03/03/2016 - FUNEBRARUM + INTERMENT + PUTRISECT @ Circus Club - Scandicci (FI)

Pubblicato il 15/03/2016 da

A cura di Edoardo De Nardi

Nonostante si tratti di una data infrasettimanale, l’occasione è troppo ghiotta per non poter presenziare alla serata organizzata al Circus Club dalla sempre attiva Etrurian Legion: quello offerto in data 3 marzo, infatti, è un compendio più che esaustivo sulla situazione death metal mondiale al giorno d’oggi: a prenderne parte sono infatti i Funebrarum, certezza americana legata al Metallo della Morte dal 1999, e gli svedesi Interment, ovvero i più credibili ed efficaci eredi dello “Stockholm-sound” di Nihilist, Entombed, Dismember e compagnia. Ad accompagnarli, per l’occasione, abbiamo incontrato i giovani Putrisect, formazione alle prime armi che inizia però già a definire con carattere il proprio carisma. Poche chiacchiere e distorsioni massive hanno ammorbato il Circus Club per questa serata all’insegna del death metal primordiale, lasciando da parte melodia, sterili tecnicismi e complimenti da signorine! Di seguito il resoconto dello show…

Pestilential Winds - Flyer - 2016


PUTRISECT

Avere l’onore di accompagnare un’accoppiata tanto micidiale come quella composta da Interment e Funebrarum in un corposo tour europeo, che ha fatto tappa naturalmente anche all’immancabile Netherlands Death Fest, deve aver rappresentato un’occasione imperdibile per i Putrisect, formatisi un paio di anni fa e con all’attivo tre uscite di breve durata, che hanno evidentemente investito tutto, in termini economici, di sforzi ed impegno, per rendere la loro presenza nel pacchetto qualcosa in più che non la semplice dicitura “guest” su flyer ed eventi ai quali hanno partecipato. Effettivamente, trasuda sincera una grande grinta da parte dei ragazzi americani, che riesce ad elevare ulteriormente il già buon livello della proposta portata sul palco, un death metal abbastanza minimale di Novantiana memoria, reso a tratti più bruciante da rapide partiture in blastbeat che, nelle intenzioni e nella velocità degli scambi, ci ha riportato alla mente diversi passaggi legati al mondo del primo grindcore di scuola Terrorizer. La voce in growl di Harting non raggiunge certo registri abissali, ma sa come aggiungere pepe al materiale musicale con linee vocali dritte ed incalzanti, mentre, pur non sprecandosi in passaggi impegnativi, il batterista mantiene omogeneo e costante il ritmo delle canzoni. Non ci troviamo di fronte probabilmente a qualcosa di sensazionale, ma i Putrisect hanno comunque ricoperto con perizia e volontà il loro ruolo di opener e ci sentiamo di promuovere senza eccessive riserve la loro prestazione di stasera.

INTERMENT
La serata degli Interment si apre sulle prime battute con qualche difficoltà legata a delle non meglio precisate problematiche con gli amplificatori della chitarra, che dilungano oltremodo l’attesa del loro show. I ragazzi di Avesta, comunque, non si lasciano certo scoraggiare da qualche ronzìo di troppo dalle casse e dopo qualche decina di minuti si decidono a partire con la loro micidiale macchina di morte. Per descrivere il loro stile si potrebbero citare grandi perle del passato come “Premature Autopsy”, “Left Hand Path” o “Dark Recollections”, i capolavori fondanti del death metal svedese ed europeo tutto, se non fosse che, a conti fatti, anche gli Interment provengono in realtà dallo stesso periodo storico e musicale! Una precisazione dovuta questa, che pone in una luce estremamente diversa il loro operato di oggi: di “revival death metal band” oggi ce ne sono a bizzeffe, anche bravissime e molto competenti, ma il sigillo dei padrini del genere rimane sempre fulgido e ben riconoscibile. In questo senso, gli Interment non hanno niente da imparare da nessuno, il loro death metal scorre via fluido, letale, come un veleno ad effetto rapidissimo: tanto le vecchie canzoni quanto i nuovi estratti da “Scent Of The Buried” mostrano strutture che hanno fatto la storia del genere, riff incarogniti dallo scapeggio facile e tempi di batteria che più classici non si può. Si cerca talvolta qualche svarione alla formula principale, rappresentato ora da una canzone più lenta, ora da una melodia di chitarra più elaborata o da interventi alla voce meno distorti, ma è comunque il binomio tempo alternato/riffing affilato ma groovy a mietere più vittime durante il concerto, con lo storico frontman Johan Jansson particolarmente su di giri per l’occasione. Quando la classe e l’esperienza dei padri fondatori si fonde all’ignoranza becera del death metal svedese ci sono poche via di fuga, e gli Interment ne hanno lasciate davvero minime nel corso dei loro sudati quaranta minuti sul palco.

FUNEBRARUM
Una lunga amicizia e stima reciproca lega gli Interment ed i Funebrarum, testimoniata da diverse date insieme e materiale discografico pubblicato a quattro mani come nello split “Conjuration Of The Sepulchral” del 2007, un’unione del Male, insomma, che stasera si ripropone per questa data terrificante. I Funebrarum non hanno bisogno di molte presentazioni: da quasi venti anni incarnano il versante death più asfissiante ed opprimente d’America, suggellato dai due full-length ufficiali, demo ed Ep che si sono susseguiti con regolarità nel corso della loro carriera. La “scusa” che li porta in tour questa volta è infatti la presentazione del materiale contenuto nel nuovo “Exhumation Of The Ancient”, prodotto micidiale dato alle stampe pochi giorni prima di questo stesso evento e, almeno in teoria, pubblicazione principale per la scaletta presentata sul palco di Firenze. Diciamo così perché naturalmente, data per scontata la curiosità nel sentire in carne ed ossa le nuove canzoni, sono soprattutto gli estratti da “Beneath The Columns Of Abandoned Gods” e dal fenomenale “The Sleep Of Morbid Dreams” ad essere agognate dai maniac presenti, che verranno accontentati grazie ad una vasta scaletta che ripercorrerà tutti i migliori episodi della discografia della band. Il suono sprigionato dagli ampli è compresso e catacombale, le chitarre intessono trame fumose ed avvolgenti, mentre il basso risuona maestoso nei tocchi pesanti di Winslow e la batteria sottolinea perentoria i rintocchi funebri che la musica dei cinque evoca costantemente. Quella che si esibisce al Circus è una formazione completamente rimaneggiata, che vede il solo Daryl Kahan alla voce in veste di membro ufficiale della prima formazione, ma completamente a suo agio sia nell’interazione tra i vari musicisti, sia nella confidenza totale con la materia musicale proposta dagli americani. Che si decida di premere l’acceleratore in insensate sparate in blastbeat, che si mantenga alto il tenore con numerosi mid-tempo pungenti o si decida di sprofondare nello sconforto più totale del funeral doom/death di molte tracce, infatti, la coesione è sempre a livelli altissimi e l’impatto complessivo letale è reso ancor meno sopportabile dal cavernoso growl di Kahan, un orco infernale che dona ai Funebrarum il classico tocco in più elevante lo status della band ad un livello di culto totale ed incontrastato. Anche la presenza scenica dei Nostri sa essere statica ed imperiosa, eppure coinvolgente grazie a delle incursioni del frontman in mezzo al pubblico ed al continuo headbanging degli altri ragazzi sul palco, per una prova totale praticamente esente da errori o sbavature. Si conclude così questa data del Pestilential Winds Tour, con la consapevolezza maturata che, a dispetto del nome, il death metal è ancora un genere più vivo che mai.

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