Report di Dario Onofrio
Fotografie di Simona Luchini
La prospettiva di un freddo martedì sera di dicembre non ha certo spaventato il pubblico del power metal moderno, quando il 3 dicembre i Feuerschwanz sono calati per la tappa italica del loro Fegefeuer Tour 2024 al Live Club di Trezzo sull’Adda. La masnada dedita a un folk-power caciarone e festaiolo – con alto tasso di nerdismo e citazioni continue ai videogiochi e alla trilogia de “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson – è infatti reduce dall’ultima uscita discografica “Warriors”, che riprende alcuni dei classici della band e li riscrive finalmente in inglese.
Un tour completamente teutonico, visto che ad accompagnare i Nostri troviamo gli inossidabili Orden Ogan di Seeb Levermann, anche loro reduci dell’ultimo “The Order Of Fear”, e i Dominum, intenti a promuovere il loro nuovo “The Dead Don’t Die”, di prossima uscita.
Una serata quindi all’insegna di sonorità colorate, teatrali e bombastiche, alla cui chiamata il popolo del power metal ha risposto degnamente, per uno show divertente al quale sono mancati solo boccali di birra, wurstel e crauti.
Arriviamo al Live Club mentre i DOMINUM stanno finendo di suonare “Half Alive”, complice il solito traffico sulle tangenziali meneghine, ma notiamo subito e con piacere che c’è già un po’ di partecipazione e, soprattutto, coinvolgimento da parte dei presenti, che salutano così la formazione per la prima volta in Italia.
Guidati dal carismatico Felix Piccu – alias Dr. Dead – alla voce, i nostri propongono un power metal molto in linea con la serata, fatto di tematiche su zombie e mostri della letteratura gotica, come nel caso di “Frankenstein”.
Non possono non mancare momenti ad alta interazione col pubblico, come quando l’istrionico frontman, su un coro non urlato troppo convintamente, ci chiede se siamo degli ‘Umberto Tozzi zombies’, mentre ad un certo punto ci viene anche spiegato che, per un problema logistico, è andato smarrito il merchandise della band, che sarà ovviato con uno sconto speciale sul loro store ufficiale per chi vorrà acquistare una copia di “Hey Living People”, o preordinare “The Dead Don’t Die”.
Le scenografie e i costumi da apocalisse zombie contribuiscono a creare una bella atmosfera a cui i presenti rispondono entusiasti, anche quando viene suonata una improbabile cover di “Rock You Like A Hurricane” degli Scorpions, per poi andare verso la conclusione dello show con “We All Taste The Same”, celebrata come una sorta di ‘inclusività zombie’, e la finale “Patient Zero”.
I Dominum si sono dimostrati un efficace antipasto, e non li vedremmo sinceramente male neanche in un festival a metà pomeriggio, per l’attitudine positiva e il divertimento nel sentirli suonare e aizzare la folla.
Dopo un velocissimo cambio palco, leggermente complicato dal fatto che ogni band ha una sua scenografia particolare, è il momento di confrontarsi con gli spettri raffigurati nei banner che fanno da apripista al concerto degli ORDEN OGAN.
I nostri hanno non solo il compito di cucinare per bene il pubblico in vista degli headliner, ma anche di far valere la loro storicità – per dire, vent’anni fa usciva il primissimo “Testimonium A.D.”.
Certo, la formazione guidata da Seeb Levermann, Niels Löffler e Dirk Meyer-Berhorn deve anche dimostrare che il cambio di line-up del 2019 non ha intaccato le prestazioni dal vivo – visto anche il fatto che non calava in terra italica dal 2017: ebbene, appena è partita “F.E.V.E.R.” tutti i nostri dubbi sono stati spazzati via. Si vede subito che Seeb si trova molto bene con solo il microfono e senza chitarra, così come i due nuovi acquisti, ovvero Steven Wussow al basso e Patrick Sperling alla chitarra, sono ormai parte integrante di una delle ultime grandi formazioni del power moderno.
Niente più costumi per i teutonici cantori di storie gotiche, che puntano quindi su una resa sonora capace finalmente di rendere loro giustizia, con i pezzi del nuovo album, come “Conquest”, che sono in grado di trascinare e tenere in pugno i presenti.
In questo modo, Seeb ha anche modo di interagire un sacco di volte con gli spettatori, come quando ci viene chiesto di dividersi fra pubblico a destra e a sinistra del palco per farci cantare “Moonfire” a voci alterne, sempre dal nuovo lavoro in studio.
Non possono poi mancare anche i pezzi di “Final Days”, come “Let The Fire Rain” – resa magistralmente dal vivo anche senza le mille sovrincisioni dell’album originale – e “Heart Of The Android”, mentre ampio spazio viene dato soprattutto a “Gunmen”, evidentemente uno dei dischi preferiti da parte del pubblico dei fan degli spaventapasseri spettrali.
Mani alzate al cielo proprio per la title-track del già citato ultimo lavoro in studio, mentre il finale non può che essere affidato all’ormai tradizionale “The Things We Believe In”, nella quale siamo come al solito trascinati a cantare “Cold, Death and Gone!”.
Fa solo un po’ ‘strano’ (con forse una punta d’amarezza) vedere questa band di spalla a tutta quella scena che essa stessa ha contribuito a creare, visto che l’anno prossimo i Nostri saranno di nuovo in Italia di supporto ai Wind Rose, ma è comunque bello poterli vedere di nuovo dalle nostre parti dopo tanti anni!
Setlist:
F.E.V.E.R.
Conquest
Come With Me to the Other Side
Forlorn and Forsaken
Moon Fire
Heart of the Android
The Order of Fear
Gunman
Let the Fire Rain
The Things We Believe In
Sul palco iniziano a comparire spadoni, teste (non mozzate) mobili e altri attrezzi di scena che fanno da apripista al trionfale arrivo dei FEUERSCHWANZ come headliner della serata.
È passato poco più di un anno da quando i cavalieri del folk-power più scemo e piacione hanno calcato il palco del Live al Metalitalia.com Festival 2023, ma non per questo ci sembra che ci sia poco entusiasmo. Ricordiamoci che parliamo di una band bavarese attiva anch’essa ormai da vent’anni, che, un po’ come i cugini Saltatio Mortis, ha cominciato suonando puro folk medievale per poi introdurre elementi metal sempre più preponderanti, fino ad arrivare oggi al best-of “Warriors”, che li ha resi ormai molto noti nella scena power moderna.
Le danze si aprono subito su “SGFRD Dragonslayer”, cui fa immediatamente seguito “Memento Mori”: finalmente, con una scaletta più complessa – che è sostanzialmente una versione 2.0 di quella suonata al nostro festival – possiamo meglio apprezzare la bravura di questa banda di performers, con Hauptmann Feuerschwanz e Prinz R. Hodenherz III che ogni due per tre si fanno passare chitarre acustiche, cornamuse, bombarde e quant’altro.
Ci ha lasciati stupiti solamente il fatto che, a parte pochi pezzi, i nostri non hanno comunque cantato i pezzi classici presenti sul best of in inglese, prediligendo la lingua madre se non per rare eccezioni come “Death On The Dragonship” (in originale “Untot im Drachenboot”) e l’immancabile cover di “Valhalla Calling” (in origine cantata e suonata dallo youtuber Miracle Of Sound), dedicata al videogame “Assassin’s Creed: Valhalla”.
Nonostante la barriera linguistica, comunque, i due cantanti e la polistrumentista Johanna von der Vögelweide mettono su uno show ben curato e definito in ogni sua parte, anche nelle coreografie delle due ballerine che, come al MiF 2023, accompagnano la band.
Anche qui si gioca molto col pubblico, come in “Schubsetanz”, in cui si chiama un wall of death che darà poi via all’apertura del pit per tutto il resto della serata, e volete che non si inizi ad assumere pose ‘da palestra’ quando sul palco compaiono dei pesi per “Berzerkermode”?
Supportati da giochi di luce e da dei suoni davvero ben fatti, i Feuerschwanz portano una bomba di allegria alla quale non si può restare indifferenti, anche appunto quando Johanna imbraccia il violino, che si sente chiaramente anche al di sopra della chitarra di Hans der Aufrechte.
Quando inizia “Uruk-Hai”, introdotta dalla celebre parte del film di Peter Jackson interpretata da Christopher Lee nei panni di Saruman, compaiono addirittura due tamburi con la mano bianca, mentre Prinz R. Hodenherz si presenta con l’iconico elmo dei combattenti mezz’orchi. Il pubblico risponde alla grande, saltando e pogando di gioia, anche quando Rollo H. Schönhaar si esibisce in un assolo di batteria su “They’re Taking The Hobbits To Isengard”, il celebre remix diventato virale su internet della battuta di Orlando Bloom/Legolas.
Il pubblico va ovviamente in delirio con la cover di “Dragostea Din Tei”, una parodia metal che più divertente non si può, mentre lo show va apparentemente a finire con l’immancabile “Die Hörner hoch”. Non ci vuole molto a richiamare la band sul palco, però, per il gran finale introdotto da “Warriors Of The World United” dei Manowar, sulla quale si alzano immancabili le braccia dei presenti, unite nell’iconico ‘sign of the hammer’.
Gli ultimi due brani non possono che essere “Rohirrim”, caratterizzata come sempre dall’assolo di violino che richiama il tema dei signori delle praterie del film di Peter Jackson, e “Das Elfte Gebot”.
Possiamo tranquillamente capire che questo tipo di power metal non piaccia a tutti, ma siamo rimasti stupiti nel vedere pochi giovani nel pubblico – a meno di non voler chiamare giovani i trentenni di oggi: segno che forse non troveremo (ancora?) il ricambio generazionale in questo genere, ma comunque siamo sicuri che vedremo un numero nutrito di fan anche ai prossimi concerti di questo tipo.
Setlist:
SGFRD Dragonslayer
Memento Mori
Untot im Drachenboot
Metfest
Bastard von Asgard
Valhalla Calling (Miracle of Sound cover)
Ultima Nocte
Schubsetanz
Kampfzwerg
Berzerkermode
Valkyren
Highlander
Uruk-Hai
Drums solo
Dragostea din tei (O-Zone cover)
Die Hörner hoch
Warriors of the World United (Manowar cover)
Rohirrim
Das Elfte Gebot
DOMINUM
ORDEN OGAN
FEUERSCHWANZ