01/05/2008 - Feto Obliteration Fest 2008 @ London Underworld - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 07/05/2008 da
A cura di Luca Pessina
 
Per celebrare un anno particolarmente ricco di soddisfazioni, l’emergente Feto Records – label fondata da Mick Kenney degli Anaal Nathrakh e da Shane Embury dei Napalm Death – ha organizzato all’Underworld di Londra un concerto/showcase con protagoniste alcune delle band del proprio roster. Headliner della serata – ovviamente – i micidiali Anaal Nathrakh, una delle formazioni più folli e interessanti che la scena estrema mondiale abbia partorito negli ultimi anni… un nome di culto che suona dal vivo solo in occasioni speciali. Ecco perchè Metalitalia.com non poteva mancare all’appuntamento…
 

THEOKTONY

Come previsto, sono stati i death metallers Theoktony a dare fuoco alle polveri. C’era ancora poca gente all’interno del locale quando il quintetto britannico ha calcato il palco, tuttavia bisogna dire che i nostri hanno comunque raggiunto il loro obiettivo, ovvero quello di scaldare l’ambiente e farsi notare il più possibile. Tutti i presenti hanno infatti seguito con attenzione lo show della band, rimanendo piacevolmente sorpresi dalla velocità e dalla tecnica del drummer così come dalla qualità del materiale proposto: un death metal tritatutto ispirato a mostri sacri della scena USA come Morbid Angel e Immolation. Ottimi suoni e una presenza scenica essenziale ma incisiva hanno completato l’opera. Un concerto breve, ma riuscito.

DEADWEIGHT (UK)

I Deadweight hanno invece avuto meno fortuna rispetto ai loro colleghi. Il pubblico – prevalentemente composto da death e black metallers – ha dimostrato di non gradire troppo il death-core di questi cinque ragazzini. Del resto, c’è anche da considerare il fatto che il gruppo non è esattamente ai vertici della sua scena e ha ancora moltissimo da imparare. I trenta minuti a loro disposizione sono quindi trascorsi nel disinteresse generale. I Deadweight si sono impegnati, soprattutto il frontman (che con frangia e braccia tatuatissime ricordava non poco Oliver Sykes dei Bring Me The Horizon), ma c’è stato poco da fare… quella di questa sera non era proprio la loro audience. In ogni caso, i brani del loro debut album rendono meglio dal vivo che su disco… speriamo che facciano tesoro dell’esperienza che accumuleranno in queste sedi.

RAMESSES

La scelta di far suonare i Ramesses a questo punto della serata è sembrata essere stata studiata ad arte. Dopo due formazioni dal taglio estremo e con lo show degli headliner – che si preannunciava massacrante – dietro l’angolo, c’era bisogno di un break a base di qualcosa di completamente diverso. Ecco quindi arrivare i Ramesses, che con il loro “sludge-doom-black” hanno tramortito buona parte del pubblico e fatto dimenticare a tutti il significato di parole come “velocità” e “dinamismo”. Alfiere di un sound che è parso essere uscito da una jam session fra Pentagram, Earth, Hellhammer e Darkthrone, il terzetto si è senza dubbio distinto all’interno della serata. Non tutti hanno gradito il set a base di riff ultra-heavy, growling rozzissimo e atmosfere lugubri dei Ramesses, ma, del resto, non si può dire che il gruppo si stesse aspettando un successone. A tratti sembrava infatti che stesse suonando solo per sè stesso e quando lo show ha subito una brusca interruzione a causa di un problema con il rullante della batteria, nessuno dei tre membri ha fatto una piega e ha cercato di intrattenere gli astanti. Un concerto interessante, comunque. Forse anche perchè breve?

ANAAL NATHRAKH

Ci si aspettava una carneficina… e così è andata! Lo show degli Anaal Nathrakh è infatti stato a dir poco impressionante per violenza. Chi scrive di concerti ne ha visti tantissimi in vita sua, ma se ne ricorda pochi su simili livelli di intensità. Del resto, il materiale della band è già di una bestialità allucinante su CD, quindi è normale che in sede live acquisti ulteriore ferocia… a maggior ragione se poi pompato da suoni micidiali come quelli dell’Underworld. Un’ora di concerto, come dicevamo, intensissima, che ha passato in rassegna tutta la discografia della band, con un occhio di riguardo per il recente “Hell Is Empty…”. Le marcate influenze death-grind di cui quest’ultimo è alfiere hanno reso a meraviglia, ma bisogna dire che anche i brani più datati hanno acquistato un taglio decisamente più death metal-oriented una volta riproposti on stage. Del resto, i nostri – la cui lineup questa sera era composta da Mick Kenney alla chitarra, dal frontman V.I.T.R.I.O.L., dal drummer dei Theoktony e da bassista e chitarrista degli Exploder – sembrano a tutti gli effetti una death metal band sul palco, sia sotto il profilo dell’immagine, sia sotto quello della presenza scenica. Nessun fronzolo, insomma… spazio esclusivamente alla musica e all’impatto micidiale che questa è in grado di generare. Il gruppo, come noto, è solito tenere solo una manciata di show ogni anno, eppure è apparso affiatatissimo e compatto, quasi come se suonasse live tutti i giorni. Merito soprattutto di Steve Powell alla batteria, che ha retto senza alcun problema le velocità inumane di tutti i pezzi eseguiti, ma anche del buon V.I.T.R.I.O.L., che in un tale marasma ci ha piacevolmente sorpresi anche quando si è cimentato con le clean vocals (non esattamente uguali a quelle udibili su disco, tuttavia ben riproposte). Fantastica poi la jam finale con l’arrivo sul palco del mitico Shane Embury dei Napalm Death! Un’esibizione, in definitiva, da applausi a scena aperta. Come detto, ci si aspettava sì moltissima violenza, ma non certo una performance tanto lucida, precisa e annichilente. Il pubblico è rimasto a bocca aperta… e non poteva essere altrimenti. Che esperienza!

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