Report di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Foto di Matteo Musazzi
Guardando in retrospettiva, i Fear Factory hanno avuto una storia davvero molto travagliata, ma ancora oggi i tre album pubblicati negli anni ’90 sono talmente amati da garantire un’eredità indistruttibile. Dopo un’infinità di battaglie legali, due album senza Dino Cazares e l’uscita di scena di Burton C. Bell, oggi la Fabbrica della Paura ha una nuova incarnazione letteralmente costruita attorno a Cazares, unico detentore del nome e leader indiscusso. Ci sono moltissime domande che gravitano intorno ai rinnovati Fear Factory, domande a cui tutti cercheranno di trovare una risposta questa sera al primo dei due appuntamenti italiani del gruppo. Ovviamente c’è anche l’esordio assoluto di Milo Silvestro, cantante di Roma protagonista di una storia incredibile, al suo primo tour europeo e alla sua prima data in Italia con la band. A supporto, Butcher Babies – purtroppo in versione ridotta, causa assenza di Carla Harvey – gli ucraini Ignea e i deathster inglesi Ghosts Of Atlantis, che sfortunatamente non riusciremo a vedere per la solita combo di orari, traffico e limitazioni ambientali del Comune di Milano.
Santeria Toscana pullula in zona bar/ristorante mentre varchiamo la soglia dell’area concerti in cui, davanti a un pubblico già ben schierato anche se poco partecipativo, gli IGNEA hanno già cominciato ad esibirsi. Sebbene l’ultimo “Dreams Of Lands Unseen” sia stato ben accolto sulle nostre pagine, la prova del gruppo fronteggiato da Helle Bohdanova è lontana dall’essere indimenticabile: il gruppo suona senza sbavature, ma anche senza particolare carica o intensità, evitando ogni sforzo per conquistare una platea a digiuno della ricetta di death melodico contaminato degli ucraini. Il set pare decollare un minimo durante gli ultimi due pezzi, ma è decisamente troppo tardi.
Quando sul palco salgono i BUTCHER BABIES l’impressione è decisamente differente: contro ogni previsione, il primo impatto è notevole; siamo davanti infatti a una formazione molto bene rodata, performante e super professionale. Forti di bei volumi e di un mix preciso, i musicisti di Los Angeles mettono a fuoco il piccolo palco del Santeria con mestiere e perizia. Protagonista assoluta è di sicuro Heidi Shepherd, vocalist che prende sulle spalle l’intero comparto vocale senza nessun tipo di difficoltà, dimostrandosi capace di una prova molto fisica e vocalmente potentissima. Oltre a cantare perfettamente sia le parti scream/growl che quelle melodiche, la Sheperd è in grado di tenere il palco e comandare gli spettatori a proprio piacimento, anche senza scoprire la pelle com’era solita fare agli esordi, tanto da farci riflettere sull’effettiva necessità della compagna Carla Harvey sul palco – la compagna di Charlie Benante è assente dal tour per un intervento agli occhi. Anche la band diverte e si diverte, col bassista Ricky Bonazza che scambia qualche battuta in italiano e gli altri a fare il proprio compito da musicisti navigati. Possiamo dire che dal vivo i Butcher Babies trovano senso di esistere: nonostante la discografia banale e brani di spessore minimo, non si può dire che non riescano a mettere in piedi un bel concerto.
Una breve pausa ed è tempo di tastare con mano questi ‘nuovi’ FEAR FACTORY, che hanno già raccolto consensi in Nord e Sud America, oltre che nella recente striscia di date nel Regno Unito.
A rompere il silenzio, il tema di Terminator 2, sul quale fanno ingresso i membri del gruppo, per poi attaccare all’unisono una “Shock” in grado di far tremare le mura del locale. Inutile girarci intorno, quello che tutti volevano sapere è sotto gli occhi e le orecchie di tutti, gli sguardi compiaciuti dopo qualche pezzo lo dimostrano: Milo Silvestro è semplicemente perfetto vocalmente, canta in scioltezza sia le parti melodiche che quelle in scream, ha un controllo della voce che possiede solo chi ha studiato e la conoscenza dei brani di chi ha venerato i Fear Factory per anni. Nessun timore reverenziale per lui, pare quasi nato per stare in quel posto. Fa strano vederlo parlare italiano tra un pezzo e l’altro, ma è bello assistere a questa conferma in diretta, che va oltre ogni più rosea aspettativa. Durante il set verrà dimostrata una totale reverenza verso Dino Cazares, incensato più volte come il creatore del metal moderno, ed è chiaro come il controllo, anche dagli scambi sul palco, sia nelle mani del chitarrista e fondatore del gruppo. Dino è invecchiato, ma riesce a riproporre il trademark sonoro in scioltezza, affiancato da professionisti assoluti che agiscono come comparse, come il ‘fratello di latte’ Tony Campos al basso e Pete Webber alla batteria. Sembra abbastanza serio stasera il boss, ma prende il microfono in mano per far ridere la sala non appena sente il classico bestemmione chiedendo ironicamente all’urlatore “Porco Dino?” scatendando l’ilarità generale.
Se dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, forse è solo Webber, che non riesce a riprodurre il sound meccanico, potente e gelido dell’Herrera dei tempi d’oro; per il resto siamo davanti a vero e proprio un tripudio di bersagli centrati, che trovano incoronazione nella chiusura, con una “Resurrection” davvero da brividi.
È giusto che Dino Cazares porti in giro il nome Fear Factory? Perchè no. Quelli di oggi sono i veri Fear Factory? Forse no, ma Dino si è sempre dimostrato leader assoluto del gruppo, e a posteriori (soprattutto riascoltando “Transgression”), la sua firma è fondamentale più di quella di tutti gli altri. I Fear Factory hanno un futuro? Discograficamente è da provare, dal vivo però questa formazione è in grado di fare molto meglio di qualsiasi incarnazione dal 2000 in poi.
Dopo il divorzio e diverse cause legali che l’hanno letteralmente dissanguato, Dino Cazares è finalmente in grado di andare in tour senza sosta e risollevarsi economicamente, garantendo spettacolo a tutti coloro che hanno ancora la musica dei Fear Factory nel cuore. Questa, al di là delle speculazioni, è una bella notizia sia per lui che per noi.
Setlist:
Shock
Edgecrusher
Recharger
Dielectric
Disruptor
Powershifter
Freedom or Fire
Descent
Linchpin
What Will Become?
Slave Labor
Archetype
Martyr
Demanufacture
Zero Signal
Replica
Resurrection
GHOSTS OF ATLANTIS
IGNEA
BUTCHER BABIES
FEAR FACTORY