche brano tritaossa, in cui indistintamente percussioni a tutta velocità, stacchi, soluzioni jazzistiche si sovrappongono e si susseguono per creare quel dinamismo che rende i Cephalic Carnage imprevedibili e letali, ecco il momento di rifiatare. “Piecemaker” dimostra che la pesantezza del gruppo si esprime anche a bassa velocità. I riff lunghi, il bassista che prende la scena col suo vocione. Tutto il pubblico si esalta per questo brano. Il meglio deve ancora arrivare. Una “Kill For Weed” che letteralmente crea il panico, la nuova “Killed By An Orb” e la conclusiva “Black Metal Sabbath”, che i Nostri eseguono con tanto di finte maschere, a scimmiottare il face-painting dei gruppi black metal, e una banana che nell’iconografia dei Cephalic Carnage sta come il crocifisso sottosopra sta ai black metaller. Canzone manco a dirlo travolgente, pubblico che aiuta nel ritornello il cantante e visibilio generale per uno show entusiasmante e intenso. Cinquanta minuti a tutta velocità e con grande divertimento.
EXHUMED
Quindici anni di assenza ed eccoli di nuovo in pista. La folla li attende. Le prime note di “All Guts, No Glory” sono il riscaldamento per quello che sta per arrivare: “Gore Fuckin Metal”, è quello che si legge nei dorsi degli strumenti a corda fieramente innalzati di fronte a un pubblico gaudioso e bramoso di death metal misto a grindcore come meglio solo i Carcass sanno fare. Si parte a tutta energia. Ottimi i suoni, potenti e nitidi. Il Traffic impazzisce di fronte alla velocità esasperata dei brani, con le chitarre a disegnare riff secchi e rapidi. Il palco sembra troppo piccolo per la straripante energia dei californiani. Ecco subito qualche pezzo nuovo: l’ottima “Necrotize” che coinvolge il pubblico, ma anche “As Hammer To Anvil”, sempre tratta dall’album del ritorno, molto apprezzata anch’essa. Ma gli Exhumed hanno la storia dalla loro parte, e un repertorio pieno zeppi di classici. Ecco quindi la carcassiana “Waxworks”, una canzone di livello eccelso che letteralmente scatena la folla. Una massa di ragazzi di nero vestiti che devasta il Traffic. Altro che Black Block. Altro che indignazione. Qui c’è fomento allo stato puro: il pogo tocca livelli assurdi, torna in auge lo stage-diving (altro che circle-pit) e i “daje” del pubblico a ogni fine brano sono la più manifesta espressione di adorazione. “In The Name Of Gore” arriva con l’impeto di uno tsunami, e produce il medesimo, devastante effetto. La segue “Slaughtercult”, altro brano d’annata, grindcore puro. L’intensità, la precisione, la rabbia con la quale gli Exhumed eseguono i loro brani non ha precedenti di questa portata. Un rapido solo di chitarra e subito dopo si riparte con quattro nuove canzoni: “Death Knell”, “I Rot Within”, Through Cadaver Eyes” e la thrashy “Distorted And Twisted To Form”, dedicata agli scalmanati della prima fila, gente che conterà i lividi a fine serata. Siamo vicini all’ora di concerto ma c’è ancora voglia di death metal. “Open the Abscess” da “Gore Metal” ci riporta indietro nel tempo, così come “Limb From Limb”, brani tritaossa in puro stile grindcore. Un rapido saluto, i californiani lasciano il palco ma tornano poiché c’è da eseguire, manco a scriverlo, “Necromaniac”. L’ultimo brano viene salutato da un ovazione da parte del pubblico, galvanizzato ed esaltato dall’ottima prestazione degli Exhumed. C’è la fila per stringere la mano ai beniamini a fine show. Questi, visibilmente soddisfatti, non dimenticheranno facilmente la sincera devozione del pubblico romano. Show devastante che si farà fatica a dimenticare.