Report a cura di William Crippa
Dopo più edizioni del festival dedicato dalla Frontiers Records al rock melodico, arriva finalmente al Live Music Club di Trezzo la prima edizione del Frontiers Metal Festival, evento dedicato alle band più spiccatamente metal della label. Sette le formazioni scelte per la giornata, partendo dai simpaticissimi Trick Or Treat guidati dal cantante di Turilli, Alessandro Conti, per proseguire con gli spagnoli Lords Of Black, non conosciutissimi per la loro musica ma attesi per la presenza di Ronnie Romero dietro al microfono; ben due i live CD/DVD che saranno registrati in quest’occasione: il primo da parte dei DGM, ultimamente apprezzatissimi con il nuovo “The Passage”, mentre il secondo riguarda l’esecuzione integrale di “Return To Heaven Denied” ad opera dei redivivi Labyrinth. Ma ci sarà spazio anche per i grandissimi Secret Sphere, sulla cresta dell’onda con il nuovo live registrato in Giappone, e per i Vanden Plas, forse la band meno in linea con la giornata, con il loro progressive di classe; chiusura affidata ai grandissimi Primal Fear, da sempre apprezzatissimi ed oggi ancora di più grazie al nuovo “Rulebreaker”. Ma bando alle ciance e via all’analisi della giornata!
TRICK OR TREAT
Ai Trick Or Treat ed al loro power metal happy e scanzonato il compito di rompere il ghiaccio. La band guidata da Alessandro Conti irrompe on stage con grande energia sulle note di “Inlè (The Black Rabbit Of Death)”, opener del nuovo album “Rabbits’ Hill part 2”; il pubblico, ancora abbastanza scarso, reagisce alla grande alla musica divertente e trascinante del combo modenese, letteralmente conquistato dalla simpatia strabordante del cantante. Tecnicamente molto preparati, purtroppo gli emiliani risentono, anche se minimamente, di qualche problema ai suoni, sebbene non sufficienti per guastare lo show di Conti e soci. “Cloudrider”, “Loser Song” e ancora “The Great Escape”, passando per la cover di Cyndi Lauper “Girls Just Want To Have Fun”, per arrivare al finale con la grande “United”, i Trick Or Treat conquistano i presenti e scendono dal palco tra gli applausi.
LORDS OF BLACK
I Lords Of Black sono attesi oggi per un solo motivo, visto che i loro due album poca fortuna hanno trovato in Italia, ovvero la presenza in formazione del cantante scelto da Ritchie Blackmore per la nuova incarnazione dei Rainbow, Ronnie Romero. Peccato che per tutta la durata dell’esibizione la chitarra di Tony Hernando sarà sempre e comunque ad un volume eccessivo, tanto da mettere in secondo piano la grande voce del minuto singer. Dotati di una potenza invidiabile e di una classe notevole, gli spagnoli faticano però a fare breccia nei cuori degli astanti, incredibilmente, visto la bontà della loro proposta musicale, fino a che non calano l’asso nel finale: “Kill The King”, che sveglia all’improvviso, ma troppo tardi, un Live troppo silenzioso e tranquillo. Da rivedere in altri ambiti.
DGM
Grande è l’occasione odierna per i DGM, che registreranno qui sulle assi del Live Music Club un futuro live CD/DVD. La band guidata dal grande Simone Mularoni esordisce al meglio con una accoppiata vincente, “The Secret Pt. 1” e “The Secret Pt. 2”, un uno-due che apre le porte ad una serie di canzoni dall’ultimo, bellissimo, “The Passage”, tanto che a fine set saranno ben otto i pezzi presi dal nuovo lavoro. Una strepitosa prestazione strumentale da parte della band fa il paio con un Marco Basile inarrestabile ed assatanato, dominatore della scena e catalizzatore degli sguardi di tutti i presenti, che nel frattempo si sono fatti davvero numerosi. Uno show quasi perfetto da parte dei DGM quello odierno, accompagnato da un pubblico caloroso e partecipe, che quando termina la conclusiva “Hereafter” tributa alla band un caloroso e meritato applauso.
SECRET SPHERE
I Secret Sphere sono unici, dei veri campioni del metallo tricolore, purtroppo più conosciuti all’estero (tanto che il loro recente live album è stato registrato in Giappone) che in patria, ma è sempre una enorme gioia per il cuore vederli in azione. Michele Luppi è un mattatore eccezionale, tanto dotato vocalmente quanto simpatico e smorfioso nei confronti del pubblico, e da quando è entrato nella band gli alessandrini hanno raggiunto una maturità superiore; i Nostri suonano in maniera incredibile, e ridendo e scherzando propongono partiture impossibili con una facilità da veri fuoriclasse. Anche per Marco Pastorino, mastermind dei Temperance, c’è spazio e gloria dietro al microfono, ed il chitarrista si conferma anche un’ugola notevole. Aldo Lonobile guida la band emozione dopo emozione lungo un percorso sonoro che premia ampiamente l’ultimo “Portrait Of A Dying Heart”, dal quale vengono estratti otto pezzi tra gli undici eseguiti; “Lady Of Silence” è l’ultimo scossone di un concerto notevole, che vede la band piemontese lasciare il palco in trionfo.
VANDEN PLAS
La band che onestamente meno centra con le altre all’interno del bill del Frontiers Metal Festival risponde al nome Vanden Plas; il loro prog elegante e raffinato e la loro attitudine pacata e poco ‘energica’ da subito creano un certo distacco nella venue ed un concreto imbarazzo nel pubblico, che segue e ci prova anche a farsi sentire, ma gli applausi sono oggettivamente più per educazione ed incoraggiamento che di approvazione sincera. Andy Kuntz poi appare vistosamente a disagio durante l’esibizione e questo non fa che rendere le cose più difficili per il combo teutonico, penalizzato anche da leggeri problemi di suono. Una band fuori contesto, da rivalutare in ambiente più favorevole, per il set meno riuscito della giornata.
LABYRINTH
Anche per i Labyrinth oggi è una giornata speciale, perchè anche loro, come i DGM, registreranno in questa occasione un live CD/DVD e celebreranno dal vivo, eseguendolo nella sua interezza, la maggiore età del loro successo più popolare, quel “Return To Heaven Denied” che diciotto anni fa cambiò le regole e le quotazioni del power metal in Italia. Certo, la formazione sul palco è decisamente differente da quella storica che registrò questo album, ma Oleg Smirnoff , perfetto in ogni frangente, John Macaluso, un terremoto vero, e l’ultimo innesto Nick Mazzucconi, rispettivamente alle tastiere, alla batteria e al basso, tutto sono tranne che dilettanti di primo pelo, e supportano alla grande Olaf Thorsen, sempre sulla cresta dell’onda, ed i redivivi Andrea Cantarelli e Roberto Tiranti; soprattutto Tiranti appare in forma e sciorina acuti su acuti, e mostra di essere completamente a proprio agio nei confronti del pubblico. I brani proposti sono ben noti, ed i fan si scatenano sulle note di “Moonlight”, “Lady Lost In Time” e “New Horizons”, e ancora con “Thunder” e “Feel”, mostrando di conoscere l’album eseguito alla perfezione. In conclusione di show, terminata “Die For Freedom”, c’è anche il tempo per l’esecuzione di “Chapter 1” e “In The Shade” prima di salutare. Grande vittoria per i Labyrinth, che scendono dal palco tra applausi forti e convinti, e presto con la nuova formazione entreranno in studio per quello che si prospetta essere davvero un grande album.
PRIMAL FEAR
Arriva anche il momento degli headliner di giornata, le possenti aquile di Stoccarda, i Primal Fear. Giù le luci e grandissima sorpresa quando la band irrompe sulle assi del Live Music Club sulle note di “Final Embrace”, spesso e volentieri canzone usata per la chiusura degli show, che anticipa il primo brano dal recente, grandioso, “Rulebreaker”, “In Metal We Trust”. “Angel In Black” è sempre il solito fendente alla gola, anche senza il classico siparietto che la prepara, e ben si sposa con la super catchy “Rulebreaker”. La band è letteralmente ‘On-fire’ stasera, con Ralf, carismatico e potente al solito, a capitanare una vera armata del metallo; grandiosi sono gli scambi tra Alex Beyrodt e Tom Naumann, che propongono assoli taglienti a profusione, supportati dalla saggezza di Mr. Sinner e dal nuovo acquisto, ex U.D.O., Francesco Jovino, un vero schiacciasassi, autore anche di un solo personale. Uno alla volta i grandi brani della discografia del gruppo vengono proposti, intervallati dal materiale nuovo, nello specifico le già citate “In Metal We Trust” e la title track, più “Angels Of Mercy”, “The End Is Near” e “The Sky Is Burning”, che sono state applaudite al pari del materiale più datato, segno che anche questa volta Sinner e compagni hanno colpito giusto. C’è spazio anche per la lunga suite “Fighting The Darkness” nel finale, prima di chiudere con “Running In The Dust”, cantata da Ralf nel pit dei fotografi. Un concerto da vincitori per i Primal Fear.