Jeans stretti sulle caviglie, sneaker da basket con linguetta all’infuori, smanicato di jeans ricoperto di toppe con spesso quella gigante dei Metallica nella schiena, una pezza rigorosamente pre ‘black-album’, manco a dirlo. No, non è passato Marty McFly con la sua DeLorian a portarvi indietro nel tempo, ma la conseguenza del tour degli americani Exodus, a Roma per rinverdire i fasti della Bay Area californiana, quando molti anni addietro inventarono il thrash metal nella sua forma più pura, quella primitiva. Assieme a loro un altro gruppo che ha fatto la storia, gli Heathen con il loro speed/thrash metal. Di fronte a questi due mostri sacri altre due band per completare un bill quanto mai omogeneo per il genere: i greci Suicidal Angels, giovane band che nella sua proposta è derivativa dei mostri sacri del genere, e i nostrani Methedras, una delle solide realtà del panorama thrash italiano. La Al Produzioni, assieme alla Vivo Management, ha curato l’organizzazione della data di Roma, svoltasi al Blackout Rock Club e che ha richiamato il pienone. Come perdersi uno show di questo calibro, d’altro canto? Come non presenziare al tour di due band fra le più oneste del genere e una fra queste, gli Exodus, ancora fra le più in forma e fra le più devastanti dal vivo. Metalitalia.com vi racconta com’è andata, nel malaugurato caso vi foste persi lo show!
METHEDRAS
Ad aprire lo show quando sono le nove ci sono i milanesi. L’ora è quella in cui di solito tocca suonare di fronte a pochissime persone, per l opiù amici e fidanzate, a meno che non ci si trovi di fronte a un gruppo solido, affermato almeno a livello nazionale. Così è per i thrasher Methedras, che cominciano a suonare di fronte a una buona platea. Canzone dopo canzone, tutte all’insegna del thrash metal che risente fortemente delle influenze dei primi Metallica, il coinvolgimento sale. Il pubblico risponde positivamente fino alla fine con un wall of death schierato su un riff di quelli pesanti e che poi riesce benissimo, fra la gioia degli astanti desiderosi di farsi del male fisico. Venticinque minuti di concerto per i Methedras, un succoso antipasto per quel che verrà.
SUICIDAL ANGELS
Album dopo album, tutti di buona fattura anche se misti di plagi e cover della discografia storica del genere, i Suicidal Angels sono spesso in tour e cominciano a farsi conoscere, ed apprezzare. Sono il classico gruppo spalla, quello buono per suonare una mezz’oretta e per scaldare la platea, visto che le strutture delle canzoni sono da headbanging puro. Hanno da poco fuori il nuovo album “Bloodbath” e sono quindi tanti i pezzi scelti per la promozione di quest’ultimo. È la canzone “Bleeding Holocaust” a dare il via a uno “scapocciamento” generale da parte di tutti, musicisti e fan, ma soprattutto è con la title track del nuovo CD che la platea si scalda ulteriormente, essendo scelta dai greci per il wall of death. La folla si schiera sui due lati del locale e si scatena nella ripartenza del brano per un muro della morte anche questo ben riuscito, segno che la serata thrash metal gode di un pubblico deciso a farsi riconoscere. Fra le altre, i Nostri hanno eseguto “Apokathilosis”, altra esecuzione degna di nota.
HEATHEN
Che bello vederli a Roma. Avevano suonato a Genzano, comune alle porte della Capitale, due anni fa, ma ora sono dentro le mura della città e la folla è tutta sotto al palco pronta per acclamare un gruppo storico del thrash, tornato in scena dopo un ventennio di inattività con un nuovo lavoro. Lo show si apre subito con “Dying Season”, prima canzone proprio di “Evolution Of Chaos”. Da qui in poi, si farà sul serio. La cosa che si nota subito infatti è il salto di qualità rispetto alle due band d’apertura. Non ce ne vogliano i giovani, ma questi vecchietti ancora comandano. Iniziano le percussioni vecchia scuola, ma inizia subito anche lo speed metal che caratterizza i brani dei cinque. Lee Altus alla chitarra inizia il primo dei suoi show, mentre il tocco del batterista scatena il pogo o rallenta le danze, a seconda del brano. È così che, risolto qualche problema di microfono all’inizio, si può gustare pienamente la potenza immutata della voce di David White nella seguente “Control By Chaos”, altro brano stupendo. Non perde un tono il frontman e lo dimostra su “Arrows Of Agony”, altro esempio del nuovo corso Heathen. È tempo poi di “Open The Grave”, dove si passa da momenti di pura euforia thrash, con Altus ad arrangiare magistralmente alla chitarra, a momenti più melodici e pacati. Ma il gruppo non dimentica ovviamente gli album che hanno scritto un pezzo di storia del genere: ecco quindi arrivare una “Hypnotized” carica oltremodo, un miscuglio di percussioni e vocalizzi d’annata che veramente riporta tutti indietro ai tempi gloriosi della Bay Area. Suonano per un’ora scarsa, gli americani, un tempo che fila via velocemente tanto è bello il loro show. Quando arriva il momento dei saluti a qualcuno dispiace. Ad altri, i più, quelli più cinici, assolutamente no: è tempo di Exodus.
EXODUS
I signori del thrash metal salgono sul palco e non hanno voglia di scherzare: una rullata di Tom Hunting e via con le percussioni di “The Last Act Of Defiance”: è il delirio. Il pubblico del Blackout non aspettava che il segnale e i cinque l’hanno appena dato. Parte il vortice del pogo, i corpi cominciano a sbattersi contro, dimenarsi, respingersi. “È il thrash metal, bellezza”… sembra dire Rob Dukes (cantante del gruppo mai all’altezza dei suoi predecessori purtroppo) agli astanti che preferiscono scapocciare da fermi durante il loro show. Ma i più preferiscono il pit. Il brano è incessante e Hunting, autentico percussore umano monomarcia, galvanizza tutti appena partono le note di “Iconoclasm”, produzione recente del combo. Come sapevamo tutti, manca Gary Holt, il riffmaker per eccellenza nel genere. Fra il ruolo di leader nel suo gruppo, antesignano dei Metallica, e quello di gregario con gli Slayer, ha scelto questi ultimi. Il suo portafoglio ne sarà felice. C’è Hunolt però e ha molta voglia di fare bene. Lo si vede in trance durante il brano, devastante. Aleggia nell’area un sapore di old-school e se ne ha la certezza quando parte “Piranha”, altro pezzo che devasta la platea, scatenata. Segue “Shroud Of Urine”, dove la mancanza di Souza al microfono si sente più che mai. Quel che segue il brano invece è pura rappresentazione storica: l’accoppiata “Metal Command-And Then There Were None” galvanizza tutti, nessuno escluso. Il pensiero va al compianto Baloff, unico interprete dei brani in questione, anche se i fan apprezzano Dukes (e il “Daje Roberto” di fine brano ne è la prova). Il pubblico aiuta il cantante nel ritornello per un’esecuzione che ha del magistrale in quanto a sezione ritmica. Hunting infatti è indemoniato. Si alza spesso in piedi mostrando un’ottima forma fisica, mezzo denudato qual è per non trovare ostacoli alla prestazione. Gli Exodus ripescano addirittura “Pleasure Of The Flesh”, prima di celebrare “Tempo Of The Damned”. Da questo vengono estratte, oltre alla già citata “Shroud Of Urine”, anche “Scar Spangled Banner”, “War Is My Sheperd” e “Blacklist”, canzone oramai fissa da anni nella scaletta. Dukes condisce le sue poche parole fra un brano e l’altro con gli immancabili “fuck”. “We came all the way from California to teach you A Lesson In Violence”, esclama inferocito e via al delirio con il brano in questione seguito da una “Bonded By Blood” che teme ben poca concorrenza nella palma di brano più violento nel thrash metal. A completare, ecco anche il valzer degli americani, quello tossico di “Toxic Waltz”, brano danzereccio dove gli Exodus insegnano come comportarsi ai loro show e che quindi viene recepito alla grande dai fan. Gli americani evitano la pagliacciata di scendere dal palco per poi risalirvi per un’altra manciata di brani. La scaletta è alla fine, il pubblico è stanco ma non sazio e c’è tempo ancora per la devastante e velocissima “Strike Of The Beast”, sintesi perfetta del concerto degli Exodus a Roma. Signore e signori, i re del thrash metal.
Scaletta:
- The Last Act of Defiance
- Iconoclasm
- Piranha
- Shroud of Urine
- Brain Dead
- Metal Command
- And Then There Were None
- Pleasures of the Flesh
- A Lesson in Violence
- Scar Spangled Banner
- Blacklist
- Bonded by Blood
- War Is My Shepherd
- The Toxic Waltz
- Strike of the Beast