Nuovo tour per i Forgotten Tomb, impegnati nella promozione del recente “…And Don’t Deliver Us From Evil”. Questa volta il gruppo nostrano fa le cose in grande e riesce a visitare paesi in cui ancora non era riuscito ad esibirsi in quasi quindici anni di carriera. Londra e l’Inghilterra riescono quindi per la prima volta ad ospitare un concerto di Herr Morbid e compagni e la risposta del pubblico è soddisfacente, con un sold out mancato solo per una ventina di biglietti. Registrata l’assenza degli opener Gallow God, bloccati per motivi di salute, tocca agli Isole dare fuoco alle polveri davanti ad una sala già piuttosto piena…
ISOLE
I doomster svedesi hanno alle spalle una discografia corposa e stasera si presentano nella capitale potendo contare su qualche fan giunto addirittura appositamente per loro. Purtroppo l’incipit dello spettacolo non è dei migliori, con dei suoni impastati e un microfono che non sembra funzionare bene. Per fortuna, le cose vengono sistemate molto celermente e il gruppo inizia ad esprimersi su livelli più che dignitosi. Piace che i chitarristi e il bassista si dividano quasi equamente le linee vocali, sporcando qua e là delle trame altrimenti molto classiche, alla Candlemass e Solitude Aeturnus, con qualche intervento più aggressivo e una carica old school più accentuata. Gli Isole sembrano divertirsi sul palco, dispensano sorrisi e, in generale, appaiono sì concentrati ma senza prendersi troppo sul serio. Il pubblico apprezza sia la proposta che l’attitudine, concedendo diversi applausi, anche se a tratti si ha l’impressione che i brani del quartetto, dalle strutture un po’ scontate, vivano di momenti piuttosto che di un’ispirazione costante. In ogni caso, problemi di suono a parte, lo show centra il bersaglio.
EREB ALTOR
È con una certa sorpresa che notiamo che gli Ereb Altor siano gli Isole con un monicker diverso. Stessi musicisti, ora però visibilmente più aggressivi, con tanto di colori di guerra sul volto e le braccia. La proposta di questa incarnazione vira più su un viking/epic metal dalle tinte bathoryane, anch’esso non originalissimo, ma vigoroso e concreto. I cori epici si sprecano in quasi tutte le tracce proposte, peraltro ben gestiti dai cantanti, che con tre voci possono anche fare a meno di eccessive basi. Sul fronte chitarristico, Quorthon e primissimi Manowar la fanno da padrone, anche se a tratti si sente anche una componente black metal che rende qualche accelerazione un po’ più maligna. Il quartetto appare effettivamente trasformato sotto questo monicker: la presenza scenica è più irruente, non si vedono sorrisi e il pubblico viene spronato più a volte a partecipare maggiormente, come se la malinconia e i toni più rilassati degli Isole appartenessero ad un passato remoto. Gli Ereb Altor raccolgono ben presto i favori degli astanti e addirittura diventano gli idoli di qualcuno quando nel finale sfoderano una scontata ma riuscita cover di “Twilight Of The Gods”. I quattro svedesi devono senz’altro dirsi soddisfatti della risposta che i loro due progetti hanno rucevuto questa sera.
FORGOTTEN TOMB
Si cambia registro – e di parecchio – con l’arrivo degli headliner, alfieri di una proposta musicale e di un’attitudine molto diverse da quelle dei supporter scandinavi. La passionalità e l’irriverenza dei Forgotten Tomb emergono con prepotenza sin dai primissimi secondi di “…And Don’t Deliver Us From Evil”, con Herr Morbid che esclama perentorio “London, here comes the pain!”. I suoni risultano subito più che buoni e la replica della folla è assolutamente entusiasta. Evidentemente, molti dei presenti hanno atteso per anni questo momento e tra le prime file si respira effettivamente un’eccitazione contagiosa, che spesso sfocia in salti, pogo e cori. Musicisti e pubblico sono a strettissimo contatto non essendoci nè transenne nè un palco di grandi dimensioni: con gli uni di fronte agli altri, si assiste ad uno scambio di energie assai emozionante, con il gruppo che pare cercare di tenere le pause al minimo proprio per non interrompere questo flusso. La scaletta è curiosa, con ben due pezzi estratti dal datato “Springtime Depression”, ma probabilmente ognuno degli astanti riesce a trovare un suo momento topico, visto che quasi tutti i full-length sin qui pubblicati riescono a trovare almeno un piccolo spazio all’interno dello show. A nostro avviso, il meglio arriva con il recente singolo “Deprived”, traccia che sublima tutti gli elementi chiave della musica dei Forgotten Tomb – qui denotando, tra l’altro, una coesione ed un groove notevolissimi – e con il medley “Disheartenment / Alone / Steal My Corpse”, che svela il lato più viscerale dei black-doom metaller nostrani e la loro straordinaria capacità di risultare maliziosi ed orecchiabili allo stesso tempo. Davanti ad una performance come questa, in cui il quartetto non ha davvero sbagliato una virgola, irretendo la platea dal primo all’ultimo minuto, non possiamo fare altro che decretare la piena maturità raggiunta dai Forgotten Tomb. Non solo i Nostri possono vantare un repertorio di grande spessore, ma anche una presenza live di tutto rispetto e, soprattutto, un pubblico nutrito e devoto, che giustamente li acclama come formazione ormai affermata. Insomma, sicuramente una gran bella serata per i ragazzi emiliani e, per quanto ci riguarda, uno dei migliori concerti ai quali abbiamo assistito ultimamente.
Setlist:
…And Don’t Deliver Us From Evil
Todestrieb
Deprived
Daylight Obsession
Spectres Over Venice
Disheartenment / Alone / Steal My Corpse