- FRANTIC FEST 2023 @ Tikitaka Village - Francavilla Al Mare (CH)

Pubblicato il 04/09/2023 da

Report di Sara Sostini e Dario Onofrio
Fotografie di Benedetta Gaiani ed Enrico Dal Boni

“Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso maLe”: parafrasando un po’ il testo di una famosa canzone italiana, si potrebbe riassumere così il Frantic Fest.
Il festival di Francavilla al mare, in provincia di Chieti, è sempre più un polo di attrazione per gli ascoltatori di metal (più o meno) estremo: vuoi per posizione geografica – in centro Italia e per di più vicino al mare, appunto – e vuoi per proposta musicale, sicuramente varia ma volta principalmente verso panorami death, doom, black con una spolverata di punk e hardcore a condire il tutto, i tre giorni (tradizionalmente all’indomani di ferragosto) in quel del centro sportivo Tikitaka Village richiamano, anno dopo anno, centinaia di spettatori un po’ da tutta la penisola e non solo.
Tornare anche per quest’anno a transumare tra i due palchi, i vari stand di distro e merch vario presenti, respirando a pieni polmoni l’odore di mare e arrosticini, ha un po’ l’impressione di un ‘rientro a casa’: ed è proprio in quell’atmosfera un po’ zingaresca, spartana e soprattutto gioviale che sta il vero valore aggiunto dell’evento, vissuto da pubblico, organizzatori, addetti ai lavori (e spesso anche dai musicisti) come una sorta di ‘raduno di famiglia’ cui è davvero bello partecipare ogni anno, pronti a godersi tre giorni di musica pesante, violenta e sulfurea.
Dopo lo stop per la pandemia e l’edizione ‘di ripartenza’ del 2022 (funestata da un distruttivo nubifragio il secondo giorno), l’organizzazione ha scelto di continuare a costruire, piano piano, una proposta più completa e variegata sia a livello musicale, con l’aumento dei gruppi presenti nel bill e una sempre accurata attenzione a gemme più o meno oscure che di volta in volta brillano nell’underground, che a livello logistico: ecco quindi comparire un salvifico tendone nell’area che ospita il palco più piccolo, vera e propria oasi nelle ore più calde del pomeriggio, e la messa in atto di un sistema di pagamenti cashless per cibo e bevande (con prezzi comunque umani) attraverso una carta ricaricabile fornita all’entrata. Nonostante qualche intoppo iniziale i primi giorni, crediamo che quest’ultima innovazione possa essere davvero una valida alternativa ai gettoni/token visti gli anni passati.
Certo, non mancano intrattenimenti laterali per chi vuole godersi l’atmosfera più goliardica e scanzonata da open air – dal seguitissimo “SaraPanda”, gioco a premi per chi indovina classici e chicche del metal a trecentosessanta gradi, al non semplice ”Indovina il logo” per i più intrepidi, fino alla possibilità di introdurre nell’area festival gonfiabili e abbigliamenti bislacchi – ma la musica alla fine è quello che conta, a tessere più di un ponte tra generi ed età anagrafiche differenti, con una presenza forte di ‘nuove generazioni’ nel pubblico a infondere nuovo entusiasmo e vitalità sotto al palco.
Insomma, anche quest’anno non siamo tornati indietro delusi: a voi il racconto di tre giorni (più uno) sudatissimi e intensi.

MERCOLEDÌ 16 AGOSTO (OPENING PARTY)
Dopo un lungo viaggio in treno, mettiamo piede nel tardo pomeriggio del mercoledì sulla strada polverosa e ciottolata che porta al Tikitaka, accolti dalla familiare vista di persone che allestiscono la propria tenda nell’area campeggio, rumori di soundcheck e prime birre spinate.
Familiarizzato con le procedure di ricarica e pagamento della carta per il mangiare e bere, ci godiamo il primo tramonto abruzzese in attesa dei concerti.
Ad aprire le danze sul calar della sera c’è il quartetto dei giovanissimi SLYTHER, direttamente dalla vicina Pescara, che ci intrattiene con qualche pezzo dal sapore thrash come la loro originale “Madness” e qualche cover dei Metallica. La giovane età del combo ispira subito allegria e voglia di scapocciare, anche se la maggior parte del pubblico reagisce più che volentieri al successivo concerto degli HOBBIT MOTHERFUCKERZ, cover band dei Turbonegro sempre dalla città abruzzese.
Questi ultimi suonano, pittati e (s)coperti di azzardate mise in pelle nera, un set che ha fatto felici tutti i fan dei norvegesi, con pezzi come “Prince Of The Rodeo” immancabili in questa situazione. (Dario Onofrio)
La vera curiosità della serata è però il concerto degli HEAVY ARTILLERY, moniker dietro al quale si uniscono Alan ‘Nemtheanga’ Averill di Primordial e Dread Sovereign al basso, il batterista di questi ultimi e Conan Johnny King (entrambi presenti come il prezzemolo sopra e sotto al palco per tutta la durata del festival) e Shauny Cads (Unyielding Love) alla chitarra.
Le intenzioni, già chiare dal nome, sono rese evidenti dalla scaletta della serata – celebrare l’amore dei tre per alcune formazioni cardine per la storia del metal estremo in una riproposizione, slabbrata e lurida, di alcuni classici nerissimi di Venom, Celtic Frost ed Hellhammer, passando per G.G. Allin, “Ace Of Spades” dei Motorhead e arrivando alla chiusura con “Zombie Ritual” dei Death, abbandonata a metà perchè “non ce la ricordiamo, scusate e buonanotte”, parole testuali di Alan.
Carina l’idea e bella l’attitudine dei tre, menefreghista e riottosa quanto basta, però ci aspettavamo qualcosa di più in termini di resa. (Sara Sostini)

Artista: Heavy Artillery | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 16 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Guarda le foto dell’opening party.

 

GIOVEDÌ 17 AGOSTO
Il primo giorno vero e proprio di Frantic Fest si apre all’insegna della canicola più assassina, cui non si sfugge nemmeno sotto alla tensostruttura che quest’anno ospita il palco più piccolo, sul quale si alterneranno i primi tre gruppi di ciascun giorno.
Mentre il sole abbrustolisce i più intrepidi che siedono nelle aree con tavoli e panche (ai quali forse un po’ di copertura in più proprio in virtù del clima torrido non sarebbe guastata, tutto sommato), gli SVART VINTER provano a raffreddare l’atmosfera attingendo dalla sacra fonte del black metal da cui si sono abbeverati in principio ad esempio gli Immortal.
Gli estratti da “Mist”, opera prima dei cinque capitolini, sono debitori di un amore, dichiarato a suon di riff acuminati e batteria drittissima, per i signori di Blashyrkh e presentano un discreto tiro in sede live, nonostante una certa staticità sul palco da parte di un po’ tutta la formazione – non sappiamo se per il caldo, sicuramente maggiore sotto cappucci e mantelli, oppure perché ancora non propriamente rodati in sede live, ma sono comunque una inaugurazione affatto male per una giornata quasi tutta all’insegna delle sonorità più scure e affilate. (Sara Sostini)
I BOSCO SACRO sono una delle formazioni avant-garde nostrane più interessanti che ci siano in giro al momento, e la loro performance, che prevede l’esecuzione dell’intero debutto “Gem”, è davvero particolare nonostante il caldo che non accenna minimamente a demordere.
Giulia Parin Zecchin sembra veramente una sacerdotessa impegnata a condurre un rito pagano, mentre i suoi sodali, fra pedali e chitarre suonate con l’archetto, creano un hummus sonoro ipnotico dal quale esce appunto un bosco intero di emozioni, che da una parte lascia interdetti molti spettatori, dall’altra invece strega parte della platea (o almeno, quelli non ancora del tutto tramortiti), specialmente nella seconda metà dell’esibizione, in cui l’intero gruppo sembra acquistare più impeto sciamanico e potenza di suono. (Dario Onofrio)
Mentre ci riproponiamo di valutare le suggestioni ambient del quartetto italiano in un contesto magari differente, i NUBIVAGANT fanno il loro ingresso sul palco per uno dei concerti, a parere di chi scrive, più belli e intensi dell’intero festival: non importa quanta luce ci sia, non importano i gradi percepiti, perché quando Omega (al secolo Gionata Potenti, già in Frostmoon Eclipse e Darvaza, solo per citare un paio di nomi) comincia a suonare – coadiuvato per l’occasione da un batterista parimenti incappucciato – si aprono, sopra Francavilla, vuoti cosmici in cui è inevitabile affogare.
Nei riff ipnotici e ossessivi, nella voce, ora melodiosa e ora stridula, a tratti quasi salmodiante, nel ritmo ossessivo di doppia cassa e rullante si rincorrono visioni mistiche (amplificate dai due occhiuti banner che fiancheggiano la coppia di musicisti), strade iniziatiche e un cuore pulsante di energia esoterica che ci strega durante “Into Eternal Night” e soprattutto la cadenzata “Clothed With The Sun”, entrambe estratte dall’ultimo “The Wheel And The Universe”.
Non vediamo l’ora di rivederli a fine settembre con gli Akhlys. (Sara Sostini)
C’è ancora un sole abbastanza alto quando una badilata di ignoranza death/thrash investe Francavilla al mare: sul palco principale salgono gli SLAUGHTER MESSIAH – chiamati in corsa a sostituire i defezionari White Ward, presumibilmente bloccati ancora dal conflitto in corso in Ucraina – che scatenano anche il primo mosh ufficiale del festival.
È infatti troppo difficile resistere alla loro musica a base di alcolici distillati in casa e satanassi infernali, con Lord Sabathan che evoca pentacoli grazie a pezzi come “Black Speed Terror” e “Bells of Damnation”, mentre il mastermind della band Rod ‘Iron Bitch Desacrator’ investe il pubblico a suon di riffoni taglienti come accette.
La chiusura del concerto è affidata a una cover di “Die In Fire” di Bathory, con tanto di Alan Averill che sale sul palco a cantarne il ritornello insieme ai belgi, tributando onore al caprone e a tutti i suoi discepoli. Noi, dal canto nostro, non possiamo che accordarci. (Dario Onofrio)
Sotto al tendone ci aspetta forse una delle esibizioni più emozionali (e forse emozionate) dell’intero festival: i CALLIGRAM, nonostante la tenuta da chiosco al mare a base di costumi, bermuda e camicette, si lanciano in un concerto viscerale a base di post-black urticante e convulso, messo ulteriormente a fuoco nell’ultimo “Position | Momentum”, uscito lo scorso luglio.
Nonostante quaranta minuti intensi e disperatissimi, in cui nessuno dei musicisti si risparmia – con il cantante Matteo Rizzardo che arriva a cantare sdraiato o accovacciato a terra – lo stato d’animo dei britannici è particolarmente felice nelle interazioni col pubblico, che sembra rispondere con lo stesso trasporto della band.
L’atmosfera unica, drammatica, abrasiva e dalle diramazioni vicine a certo tormentatissimo hardcore è di quelle che rimangono impresse in ogni caso, soprattutto se messe in rapporto con invece i sorrisi arrivati alla fine del concerto, con la band fradicia ma felice che si attarda a ringraziare genuinamente pubblico e organizzazione. (Sara Sostini)

Artista: Calligram | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 17 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Ormai Alan è ufficialmente la mascotte del Frantic Fest quando sale sul palco con i suoi DREAD SOVEREIGN, insieme al fido Johnny King, che vedremo poi in azione anche sabato con i Conan.
Per chi avesse ancora voglia di ritmi lenti, caratterizzati dalla decadenza dell’Irlanda, ma restando ampiamente incollati al terreno dell’heavy vecchia scuola (come ripetuto più volte dal frontman), il concerto è una boccata rinfrescante: la voce sgraziata di Alan, unita ai riff acidi e alle marce delle pelli, ci accompagna in un mondo di orrori cosmici e rabbia ancestrale.
Gran parte della setlist è dedicata all’ultimo “Alchemical Warfare”, anche se non possono mancare classici come “This World is Doomed” e un accenno a una cover di “Black Sabbath”, i padri fondatori dell’immaginario cui gli irlandesi prendono a piene mani.
Una performance sicuramente di buon livello, che ci accompagna poi nella parte più black metal della serata. (Dario Onofrio)
Con gli HIEROPHANT si aprono infatti le porte dell’inferno: luci rosse, teschi e ossame vario, glifi blasfemi, sguardi spiritati e corna alzate, la formazione romagnola inaugura il crepuscolo riversando sul pubblico una colata nauseabonda e malvagia quanto basta, unendo la carica black’n’roll da branco di cani rabbiosi a chitarre dissonanti, voci mefitiche e pattern di batteria dritti come fusi, sempre più vicini, come testimonia la traccia eponima di “Death Siege”, (almeno nelle intenzioni) alle gerarchie infernali dei Watain che ad una certa linfa hardcore degli esordi. Come svolta, non ci dispiace affatto. (Sara Sostini)
Approfittiamo dell’esibizione degli HARAKIRI FOR THE SKY per rifocillarci e rifiatare un attimo: la proposta degli austriaci, per chi scrive irresistibile su “Aokigahara” (da cui viene proposta “Burning From Both Ends”), è ancora una volta a base di post-black metal in cui tumulti interiori – ben rappresentati dalle movenze sul palco del cantante J.J. – e panorami struggenti si fondono in un ibrido che affascina, almeno a vedere la folla presente davanti al palco principale per il loro concerto; Risultano particolarmente acclamati gli estratti da “Mære” (uscito nel 2021) e la cover di “Song To Say Goodbye” dei Placebo in chiusura.
A ben vedere nessuno dei musicisti si risparmia, nonostante pensiamo al disagio di non poter suonare con la propria strumentazione, vittima (non la sola della giornata, come vedremo) del caos aereo; eppure questo mette in evidenza, ancora una volta, il forte clima di familiarità, collaborazione e disponibilità che si crea anche nel backstage tra i vari musicisti che, visto che parecchi dei gruppi presenti in giornata si sono adoperati per prestare strumenti e attrezzature varie. (Sara Sostini)
Si è raccolta una discreta folla sotto al palco secondario quando Agghiastru fa il suo ingresso in scena.
Ad accoglierci troviamo un vero e proprio set da ‘tragedia siciliana’: archi adorni di festoni floreali, croci illuminate da lampadine e un sipario a tenda dietro al quale – metaforicamente – riposano i defunti.
Gli INCHIUVATU, nella loro incarnazione di questa sera, vedranno purtroppo la mancanza di Kaos, ma non si può dire certo che il concerto, nel quale viene riproposto interamente “Addisiu”, in una versione particolarmente teatrale, non sia stato coinvolgente, anzi.
A dieci anni di distanza dall’ultima apparizione live, c’era comunque molta attesa intorno a questo ‘ritorno’, e non è un caso che il brusio in attesa dell’inizio sia più sommesso, quasi divorato dalla cappa tetra emanata dal palco.
Agghiastru è un personaggio unico, lo sappiamo, con un piglio drammatico, un’aria da sacerdote di riti rurali al confine con la blasfemia e un’intensità magnetica capace di catalizzare totalmente l’attenzione: ed il concerto è infatti una prosecutio di scene tratte dall’immaginario collettivo sul folklore siculo, recital di poesie, lugubri minacce e momenti in cui il pubblico viene spinto a battere le mani al tempo di tetre nenie e atmosfere sulfuree; pezzi come “Cristu Crastu” dal vivo risultano decisamente coinvolgenti e malefici, tant’è che quando si arriva all’apoteosi di “Luciferu Re” siamo tutti avvinti dal carisma di Agghiastru e dei suoi sodali.
Visto che resta ancora qualche minuto a disposizione, il mastermind degli Inchiuvatu ci suona anche qualche pezzo dei suoi dischi solisti al pianoforte dediti alla musica tradizionale dell’isola da cui la band proviene: una apoteosi magica che ha regalato ai presenti una performance unica nel suo genere. (Dario Onofrio/Sara Sostini)

Artista: Inchiuvatu | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 17 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Dalle chiangimorti ai daimones, il salto non è poi così tanto lungo: ci spostiamo per l’ultima volta davanti al palco principale per testare come i ROTTING CHRIST se la cavano a distanza di qualche anno (complice la pandemia) dall’ultima volta che chi scrive aveva avuto modo di vederli.
Ci ricordiamo un concerto sempre battagliero e animato di furia divina, ma con più di qualche segno di stanchezza sul viso dei fratelli Tolis e nelle note suonate e cantate (“The Heretics” lo testimonia), quindi la curiosità di ritrovarli su un palco era molta: al netto di una scaletta che – a gusto personale – non ci ha fatto impazzire, completamente volta alla carriera post-“Aealo” (con l’esclusione della cover dei Thou Art Lord “Societas Sathanas” e l’inno “Non Serviam”, sulle quali non a caso si è scatenata maggiormente la carica ferina del pubblico), la band sembra beneficiare di energie rinnovate, forse anche ai due giovani innesti alla seconda chitarra e basso, Kostis Foukarakis e Kostas Heliotis, in grado di fornire una considerevole spalla a Sakis in termini di energie e supporto ai cori.
Si potrebbe fare più di una considerazione su come siano cambiati gli show dei greci negli anni, indirizzandosi sempre di più verso la componente più ‘battagliera’ a base di cori da stadio e “Ahu! Ahu!” ‘alla lacedemone’, ma vedendo quanto il pubblico sembra gradire questo ‘nuovo corso’ ci viene da pensare che a Sakis e soci vada bene così, anche se da parte nostra rimarrà sempre un po’ di nostalgia per episodi mefitici e blasfemi come “The Sign of Evil Existence” o “King of A Stellar War”. (Sara Sostini)
È mezzanotte passata quando i MISÞYRMING salgono sul palco piccolo, ma l’ovazione che gli accoglie è di quelle tributate agli headliner: nella mattinata infatti l’organizzazione ha comunicato un’inversione di slot tra gli islandesi e gli Inchiuvatu a causa di un annullamento nei voli dei primi e – visti i numerosi episodi di defezioni e annullamenti per lo stesso motivo in vari altri festival estivi – eravamo preoccupati circa la reale apparizione dei nostri.
Che invece, in un viaggio rocambolesco (scopriremo poi) tra strumenti in ritardo su altri voli e varie vicissitudini, arrivano in tre (orfani del chitarrista T. Í., rimasto a casa perché malato) al festival pochi minuti prima di salire sul palco, ma annichiliscono letteralmente qualsiasi altra esibizione per carica, energia nerissima e violenza di suono, spiegando anche a questa latitudine, per loro forse inusuale, i dettami del black metal islandese.
Non devono dimostrare a nessuno come si siano ritagliati un proprio posto specifico all’interno della scena black metal, ci pensano lavori come “Algleymi” e l’ultimo “Með hamri” a parlare chiaro, e un concerto sanguigno e livido a ribadirlo per le orecchie più dure. Certo, l’assenza di una seconda chitarra nell’economia sonora di una formazione simile – in cui comunque per i giochi tra dissonanze, economia dei riff e assoli è fondamentale – si sente, ma i tre, sotto il trucco denso e primitivo, ce la mettono tutta per colmare con l’impatto muscolare e violento della musica quello che manca in termini strumentali, e pezzi come “Orgia”, rovesciata con una punta di follia in più sul pubblico, lo testimoniano.
Ed è questo a stendere sul concerto una patina a modo proprio ‘speciale’: quando una band risponde con una dedizione così forte agli inconvenienti per suonare ‘a tutti i costi’ fare appunti sul resto è difficile.
Andiamo a dormire con le orecchie che colano lava nera, ghiacciai e furia scagliata nei cieli, e un sorriso stanco, ma soddisfatto. (Sara Sostini)

Artista: Misþyrming | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 17 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Guarda tutte le foto della prima giornata.

 

VENERDÌ 18 AGOSTO
Il secondo giorno di Frantic è dedicato a quella parte di metal che sguazza più volentieri tra morte, scenari apocalittici, riff convulsi, viscere, blast-beat e vuoti cosmici.
Spetta ai THECODONTION, da Roma, il compito di cominciare a prendere a schiaffi il caldo che attanaglia gli spettatori, e i quattro lo fanno a colpi di death metal distorto e colloso, lasciando che sia la potenza dei due bassi a dialogare con la voce aspra e velenosa di G.E.F. sotto al tendone. Le tematiche fossili e preistoriche ben si sposano con rallentamenti e dissonanze a modo proprio melodiche, e speriamo che per il futuro trovino il modo di esprimere un concept, di per sé interessante, ancor di più se veicolato ad un certo tipo di musica, anche a livello visuale. (Sara Sostini)
Si può dire quello che si vuole degli SLUG GORE, band capitanata da Poldo e Dannymetal, ma non che i nostri non sappiano tirare su uno show che è un pandemonio infernale.
Il loro death/grind vecchia scuola suonato a velocità folli miete le prime vittime del mosh, grazie a pezzi come “Infestation” e “Underground Giant Death Machines”, quest’ultimadedicata ai vermoni di un certo film anni ’80.
L’attitudine c’è, i pezzi pure, la grinta non manca, anche quando si spezza una corda a Alessandro Fuoco, dal quale scaturisce un divertente siparietto grazie alla capacità di Poldo di intrattenere il pubblico.
La chiusura è affidata alla potentissima “Mucus Chainsaw”: oltre ad averci conquistati per aver attratto sotto al palco un sacco di giovani leve, cosa non così banale, i nostri ci hanno dimostrato ancora una volta che il successo e il seguito che stanno avendo nell’underground se lo sono davvero guadagnati. (Dario Onofrio)

Artista: Slug Gore | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 18 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Questa è musica per cavernicoli“: così i GOLEM OF GORE e il loro pesantissimo goregrind si presentano sul palco del Frantic, pronti a mietere vittime e a lasciarle putrescenti sul campo.
Uno show completamente folle, tra discese nel pubblico, sintetizzatori vocali che fanno scoppiare a ridere i musicisti e bestemmioni assortiti. Ci facciamo schiacciare le ossa da pezzi come “An Open Wounded Corpse” e “Iron Blast Beat Propaganda”, che con il caldo che fa risultano ancora più putridi e marciscenti, con i reduci del pogo precedente che ancora di più si massacrano per dimostrare il loro apprezzamento del concerto. (Dario Onofrio)
C’era da aspettarsi invece il massimo del delirio possibile grazie ai PARTY CANNON, primi della giornata ad inaugurare il palco principale: il loro slam/brutal a tema festaiolo si traduce con l’immancabile lancio di gonfiabili sulla folla, che rincara la dose sfoderando salvagenti, sparabolle e tanto altro.
Non a tutti piace la piega demenziale che questo tipo di metal sta prendendo, ma i Party Cannon sono i primi a non definirsi seri per natura, come dimostra la loro attitudine folle sul palco e una setlist velocissima che pesca a piene mani dai due dischi della band, ovvero “Bong Hit Hospitalisation” e “Volumes Of Vomit”, senza dimenticarsi dell’EP che li ha resi celebri, cioè “Partied In Half”, che prendeva in giro la più famosa canzone degli Obituary.
Il concerto dei nostri viene chiuso da un ‘flexpit’, cioè un moshpit di flessioni: non si può dire che non ci siamo divertiti durante questa folle corsa tra festoni e cappelli colorati. (Dario Onofrio)
Torniamo però seri – ma non meno sudati – appena i DEVOID OF THOUGHT cominciano a suonare: i varesini spazzano via sorrisi e giocosità triturando gli astanti con il loro death metal che coniuga una proposta ‘cosmica’ alla Blood Incantation con variazioni di violenza e velocità più vicine alla scuola americana dei Morbid Angel.
Tra plettri tirati fuori dai lunghissimi dread di AC e un muro del suono inesorabile, il concerto passa attraverso estratti del full-length “Outer World Graves”e dei loro EP, lasciando dietro di sé bava stellare, sudore a litri e orecchie (felicemente) abrase. (Sara Sostini)
Arriviamo davanti al palco principale qualche momento prima dell’inizio del set dei GATECREEPER, e appena questi cominciano a suonare “Sweltering Madness” da “Deserted” si crea uno tra i pit più larghi, agitati e gioiosi dell’intero festival, a dimostrazione del fatto che la loro proposta a base di death-doom lercio quanto basta trovi una propria dimensione ideale quasi più in sede live che su disco.
Gli americani, dal canto loro, sono perfettamente a proprio agio nel martellare il pubblico con deliziosi rallentamenti dal sapore quasi ‘classicheggiante’ e riff circolari, professando a parole proprie un amore profondo per chi dopo di loro salirà su quello stesso palco, il tutto con un tiro generale – che si tratti dell’incedere pachidermico di “Ruthless” o delle rasoiate di “Patriarchal Grip” e “Craving Flesh” (entrambe da “Sonoran Depravation” del 2016) – davvero buono per far muovere a ritmo le teste di quasi tutto il pubblico non impegnato a pogare.
Ci riproponiamo di rivederli volentieri al prossimo passaggio in Europa. (Sara Sostini)
La formazione a cinque degli ARTIFICIAL BRAIN ci regala invece una performance di tutto rispetto a base di death metal, tecnicismi e profondità siderali – e non è un caso infatti che siano in tour proprio con i Devoid Of Thought.
Dall’ultimo disco omonimo della band piovono sul Frantic meteoriti come “Celestial Cyst”, ma non mancano dai lavori precedenti altre bordate di death metal espanso come “Worm Harvester” e “Absorbing Black Ignition”.
La capacità della band newyorkese di allargare a dismisura i confini è tipica di questa nuova scena che ha a capo (ancora una volta) formazioni come i Blood Incantation, e i nostri ce ne danno un esempio concreto facendo esplodere le nostre sinapsi con storie di orrori cosmici e abissi senza fondo. Chiude il concerto “Moon Funeral”, regalandoci un ottimo esempio di incontro fra death metal e fantascienza da custodire accanto ai propri Urania preferiti. (Dario Onofrio).
Alla olandese” (cit.): cosa dire di un concerto degli ASPHYX che non sia già stato detto?
La formazione olandese è oramai un carro armato death-doom su cui fare affidamento, e anche in questa occasione asfaltano il tramonto sul secondo giorno del festival armati di esperienza, solide badilate in faccia e giri rallentati da far svitare inevitabilmente più di qualche osso del collo.
Il tutto condito con un genuino, un po’ guascone (“e io sono Al Bano”,  abbaia l’ormai biancocrinito cantante al termine delle presentazioni di rito, nell’ilarità generale) piacere di trovarsi su un palco a suonare – evidente negli abbracci che Martin van Drunen, Paul Baayens e Alwin Zuur continuano a scambiarsi negli intermezzi e nel continuo dialogo che questi hanno con un implacabile Stefan Hüskens dietro alla batteria – e un’umiltà esemplare; sono tra quei gruppi che non si scordano mai di ringraziare fonici e addetti palco, e se non è un motivo sufficiente per volergli bene ci pensa una scaletta oramai cementificata ma sempre efficace, in cui inni putridi come “Death The Brutal Way” (potremmo azzardarci a definirlo vero e proprio manifesto programmatico), “The Rack” o “Deathhammer” si alternano ad estratti dal più ‘recente’ “Necroceros” in un assalto frontale che, seppur con una leggerissima patina di affaticamento soprattutto nella voce roca e ringhiante di van Drunen, è come ogni volta distruttivo.
Su “Last One On Earth”- che probabilmente potremmo ascoltare altre settanta volte live senza mai stancarci – gli Asphyx salutano un pubblico un po’ tumefatto ma entusiasta nel tributare (insieme non a caso ai Gatecreeper al completo e una manciata di altri musicisti a bordo palco) la giusta dose di riconoscimenti ai quattro. (Sara Sostini)

Artista: Asphyx | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 18 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Non ci siamo ancora ripresi dal concerto degli Asphyx che sul Tent Stage salgono i CAPRA, portando in questa giornata di death metal duro e crudo una ventata di hardcore e di rock’n roll.
La band della Luisiana mette subito le cose in chiaro urlando il proprio nome in una maniera che per noi italiani è inconfondibile (e ci ricorda un certo personaggio iracondo e occhialuto), ma c’è solo il tempo di una battuta perché la rabbia sociale delle periferie esploda nei timpani dei presenti con chiari riferimenti ai Converge e a tutta la scena post-hardcore.
Pezzi come “Medusa” e “Trauma Bond”, guidati da una collera ancestrale ma allo stesso tempo moderna, spingono parte degli astanti a pogare, mentre la presenza scenica della bravissima Crow Lotus ci coinvolge in uno show adrenalinico e potente.
Davvero una bella scoperta per chi non li conosceva, e sicuramente uno dei concerti più potenti, anche dal punto di vista emotivo, della giornata. (Dario Onofrio)
Per gli I AM MORBID, lo ammettiamo, nutriamo sentimenti contrastanti: al di là di dissidi e beghe varie, il gruppo messo in piedi da David Vincent, cui recentemente si è unito il suo ex collega Pete Sandoval alla batteria, ripropone una scaletta interamente debitrice della band da cui entrambi provengono, i Morbid Angel (qualora il nome del progetto non fosse sufficientemente chiaro).
E se da un lato effettivamente siamo almeno un po’ impazienti di ascoltare dal vivo brani che hanno inciso profondamente le ossa di un intero modo di suonare death metal, definendone in maniera indelebile i connotati, dall’altra la sensazione di stare guardando una ‘cover band’ (seppur con personalità stellari, che hanno contribuito alla nascita di molti di quegli stessi pezzi) non ci abbandona mai del tutto.
Effettivamente il cantante e bassista (oramai sempre più in versione ranchero a livello di attitudine e abbigliamento) traina uno show impressionante a livello musicale, con Sandoval che dona col suo tocco inconfondibile muscoli e profondità all’intero set e le due chitarre di Bill Hudson e Richie Brown a ripercorrere nota per nota le trame immortali intessute illo tempore da ‘Sua Malvagità’ Trey Azagthoth in “Covenant”, di cui sul palco del Frantic si celebrano i trent’anni.
E, certamente, non neghiamo di aver avuto un po’ di pelle d’oca nell’ascoltare la carica distruttiva di “God of Emptiness”, “Sworn To The Black”, “Pain Divine” o “The Lion’s Den”, sguinzagliate dal palco come branco di cani infernali accanto a altrettanti brani-simbolo quali “Blessed Are The Sick” o “Maze Of Torment”.
Però, mentre i fuochi d’artificio della vicina festa di paese illuminano il cielo di Francavilla – con grande gioia di Vincent, che ci tiene a raccontare la propria adolescenza da bombarolo – ci rimane addosso la sensazione vagamente dolceamara di aver assistito ad un bel concerto, ma senza davvero quell’anima infernale e gravida d’orrore che un tempo pulsava in quelle canzoni. (Sara Sostini)

Artista: I Am Morbid | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 18 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Ci pensano poi i FULCI a spianarci le rughe corrucciate dalla fronte: bastano i suoni sintetici che accompagnano le prime visual in apertura di concerto per lavare, con litri di sangue finto e liquidi di putrefazione, il nostro stato d’animo meditabondo.
Il trio casertano è oramai rodato da un notevole numero di concerti, e nonostante suoni nell’ultimo slot della giornata riesce comunque a tenere viva l’attenzione del pubblico, che anzi si dimostra particolarmente reattivo e non ci mette molto a scatenare l’ennesimo macello sotto al palco su pezzi come “Apocalypse Zombie”, “Voodoo Gore Ritual” e “Tropical Sun”, in cui l’amore per il cinema horror del maestro di cui portano il nome (e di molti altri) incontra la versione più brutale del death metal, tra riff dentellati come motoseghe, campionamenti e voci gorgoglianti come gole squarciate di non-morti.
Dobbiamo dire che, rispetto a quando avevamo avuto occasione di vederli al Legend un paio di anni fa, li preferiamo in questa versione senza batterista e con il tripudio cinematografico sanguinolento a fungere da quarto membro.
Sulle note immortali di Fabio Frizzi e del tema di “Zombie” ce ne andiamo a dormire contenti di questa manata in faccia come degna conclusione di serata. (Sara Sostini)

Artista: Fulci | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 18 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Guarda tutte le foto della seconda giornata.

 

SABATO 19 AGOSTO
L’ultimo giorno di festival si apre con il consueto caldo da fornace e una buona dose di stanchezza accumulata nelle ossa, ma per fortuna ci pensa l’incazzatura punk degli INERDZIA ad alleggerire il carico, inaugurando il palco piccolo a suon di urla, corde rotte (una costante del festival) e una rabbia sociale che verrà fatta detonare più volte nel corso della serata; il fatto che poi molti dei musicisti siano parte dello staff dietro al bancone del bar è ancora una volta testimonianza di quel meraviglioso senso comunitario e familiare che si respira nell’area del Tikitaka. (Sara Sostini)
A differenza dei due giorni precedenti, il bill del sabato è forse quello più eterogeneo dal punto di vista dei generi musicali, ma con i THE MARIGOLD si inaugura una lunga, stortissima parentesi stoner e sludge che in qualche modo si sposa perfettamente con le temperature da manto solare del pomeriggio.
Il power trio italiano regala una quarantina di minuti di riff rallentati, polverosi come il deserto e distorsioni di chi è andato a scuola da Melvins, Kyuss e Monster Magnet, reinterpretando quanto appreso in un proprio, schizzatissimo trip, partito nel 2004 da “Divisional” e non ancora terminato. (Sara Sostini)
L’infornata di stoner e sludge continua sulle note dei TONS, formazione torinese che ha anch’essa alle spalle una carriera decennale. Suoni dissonanti, accompagnati dalla voce al vetriolo di Paolo, surriscaldano ancora di più l’atmosfera, in un viaggio attraverso droghe, misticismo e humor, anche grazie ai folli titoli dei loro pezzi (come ad esempio “Slowly We Pot”).
Nonostante il caldo assassino, il terzetto si dimostra essere un valido tassello nell’economia della giornata e, grazie anche ai volumi pachidermici, pettinano il pubblico a dovere. (Dario Onofrio)
Ci spostiamo finalmente sul palco principale per la calata sludge dei CONAN, per l’occasione accompagnati da un live painting dell’artista Welt (che potrete trovare con i suoi tatuaggi insieme a molti altri colleghi del settore, in esposizione al prossimo Metalitalia.com Festival).
Per la terza volta nel giro di quattro giorni, Johnny King si presenta dietro alle pelli, affiancato da Chris Fielding al basso, con Jon Davis a chitarra e voce a capitanare il trio, per uno show sulfureo, una visione distorta dei racconti di Robert E. Howard, che vede diversi pezzi dell’ultimo “Evidence Of Immortality”, come “Levitation Hoax”, venire eseguiti dal vivo, mentre Welt dipinge una crudele maschera tribale sogghignante, in grado di richiamare la figura dall’elmo cornuto vagamente cimmerico che spesso fa capolino sulle copertine degli inglesi.
Un muro di suono pesantissimo e crudele si abbatte sul pubblico quando partono pezzi come “Battle In The Swamp” e “Foehammer”, costringendo tutti a scapocciare come disperati nel tentativo di scrollarsi di dosso l’ultimo caldo pomeridiano.
Davvero una bella prova musicale per il terzetto inglese, che speriamo di rivedere prossimamente per uno show totalmente da headliner. (Dario Onofrio)

Artista: Conan | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 19 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Non facciamo però in tempo a respirare dopo il muro di suono soffocante dei Conan che sul palco sotto al tendone salgono gli HYPERWÜLFF, formazione bolognese dedicata a uno stoner a tema spaziale.
Quello cui assistiamo è uno show davvero interessante, capace di attirare anche chi non aveva mai sentito nominare questo duo batteria-chitarra/voce/synth, con i due musicisti impegnati a intessere galassie di suoni stratificati e lenti, che inevitabilmente esplodono poi in supernove di riff grossi e cattivi.
Il Frantic ci ha abituati bene per quanto concerne questo tipo di musica, e anche in questo caso non si sbaglia: i deliri cosmici del duo vestito da piloti fanno presa facile sul pubblico presente, mettendolo in comunicazione con entità cosmiche superiori, nebule gassose e viaggi nell’interspazio, come quelli illustrati nella copertina dell’ultimo “Volume Three: Burrowing Kingdoms” (come le altre, dal tocco inconfondibile di SoloMacello). (Dario Onofrio/Sara Sostini)
Poi arriva un momento bellissimo: quello in cui il gruppo sulla carta più ‘fuori posto’ del festival si rende protagonista di un concerto esplosivo per grinta, entusiasmo e attitudine.
I BOOZE & GLORY salgono sul palco principale inondati dalla luce dorata del tramonto e conquistano chiunque con la loro carica stradaiola da british suburbs, regalando nuove energie a chi poga sotto al palco e guadagnandosi una selva di birre alzate, cori e sorrisi ad ogni pausa.
La carica ruspante di pezzi a cavallo tra punk e Oi! Come “Leave The Kids Alone” o “C’est La Vie”, la doppia cresta blu del bassista Chema Zurita (perennemente in giro durante la giornata a godersi gli altri concerti), i ritmi forsennati del resto del tatuatissimo quintetto non fanno prigionieri, culminando in una “The Streets I Call My Own” cantata a squarciagola da praticamente tutto il festival. La vera sorpresa di questa edizione. (Sara Sostini)

Artista: Booze & Glory | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 19 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Gli STRAIGHT OPPOSITION, invece, sono una consolidata garanzia in ambito hardcore italiano – non solo a livello musicale (richiamando alla mente tanto i connazionali Raw Power che realtà come gli Integrity, che suoneranno dopo di loro), ma anche dal punto di vista dei contenuti.
L’energia trasmessa in ciascuna nota arrabbiata, in ciascun salto impossibile dell’inarrestabile cantante Ivan Di Marco, in ciascuna esortazione ad una vita laica, libera e senza padroni è una scintilla capace di accendere gli animi, svegliare coscienze e scuotere il tendone sotto cui suonano fino al midollo.
Nessuno si risparmia sopra e sotto al palco: sia perché certe tematiche risultano (purtroppo) sempre attuali sintomi di una società al collasso, sia perché il concerto viene dedicato – con una commozione palpabile – alla memoria di una persona vicina alla band, ma i pezzi passano uno dopo l’altro come rasoiate al cuore, febbrili quanto basta per dare il via ad uno dei poghi – non si sa bene con quali forze, dopo quasi quattro giorni –  più memorabili dell’intero festival.
Davvero la dimostrazione che ‘hardcore’ fa rima con ‘cuore’ e ‘dedizione’. (Sara Sostini)

Artista: Straight Opposition | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 19 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

A sottolineare questo paradigma ci pensano poi gli INTEGRITY: la band di Dwid Hellion ha una carriera tanto variegata quanto sterminata, mantenendo sì un midollo osseo indiscutibilmente hardcore, ma passando attraverso sperimentazioni annerite o in odore di ‘post-‘, fino a sintetizzare la formula base per tutto il metalcore che è arrivato dopo di loro.
Nell’ora a disposizione, gli americani non perdono tempo e sganciano sul Frantic tutto l’arsenale a loro disposizione, con numerosi estratti dagli oramai ‘storici’ “Humanity Is The Devil” e “Seasons In The Size Of Days” fino ad arrivare a “Howling, For The Nightmare Shall Consume” con “Hymn Of The Children Of The Black Flame” e quella chitarra acuminata che – siamo sicuri – infesterà i sonni di molti spettatori.
Gli anni passano, la formazione live cambia, ma davvero è impossibile non rimanere colpiti dall’affetto reciproco che lega Hellion al pubblico in maniera così verace. (Sara Sostini)
Cambiamo totalmente genere quando ci precipitiamo sotto al tendone per non perderci neanche mezzo secondo del concerto di MASTER BOOT RECORD: il progetto di Vittorio D’Amore coniuga musica elettronica (perennemente in bilico tra retrowave, suoni 8-bit e sperimentazione), retrogaming e consolle d’antan in un ibrido unico.
Questo viene arricchito in sede live da tutto un allestimento a base di monitor, computer e cabinati, visual rigorosamente a pixel frastagliati e soprattutto due musicisti eccellenti ad accompagnare il mastermind romano: quella macchina da guerra che risponde al nome di Giulio Galati (Hideous Divinity, Nero di Marte tra gli altri) alla batteria ed Edoardo Taddei alla seconda chitarra.
È proprio il giovanissimo virtuoso della sei corde – che sembra letteralmente scappato fuori dagli anni Ottanta per movenze e abbigliamento – a donare ai concerti, come già avevamo modo di saggiare lo scorso autunno, una patina neoclassica che smorza un po’ le asperità dei riff e della programmazione elettronica di Vittorio, dando forse ancora più occasioni al pubblico di andare in visibilio – come se non bastasse l’attrezzatura appunto in mostra sul palco o l’esecuzione della iconica colonna sonora del videogioco “Doom” (tanto caro a molti, ma ai metallari un pochino di più) a rendere idrofobi i tantissimi appassionati di tecnologie, videogame e nostalgici di suoni striduli, colori al neon e panorami patinati accorsi in massa sotto al tendone.
Un concerto di Master Boot Record è un’esperienza da vivere guardando scene di “Mortal Kombat” alternarsi a “Tremors” sullo sfondo, mentre il ritmo convulso e ossessivo dei pezzi scrive codici nel retro del cervello, e quando arriva il lancio dei floppy disc (al posto dei plettri, giustamente) a concludere il concerto vorremmo solo spingere il bottone, resettare il sistema e ripartire da capo. (Sara Sostini)

Artista: Master Boot Record | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 19 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Approfittiamo dello show dei DOWNSET. per prenderci una delle rarissime pause durante il festival, ma effettivamente anche le nostre energie cominciano a venir meno, quindi ci rivolgiamo ad una birra e una leggera brezza marina per rinfrancarci un po’ dopo il caldo micidiale di questi giorni.
Cogliamo qui e lì cenni di quel miscuglio tra funky, hardcore, rap e crossover che li ha resi uno dei nomi quasi ‘leggendari’ del genere – e guardando il trasporto del pubblico, sembra essere ancora così. (Sara Sostini)
Alla mezzanotte del quarto giorno chi è sotto ai palchi dalle tre del pomeriggio comincia a cedere di fronte alla stanchezza, ma nonostante questo il Tent Stage è pieno zeppo per la calata dei MONDO GENERATOR di Nick Oliveri.
Se il buon vecchio bassista in versione solista non sempre convince, stavolta, coadiuvato dalla distorsione e dai suoi sodali, il nostro porta sul palco del Frantic uno show di tutto rispetto.
Immancabile l’apertura con “13Th Floor” che già scatena gli animi, ma è quando parte la cover di “Green Machine” dei Kyuss che tutto il pubblico inizia a pogare, cosa che continuerà per tutta la durata della setlist, costringendo la security a fare un ultimo sforzo davanti alle transenne.
I Mondo Generator dimostrano di essere ancora attivi grazie tra l’altro a diversi nuovi pezzi: “Blast Off”, Death March” e “For A Day”, con un Nick Oliveri che ha ancora un po’ di cose da dire in studio, anche se ovviamente fa sempre piacere sentire i pezzi delle sue band più famose come “Gonna Leave You” dei Queens Of The Stone Age.
Un tripudio insomma per il vecchio Nick, e un augurio a lui di non mollare mail il basso, chiude in bellezza il festival.
Dopo c’è spazio per un ultimo dj-set, un ultimo brindisi e un ultimo abbraccio con lo sguardo all’intera area festival, cominciando già il conto alla rovescia per l’anno successivo. Frantic Fest, è sempre un piacere. (Dario Onofrio/Sara Sostini)

Artista: Mondo Generator | Fotografo: Benedetta Gaiani | Data: 19 agosto 2023 | Evento: Frantic Festival | Venue: TikiTaka Village | Città: Francavilla al Mare (CH)

Guarda tutte le foto della terza giornata.

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