A cura di William Crippa
Fotografie di Francesco Castaldo
8 giugno, fa tappa all’Alcatraz di Milano il tour per celebrare il venticinquesimo anniversario di “Extreme II: Pornograffitti”, album che ovviamente non necessita di alcuna presentazione. Appena arriviamo al locale un telo nero ci accoglie al suo interno ed il brusio dei fan arriva da dietro il drappellone, segno che l’esibizione della band di Boston, vista a Rho lo scorso anno a supporto degli Aerosmith, si terrà con il locale di via Valtellina in conformazione dimezzata ma comunque sul palco principale. Nessun opening-act è presente e manca ancora più di un’ora alle 21, quindi abbiamo molto tempo per guardarci attorno e studiare il pubblico: pubblico che si presenta davvero eterogeneo, passando da uomini sulla cinquantina in giacca e cravatta a gruppi di donne di mezza età vestite come la signorina Silvani in un Fantozzi a caso; ma ci sono anche ragazzine in età da scuola media che si potrebbero trovare al concerto degli One Direction e hipster stilosi e ben vestiti. Pochi davvero i rocker e i metallari classici. E’ curioso, poi, come un ragazzo di circa 40 kg con gli occhiali spessi, i capelli alla Clark Kent, il golfino smanicato a quadrettoni e il marsupio arrivi a picchiettare sulla spalla chi scrive, chiedendo timidamente di non muoversi troppo durante il concerto, per mantenergli un decente corridoio visivo. L’idea preventiva che ci siamo fatti, quindi, durante l’ora abbondante di attesa per l’inizio del concerto, è che in quest’occasione all’Alcatraz ci siano fin troppi personaggi intervenuti non per celebrare una parte della storia del rock, bensì solamente per vedere ‘quel gruppo che canta “More Than Words”’. Arrivano infine le 21, ed anche le 21.10, e il pubblico inizia a rumoreggiare per il ritardo; ma alle 21.15 giù le luci e parte l’intro di pianoforte che apre “Pornograffitti”, capolavoro che sarà eseguito nel suo intero.
Kevin e Pat sono già sul palco e l’ingresso di Nuno Bettencourt è accolto da un boato da parte del pubblico, boato poi bissato per l’ingresso in scena di Gary Cherone. A quanto pare ci siamo sbagliati nell’analisi dell’audience, ed in maniera clamorosa e grossolana, visto che Cherone non pronuncia neppure una parola del testo di “Decadence Dance”, rimanendo per tutto il tempo della canzone con l’asta del microfono rivolta verso il pubblico, che canta a squarciagola; persino le ragazzine conoscono a memoria tutto il testo del brano! Gary è energico e gira per il palco senza sosta, mentre parte “Li’l Jack Horny”, alla quale seguono “When I’m President” e la clamorosa “Get The Funk Out”, recepita dagli astanti con grande gioia. I brani sono proposti uno dopo l’altro senza alcuna sosta, con uno degli strumentisti a turno che mantiene l’ultima nota di ogni canzone per fare attaccare gli altri due con la traccia seguente. Due sgabelli vengono introdotti sul palco e Nuno Bettencourt prende la parola per la prima volta ringraziando coloro che sono intervenuti questa sera per festeggiare un traguardo importante, venticinque anni magnifici, ricchi di momenti memorabili ed altri da dimenticare. Il chitarrista prosegue spiegando che molti sono i brani grazie ai quali gli Extreme sono ancora qui tra noi ed il prossimo in scaletta è tra questi, eseguito a duetto tra Nuno e Gary sul palco ed il pubblico. È ovviamente ora di “More Than Words” e l’audience impazzisce letteralmente, cantando da subito a squarciagola talmente forte che Cherone non porterà mai il microfono alle labbra durante tutto il brano e Nuno smetterà di suonare dopo la prima strofa, lasciando i fan a godersi il momento, per cinque minuti da brividi, al termine dei quali la band si sofferma a guardare colpita la platea. Gary si fa il segno della croce e si inginocchia per l’inizio di “Money”, alla quale seguono “It (‘s A Monster)” e “Pornograffitti”, prima che le luci si abbassino e Nuno vada alla tastiera per una splendida “When I First Kissed You”, da pelle d’oca, con il palco trasformato in un jazz club per qualche minuto. “Suzi” scuote il pubblico ed è tempo che Bettencourt mostri nuovamente di cosa è capace, con il meraviglioso solo “Flight Of The Wounded Bumblebee” ad introdurre “He-Man Woman Hater”. La tracklist di “Pornografitti” è quasi terminata e mancano solamente due brani, “Song For Love”, che da metà in poi diviene un coro a cappella tra Gary Cherone e i fan, e la sempre splendida “Hole Hearted”, che nel finale diviene “Crazy Little Thing Called Love” dei Queen. La band scende dal palco per una pausa ed è tempo di riflessioni ed analisi in corsa: il pubblico, anche se preventivamente non mostrava alcun credito, è straordinariamente preparato e conosce a memoria ogni singola parola di ogni singolo brano, anche quelli secondari, e trascorre la serata con una voglia incredibile di cantare, ballare e divertirsi. Gli Extreme, da parte loro, sono straordinari e non mostrano minimamente il segno degli anni che sono passati: Gary è tarantolato e non riesce a stare fermo un solo secondo senza ballare o sciorinare mosse che avrebbero fatto invidia a Michael Jackson, e canta davvero alla grande, mostrando, dall’alto dei suoi 54 anni, una voce assolutamente competitiva con quella che possedeva nel 1990, quando “Pornograffitti” è uscito. Nuno è immenso, il vero show-stealer, e spesso gli sguardi da parte dei fan sono riservati esclusivamente a lui; strumentalmente mostruoso, ben supportato dalla coppia Pat Badger-Kevin Figueiredo, sempre sul pezzo e sempre all’altezza. Oltretutto i suoni sono perfetti ed il mare di note sciorinato dalla band può essere goduto appieno. L’encore inizia con un segmento strumentale, che muta poi in “Play With Me”, durante la quale lo scambio vocale tra Nuno e Gary è impareggiabile. “Rest In Peace” e “Kid Ego”, sempre favolose e ben supportate dal pubblico, prima che Bettencourt prenda il microfono per un giro preliminare di ringraziamenti ai fan, introducendo l’unico brano da “Saudades De Rock”, scherzosamente presentato dal riff iniziale di “Welcome To The Jungle” dei Guns N’ Roses, ovvero “Take Us Alive”, che con la sua carica spinge a ballare e saltare ogni persona presente all’Alcatraz. Nuovamente il chitarrista prende la chitarra acustica, spiegando scherzosamente ai fan che il contratto per suonare questa sera qui a Milano prevede un compenso in base al numero di note suonate, ed è questa la parte di show durante la quale la band inizia a guadagnare, per poi lanciarsi in una favolosa “Midnight Express”. “Am I Ever Gonna Change” e “Cupid’s Dead” portano alla fine del concerto, dopo ben 135 minuti di grande musica. Gli Extreme si soffermano a bordo palco e Gary, vistosamente colpito dal calore e dall’affetto dell’audience milanese, ringrazia sentitamente, spiegando che ogni sera, in ogni città, la prassi è dire che il pubblico presente è il migliore e il più caloroso; ma che questa sera è proprio così e mai si sarebbe immaginato un’accoglienza simile, soprattutto dopo anni e anni di latitanza dall’Italia con show da headliner; il vocalist non fa in tempo a smettere di parlare che Nuno si lancia letteralmente ad abbracciare i fan alla transenna, imitato poi dagli altri tre, con la band che finisce la serata in trionfo tra i fan. È presto per decretare il concerto dell’anno, ma Extreme, 8 giugno, Milano, Alcatraz, si candida seriamente per la vittoria finale. Serata memorabile.