Report a cura di Elio Ferrara
I tour d’addio, per loro stessa definizione, sono qualcosa di triste, un commiato di un gruppo da un pubblico che per tanti anni lo ha sostenuto, incoraggiato, supportato. Il rovescio della medaglia, però, è che proprio per quest’ultima occasione i fan dimostrano tutto il proprio affetto con una partecipazione e un calore straordinario, tanto che, come sappiamo, non sono mancati casi di tour d’addio talmente trionfali che poi i protagonisti alla fine ci hanno ripensato. Probabilmente non sarà questo il caso dei Folkstone, i quali, pur avendo pubblicato quest’anno un nuovo album, “Diario Di Un Ultimo Giorno”, hanno poi comunque annunciato il loro scioglimento. Bisogna riconoscere come la band bergamasca, in quindici anni di carriera, sia riuscita a costruirsi una credibilità ed un seguito notevoli, definendo un proprio stile con il cantato in italiano e un folk metal che si avvale dell’utilizzo di strumenti vari quali cornamuse, arpe, flauti, ghironde e chi più ne ha più ne metta. A conferma di ciò, l’Alcatraz di Milano è davvero gremito, con un’accoglienza che, di solito, viene riservata solo ai gruppi importanti, quali i Folkstone hanno dimostrato di essere.
Il concerto inizia puntuale e il locale è ormai pieno a tal punto che ci chiediamo se non fosse stato il caso di prevedere una location più grande: ci si ritrova infatti semplicemente in un bagno di folla, di fronte ad un palco con una scenografia molto semplice, senza schermo o nient’altro che possa agevolare la possibilità di cogliere tutte le sfaccettature di un concerto che si rivelerà ricco di emozioni, a meno che non si fosse proprio tra le primissime file.
Ad ogni modo, si parte subito con un paio di brani tratti dal nuovo full-length, “Diario Di Un Ultimo Giorno”, ovvero la title-track e “I Miei Giorni”. Ci sarà spazio per qualche altro brano tratto dall’album, come “Escludimi”, cantato da Roberta, “Astri” e “La Maggioranza”, ma possiamo dire che, di fatto, il set per questa occasione, visto che si tratta di un tour d’addio, diventa quasi una sorta di best of della band, decisa a ripercorrere, in poco più di due ore, un po’ tutta la propria carriera. I ritmi sono dunque serrati e i brani vengono proposti in rapida successione, addirittura si ha quasi la sensazione, talvolta, che non sia ancora finita una canzone che già parta la successiva. Si va dunque un po’ di corsa, a dimostrazione di come la band sia intenzionata a suonare quante più canzoni possibile. Vengono perciò riproposti brani tratti praticamente da tutti gli album (tranne “Sgangogatt”, ma quello è un disco particolare, con le sue peculiarità), pescando in maniera massiccia soprattutto da “Oltre…L’Abisso” (“In Caduta Libera”, “Respiro Avido”, “Le Voci Della Sera”, “Mercanti Anonimi”, cantata in duetto da Lore e Roberta, “Nella Mia Fossa”, “Prua Contro Il Nulla”) e da “Il Confine” (tra le altre: “Nebbie”, “Frammenti”, la title-track, “Non Sarò Mai”, “Omnia Fert Aetas”), senza però trascurare i primi dischi, ovvero l’omonimo “Folkstone” e “Damnati Ad Metalla”. Nella prima parte, comunque, sono state inserite in scaletta anche canzoni che non venivano suonate da un po’, come ad esempio “Terra Santa”, o qualche altra più recente. Nella seconda parte, invece, la band è apparsa più rilassata e meno di fretta, più tranquilla nel gestire i tempi e quasi ansiosa di dialogare e coinvolgere il pubblico, mostrando di tanto in tanto anche qualche cartellone o bandiera con messaggi di affetto scritti per loro: ovviamente abbiamo visto anche frasi che specificavano i tanti chilometri dovuti fare per poter presenziare a quest’evento, come purtroppo di solito spesso avviene per chi vive al sud. Insomma, tutte testimonianze di un affetto ed un calore davvero entusiasmanti, tanto che, in qualche occasione, i membri del gruppo sembravano quasi cercare di trattenere una certa emozione.
Lore, quindi, pare più propenso ora ad introdurre e presentare le varie canzoni e la band dedica ampio spazio ai suoi brani più famosi, cantati praticamente da tutti a squarciagola: quando si arriva a “Prua Contro Il Nulla”, “Anime Dannate”, “Non Sarò Mai” (per la quale la band rivendica ancora una volta cosa non è stata o, meglio, come abbia rinunciato per coerenza a conformarsi ad una serie di situazioni) e “Con Passo Pesante” ormai il pubblico ha quasi preso il sopravvento ed è un continuo susseguirsi di cori. Quando il concerto finisce, nonostante i numerosi bis, si prolungano richieste del tipo: “Non ce ne andiamo se non ne fate un’altra”. Il cantante specifica come non sia possibile protrarsi oltre le 23.30 (sì, lo dice in maniera un po’ più colorita, ma non è il caso di riportare la frase esatta in questa sede), ma decide di improvvisare “Luna”, una canzone nel suo dialetto, che lui da solo canta accompagnandosi con una chitarra acustica. Tra le ovazioni e anche un pizzico di commozione, la tanta gente presente all’Alcatraz ha dunque salutato la band e, siccome gli addii non sono mai piacevoli, ce lo immaginiamo comunque come un arrivederci: in fondo, in futuro, chissà, mai dire mai.
Setlist:
Diario Di Un Ultimo Giorno
I Miei Giorni
Nebbie
Frerì
Escludimi
Frammenti
In Caduta Libera
Astri
La Maggioranza
Terra Santa
Scintilla
Respiro Avido
Le Voci Della Sera
Mare Dentro
Il Confine
Folkstone
Mercanti Anonimi
Un’Altra Volta Ancora
Rocce Nere
Encore:
Nella Mia Fossa
Prua Contro Il Nulla
Anime Dannate
Non Sarò Mai
Con Passo Pesante
Omnia Fert Aetas
Extra Encore:
Luna