Report di Dario Onofrio
Foto di Benedetta Gaiani
La primavera ha appena fatto il suo trionfale ingresso nella routine del capoluogo meneghino, con temperature ideali per una passeggiata nelle Orobie, ma il 30 marzo quello che è avvenuto è stato probabilmente un esodo al contrario.
Centinaia di persone, infatti si apprestano a raggiungere il Legend Club per l’ultima data nella ribattezzata ‘Taberna dei Folkstone’. Ed ecco quindi che la location milanese si colora di fotografie della band, copertine dell’ultima prova in studio, e un cartello trionfale che la ha rinominata per tre giorni: una operazione di personalizzazione e di residenza artistica per far sentire i fan, sia quelli di una vita che quelli più recenti, come se fossero a casa.
Che festa può esserci, infatti, per l’uscita dell’ultimo “Natura Morta”, se non un appuntamento per chi ha sempre amato questa band e la conosce dai tempi in cui suonava nei piccoli club? Lore e Roberta, infatti, hanno deciso di festeggiare stando il più possibile vicini ai fan come una volta.
Inizialmente, il concerto doveva svolgersi solamente sabato 29 marzo, ma, per un ovvio sold-out praticamente istantaneo, sono state aggiunte successivamente due date, rispettivamente il 28 e il 30: noi siamo andati a vedere l’ultima delle tre esibizioni, dove abbiamo ritrovato quelle persone che seguivano (e continuano a farlo) il gruppo un po’ dappertutto.
Insomma: una serata per veri fan del combo bergamasco, ma anche per chi forse li ha persi un po’ di vista ma voleva comunque omaggiare una delle poche band italiane che gira attorno al metal capace di riempire locali enormi e palazzetti, ma che è lo stesso perfettamente a proprio agio in una dimensione più raccolta. Vediamo come è andata!
Alle sette e un quarto salgono sul palco le ERISU, un quartetto femminile che apre le danze, in modo letterale, della serata. Quello che viene proposto è infatti uno show ricco di canto e coreografie… Ma senza una band dietro, utilizzando delle basi preregistrate.
Se inizialmente la cosa fa alzare a più di uno dei presenti un sopracciglio, mano a mano che si va avanti nello svolgimento dello show c’è addirittura chi esce dal locale. In effetti, il progetto delle quattro cantanti che pare abbia alle spalle diversi ospiti illustri provenienti dal giro dei Death SS non convince per niente, specialmente a una serata del genere dove il gothic elettronico poco azzecca con le sonorità che arriveranno di lì a poco.
Quello che resta di questa esibizione sono coreografie e balli ben studiati, ma francamente un po’ troppo sopra le righe per la serata che ci si prospetta. Non dubitiamo che le quattro sacerdotesse sappiano cosa stiano facendo, ma sinceramente abbiamo trovato la loro esibizione un po’ fuori luogo.
Il tempo di uscire a rifocillarsi con una birra che il Legend è già pieno fino a scoppiare: con una mezz’oretta di ritardo sulla tabella di marcia, si dà finalmente inizio alla festa ‘in taberna’. I FOLKSTONE fanno il loro ingresso trionfale su “Alabastro”, la prima traccia della nuova fatica in studio, che travolge i presenti e comincia a far partire il solito pogo di questi concerti.
Lore, Roby, Mauri e soci appaiono visibilmente provati dalla tre giorni che si chiude, ma non per questo il loro show è meno carico di carica e furia folkeggiante: una dietro l’altra partono “Nella Mia Fossa”, la nuovissima “Mediterraneo” e “Nebbie”, mentre il sudore e la foga del pubblico si fanno sempre più vivi mano a mano che si procede. Almeno fino alla sesta “Freri”, non c’è un attimo di pausa: la sezione ritmica capitanata da Edo e da Luca, ormai in formazione da più di dieci anni, macina riff e rullate come se non ci fosse un domani, mentre Maurizio dà il fiato, coadiuvato da Roberta, su qualsiasi strumento presente sul palco. Anche Marco e Gianka, gli altri due elementi della formazione che si occupano fondamentalmente di strumenti tradizionali, dimostrano ormai di essersi integrati perfettamente alla sede live.
Il Lore è diventato uno showman navigatissimo ed, anzi, è tutta la band che ha ormai raggiunto una professionalità e una maturazione da manuale, ma d’altronde gli anni all’attivo (scioglimento a parte) non sono pochi: anche i nuovi pezzi dove a cantare sono entrambi i due volti più noti della band dal vivo acquisiscono una carica tutta nuova, come la malinconica “Fragile”, o la rocciosa “Lacrime di Marmo”, sulla quale viene anche consegnato alla band uno striscione proveniente dalle Alpi Apuane.
Poche chiacchiere, tanta musica suonata con la volontà di uno schiacciasassi sotto al quale orde di persone sudate si divertono e cantano a squarciagola, indipendentemente da contesto e provenienza: questi sono i live dei Folkstone, con continui ringraziamenti a chi dal tempo segue le avventure del combo in lungo e in largo, mentre si balla anche su pezzi acustici come “Mala Tempora Currunt”.
Non mancano anche momenti divertenti come quando, incautamente, la Roby si fa offrire dal pubblico un sorso da una bottiglia piena di liquido trasparente… Che si scopre essere sambuca e che le impedisce di cantare l’ultima strofa di “Mercanti Anonimi”, o quando su “Prua Contro il Nulla” i presenti si mettono a vogare in mezzo al mosh: pratica da sempre divisiva nel mondo del metal, ma in mezzo alla marmaglia dei Folkstone molto apprezzata da tutti. Anche qui, è indubbio che pezzi come “Vuoto a Perdere” e “La Fabbrica dei Perdenti” sono stati scritti appositamente per la sede live, visto che il Legend esplode di cori e spintoni quando i due brani vengono suonati.
La tensione è talmente alta e il concerto talmente sentito che qualcuno cerca anche di salire sul palco quando attacca uno dei classici della band: “Omnia Fert Aetas”, che ci porta a respirare un po’ dopo quasi un’ora e mezza con pochissime interruzioni, mentre il finale non può che essere affidato da “Anime Dannate” e “Con Passo Pesante”.
Ma è davvero la fine? Forse no, perché dopo l’outro acustica con “Rocce Nere”, parte la versione metal della stessa canzone, intramontabile classico che accompagna i live dei bergamaschi sin dal disco d’esordio.
Potranno piacere o non piacere, potranno essere divisivi quanto vogliamo, ma è indubbio che i Folkstone siano ormai diventati un punto di riferimento per una certa scena, sempre pronti a saltare su un palco per far pogare e cantare il pubblico. I pezzi di “Natura Morta”, dal vivo, sono ancora meglio che su disco: segno che questa band è nata per fare concerti.
Il futuro? Dopo il tour estivo si vedrà, nel frattempo noi andiamo ad allacciarci gli scarponi per partire per un bel viaggio sulle montagne…
Setlist Folkstone:
Alabastro
Nella mia Fossa
Mediterraneo
Nebbie
Diario di un Ultimo
Freri
Resta Qui
Natura Morta
Fragile
Brindo Otra Vez
Appennino
Mala Tempora Currunt
Macerie
Lacrime di Marmo
Mercanti Anonimi
Scarpe Rotte
Persia
Vuoto a Perdere
In Caduta Libera
Prua Contro il Nulla
Encore:
La Fabbrica dei Perdenti
Omnia Fert Aetas
Anime Dannate
Con Passo Pesante
Rocce Nere (acustica)
Rocce Nere
ERISU
FOLKSTONE