24/11/2022 - FINNTROLL + SKÁLMÖLD + BRYMIR @ Revolver Club - San Donà Di Piave (VE)

Pubblicato il 02/12/2022 da

Di Bianca Secchieri

I troll finlandesi sono tornati nel nostro Paese accompagnati da Skálmöld e Brymir e noi abbiamo presenziato alla prima data italiana del “Vredesvävd European Tour 2022” che, dopo la tappa veneta, ha toccato Roma per poi risalire a Milano.
Arriviamo allo scoccare delle 19:30, orario previsto di inizio concerti, quando il pubblico sta ancora affluendo. Quasi certamente è per questo che l’avvio la serata tarda a prendere avvio, dato che intravediamo la band di apertura indugiare nel backstage sopraelevato.
Ne approfittiamo per dare un’occhiata al merchandise e guardarci intorno: il Revolver si conferma un club accogliente, nonostante solitamente ospiti serate di tutt’altro tipo (o magari proprio per questo): l’assetto è quello di una discoteca su più livelli con divanetti e tavolini, sistemazione assai apprezzabile in caso di lunghi festival o se si intende mangiare un boccone.
Prima di entrare nel vivo dei concerti vorremmo fare un paio di considerazioni generali sull’esito della serata: la prima in merito all’affluenza, perché un locale di dimensioni medio-grandi praticamente pieno a fine novembre, nel veneziano, è stata una bellissima sorpresa. La seconda è ‘generazionale’: le band presenti non sono certo di primo pelo, e il viking/folk/pagan metal in generale non si può definire l’ultimo trend musicale (anzi), eppure sono molti gli adolescenti accompagnati dai genitori e gli appena ventenni presenti tra il pubblico, segno di interesse e reale partecipazione da parte delle cosiddette ‘nuove leve’, giovanissimi che evidentemente non sono tutti davanti alla tv a guardare “X-Factor” (giusto per sfatare qualche luogo comune).

BRYMIR
Tornando alla nostra narrazione: tempo mezz’ora e il locale è decisamente più popolato, così finalmente si spengono le luci e i Brymir fanno il loro ingresso sul palco, interrompendo la lunga attesa (e un dj-set dal gusto alternative che stride parecchio con l’atmosfera della serata).
I ragazzi di Helsinki, per la primissima volta in Italia, appaiono da subito carichi di energia e più che mai desiderosi di coinvolgere e divertire. Il frontman Viktor Gullichsen scherza con il pubblico cercando l’interazione: la risposta è decisamente positiva considerando che alla domanda “quanti di voi ci hanno ascoltato prima di oggi?” siamo solo in nove ad alzare la mano. Nonostante questo i presenti – sempre più numerosi – seguono e sembrano apprezzare il mix di death melodico, pagan e power metal proposto dai musicisti finlandesi, che si rifanno parecchio al sound dei concittadini Ensiferum (non a caso il primo nome della band era LAI LAI HEY, dall’omonimo brano tratto da “Iron”).
La scaletta pesca interamente dagli ultimi due lavori, ovvero il recentissimo “Voices In The Sky” e “Wings Of Fire” del 2019: “Ride On” è dedicata alla memoria di un caro amico scomparso, mentre “Starportal” celebra la passione dei ragazzi finlandesi per la fantascienza. “Fly Away” diventa il volano per una considerazione sulla dipendenza dai social media che ci affligge tutti, alimentata da chi ne trae un profitto economico o ideologico (in modo più o meno trasparente). Questo breve momento ‘filosofico’ si conclude con un prosaico “fuck you Zuck” che chiude la questione e lascia il posto ad uno dei brani appunto più vitaminici del set.
La prestazione dei Brymir è buona, loro si rivelano musicisti molto professionali e carichi di voglia di suonare, elementi che compensano una qualità del suono certo non eccelsa: i volumi sono altissimi e il mix è sbilanciato in favore della sezione ritmica. La loro proposta non è sicuramente nuova né originale, ma i cinque scandinavi sanno muoversi sul palco e il loro entusiasmo finisce per avere la meglio sul resto. Niente di imperdibile ma un buon ed onesto antipasto in attesa dei gruppi principali.

SKÁLMÖLD
Il cambio palco è veloce, tanto che quando gli islandesi attaccano – pochi minuti prima delle 21 – siamo ancora al bancone in attesa di recuperare qualcosa dalla cucina. È da qualche anno che non incrociamo la band e siamo davvero felici di poterlo fare dopo l’annuncio dello ‘stop’ comunicato da Snæbjörn Ragnarsson, Björgvin Sigurðsson e soci a metà 2019. Ma soprattutto siamo contenti di aver visto uno show che si è dimostrato ben oltre le nostre aspettative, per livello qualitativo e coinvolgimento.
Gli Skálmöld hanno sviluppato un approccio particolare al viking/folk metal, che potremmo definire meno ‘ministeriale’ e canonico di molti loro colleghi, a tratti scanzonato in senso quasi punk (vedi l’opener “Gleipnir”), a tratti profondamente evocativo (“Narfi”). Spesso vivono di contrasti tra frangenti ora epici, ora delicati, ora violentissimi, tanto che la struttura dei brani sfocia persino nel progressive, ancor più in sede live. I musicisti di Reykjavík appaiono da subito coesi e in ottima forma, a loro agio nonostante il non troppo spazio fisico a disposizione (il palco non è piccolo ma nemmeno sei islandesi lo sono!) e gli spettatori – ormai davvero numerosi – sono attentissimi all’esibizione.
Tra gli highlight della serata troviamo due lunghe suite: “Mara”, un brano che molto deve al metal classico in generale (e ai Maiden in particolare) ma che porta l’inconfondibile marchio Skálmöld, perennemente in bilico tra eleganza e un approccio estremamente diretto ed abrasivo, e soprattutto “Móri”, anch’essa tratta dal sottovalutato “Sorgir”: il delicato intermezzo di voce femminile centrale è uno dei momenti più belli e perfino toccanti del concerto. Citiamo ancora “Miðgarðsormur”, un pezzo che potremmo definire avant-garde viking (vagamente alla Solefald) presente solo sul live album “10 Year Anniversary – Live in Reykjavík”, che mette in risalto le particolarità e il timbro delle diverse voci dei ragazzi islandesi, che trovano tutti e cinque spazio a fianco di Björgvin Sigurðsson, autore delle linee vocali principali. L’energia sprigionata è davvero notevole, così come le fitte trame tessute dai tre chitarristi della band, che chiude un set infuocato sulle note della sua canzone più famosa, quella “Kvaðning” che fa (ulteriormente) impazzire la folla.
Gli Skálmöld ricevono i saluti forse più sentiti e calorosi di tutti, lasciando i presenti con un sorriso stampato sul volto e la voglia di recuperare dischi abbandonati da tempo (o almeno per noi è così).

Setlist:
Gleipnir
Brúnin
Narfi
Mara
Miðgarðsormur i
Niflheimur
Móri
Niðavellir
Að Vetri
Kvaðning

FINNTROLL
L’attesa per gli headliner è più lunga (o forse è solo l’impazienza) e i preparativi maggiormente curati e laboriosi: la crew dei finlandesi si prende il tempo per un ulteriore mini-soundcheck, che si rivela probabilmente necessario, perché l’assetto dei troll delle foreste è molto diverso da quello degli Skálmöld, e alla fine la band avrà i suoni migliori della serata. L’atmosfera è carica di aspettativa e i ranghi tra il pubblico ancora più serrati: il gruppo fa il proprio ingresso avvolto dalla nebbia sulle note finali dell’intro che conduce al violento “Att Döda Med En Sten”, primo estratto dall’ottimo “Vredesvävd”, l’ultimo album in studio, rilasciato ormai un paio di anni fa. Ricordiamo che l’intero tour registra – come sempre dal 2005 – l’assenza di Trollhorn (al secolo Henri Sorvali), membro fondatore di Finntroll – e Moonsorrow – oltre che tastierista e chitarrista.
La band parte in quarta e appare in forma smagliante: il frontman Vreth non parla molto ma svolge benissimo il suo ruolo di narratore e punto focale dell’attenzione di un’audience coinvolta e partecipe. I Finntroll si sono sempre contraddistinti per essere autori di un folk metal che moltissimo deve al black, una commistione che, seppur più evidente nel meraviglioso debutto “Midnattens Widunder”, è continuata anche in seguito, quando il sound si è ammorbidito. Questo approccio alla scrittura fa sì che le sonorità del gruppo di Trollhorn, Skrymer e Tundra siano decisamente più oscure rispetto a quelle di altri ‘colleghi’ che hanno raggiunto la popolarità negli stessi anni, primi fra tutti i Korpiklaani. E in effetti i Finntroll portano sul palco note gelate che profumano davvero di nord-europa, foreste stregate e malvagie creature che dimorano sotto la neve, nel folto dei boschi, merito soprattutto delle tastiere.
La scaletta, di tutto rispetto, attinge dall’intera discografia, con una predilezione per “Nattfödd”, l’album che ha permesso ai nostri di fare breccia nel ‘grande pubblico’ metal, per quanto sempre lontani dal mainstream vero e proprio, è bene ricordarlo. Un pochino bistrattato solo il memorabile “Ur Jordens Djup”, dal quale viene eseguita solamente “Nedgång”.
I brani tratti da “Vredesvävd”, eseguiti per la prima volta sul palco, reggono benissimo la prova del live, inserendosi tra i pezzi più black metal-oriented della discografia dei finlandesi, e ottenendo un ottimo riscontro di pubblico. Emoziona “Svartberg”, ripescata dal lontano debutto, con il suo incedere ipnotico e maligno, mentre “Nattfödd” e la ‘hit’ “Trollhammaren” mandano letteralmente in visibilio gli astanti, che si scatenano tra canti e moshpit. Stesso discorso per la danzereccia “Under Bergets Rot”, che apre l’encore, seguita da un altro classico, quella “Jaktens Tid” che coniuga perfettamente melodie tradizionali,  ritmiche in stile ‘polka’ e aggressività metallica. C’è ancora spazio per la rocciosa ed epica “Midvinterdraken”, tratta da “Blodsvept”, disco spesso ingiustamente snobbato dai più.
Siamo giunti alla fine del nostro viaggio immaginario nella Finlandia più magica, gelata ma non inaccessibile, anzi capace di accendere il fuoco nei presenti. Molti, tra i puristi del metal estremo, continueranno ad alzare le sopracciglia davanti ad una band arrivata al successo commerciale e capace di far ballare il suo pubblico, peccati immondi e imperdonabili per qualcuno; dal canto nostro, corriamo verso l’auto nel freddo della notte sulle note registrate della fatata “Svampfest”, il sorriso sulle labbra e una rinnovata carica per affrontare la giornata lavorativa seguente, che compensa il poco sonno alle spalle. In fondo il bello dei concerti crediamo sia proprio questo.

Setlist:
Att Döda Med En Sten
Nedgång
Ylaren
Människopesten
Den Frusna Munnen
Solsagan
Svartberg
Slaget Vid Blodsälv
Fiskarens Fiende
Ormfolk
Nattfödd
Trollhammaren
Skogsdotter
Mask

Encore:
Under Bergets Rot
Jaktens Tid
Midvinterdraken
Svampfest

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