Report a cura di Elio Ferrara
Il Rock In Park va in scena al Legend Club con tre serate all’insegna (prevalentemente, ma non solo) del metal. Nel corso della prima data si alternano sul palco quattro band, con il ruolo di headliner affidato ai Furor Gallico, affiancati dai romani Stormlord, entrambe nel corso dei tour promozionali per i rispettivi nuovi album usciti quest’anno a titolo “Dusk Of The Ages” e “Far”. Assieme a loro, in programma ci sono gli svizzeri Soulline, del vicino Canton Ticino, e i lariani Ephyra. Un bill dunque ben nutrito e assortito, che in effetti non tradisce le aspettative.
EPHYRA
Per rendersi conto della validità del bill di questa kermesse, basti pensare che ad aprire i concerti sono stati chiamati gli Ephyra, band lombarda con tre full-length all’attivo, tra cui l’ultimo, “The Day Of Return”, trattasi di un bel disco pubblicato l’anno scorso, confermante l’importante crescita dimostrata nel corso degli anni. Arriviamo quando purtroppo la band ha già iniziato la propria esibizione e si accinge a proporre la title-track del lavoro appena menzionato. Diciamo che lo stile degli Ephyra presenta caratteristiche che li rendono un po’ più vicini agli headliner rispetto agli altri gruppi in programma e, pur nel poco tempo a disposizione, i ragazzi hanno comunque mostrato di poter riportare anche dal vivo dei brani che presentano una certa complessità nella struttura e negli arrangiamenti. Da evidenziare come il cantante Francesco Braga si sia occupato di suonare anche le chitarre ritmiche e, inoltre, questa, se abbiamo ben inteso, dovrebbe essere stata l’ultima loro esibizione con Lucia Emmanueli alla voce.
SOULLINE
In un certo senso possiamo dire che i Soulline sono stati la sorpresa della serata, perchè, pur apprezzandone già la bravura, mai ci saremmo aspettati una performance così maiuscola. La band svizzera ha proposto sei brani, tra cui l’acclamatissima “The Fall”, tratta dal loro ultimo album, “The Deep”, riuscendo a creare un muro sonoro costruito su riff massicci e una ritmica devastante, che ha reso la loro esibizione particolarmente trascinante e coinvolgente. A volte, poi, capita che ci siano concerti dove si riesce a creare una particolare alchimia tra pubblico e musicisti, tanto che si riesce a percepire un’atmosfera unica e avvolgente. I Soulline sono riusciti davvero ad ottenere tutto questo, catalizzando l’attenzione e la partecipazione di tutti i presenti. D’altronde non sono certo nati adesso, se si pensa che sono attivi ormai da quasi vent’anni: speriamo dunque di poterli rivedere presto anche con una setlist più ampia, perchè hanno dimostrato di essere dal vivo un gruppo di alto livello, che forse ha raccolto finora meno di quanto avrebbe meritato.
STORMLORD
Con gli Stormlord arriviamo ora a parlare di nomi già importanti nella scena metal italiana e, se la band romana ha accettato di suonare prima dei Furor Gallico e non da headliner, immaginiamo che sia stato solo per la grande amicizia che lega i due gruppi, che hanno ben volentieri condiviso il palco scambiandosi reciprocamente complimenti per tutta la serata. La loro esibizione inizia con “Leviathan”, che è anche l’opener del nuovo album “Far”, pubblicato proprio quest’anno, per poi compiere un piccolo salto nel passato con “Dance Of Hecate” (da “The Gorgon Cult” del 2004) mentre, da “Mare Nostrum” del 2008, viene riproposta “Legacy Of The Snake”. Viene però dato risalto, com’è naturale, soprattutto al nuovo full-length e in particolare in scaletta troviamo anche “Mediterranea”, la title-track, “Crimson” e “Invictus”. Tornando a “Mare Nostrum”, la title-track è stata introdotta in modo peculiare, dato che il bassista Francesco Bucci si è praticamente trasformato, per qualche istante, in un novello Catone, pronunziando la propria condanna, ‘Carthago delenda est’, circa la sorte della ‘povera’ Cartagine (d’altronde, com’è noto, la band spesso ha scelto tematiche storiche e legate alla storia romana in particolare). Poco prima del finale, c’è spazio anche per un altro classico quale “And The Wind Shall Scream My Name”. Davvero un bel concerto, dunque, anche quello offerto dagli Stormlord, che in quanto a capacità di stare sul palco e di coinvolgere il pubblico sono ormai una certezza e possono vantare un’esperienza di tutto rispetto.
Setlist:
Leviathan
Dance Of Hecate
Legacy Of The Snake
Far
Mare Nostrum
Crimson
Mediterranea
And The Wind Shall Scream My Name
Invictus
FUROR GALLICO
Possiamo dire che i Furor Gallico giochino praticamente in casa ed è palese come sul palco del Legend, dove avevano già suonato comunque lo scorso febbraio, si trovino davvero a proprio agio. Certo, come scrivevamo anche a proposito degli Ephyra, la loro musica su disco è diventata ormai sempre più complessa e ricercata e non è poi proprio semplicissimo riproporre tutto come si deve; per cui si è costretti ad avvalersi anche di diverse basi registrate. Tra l’altro, da segnalare la mancanza di flauti e violini, almeno per questa occasione, che hanno assunto un ruolo sempre più importante nel sound della formazione. Ad ogni modo precisiamo subito come la band sia riuscita comunque a sopperire egregiamente a queste assenze, offrendo un bello spettacolo. Il cantante Davide ha carisma quando sta sul palco e sa dialogare con il pubblico, e ciò contribuisce ulteriormente a creare un bel clima. Con la base della intro, dunque, ad uno ad uno entrano i vari musicisti e si parte subito alla grande con “The Phoenix”, brano tratto dal loro ultimo lavoro, intitolato “Dusk Of The Ages”, che di fatto verrà eseguito quasi per intero. C’è spazio naturalmente anche per canzoni meno recenti (peraltro, come da sua abitudine, la band alterna cantato in italiano e cantato in inglese) ed in particolare vengono proposte tracce come “Venti Di Imbolc”, “Banshee”, “La Caccia Morta”, “The Song Of The Earth”, oltre a “La Notte Dei Cento Fuochi”, per la quale Davide ha espressamente chiamato sul palco gli amici degli Stormlord, che hanno ben volentieri raccolto l’invito. Imperdibile poi il finale del concerto, dove il frontman ha praticamente invitato il pubblico a dividersi su due lati, come vi fosse una linea immaginaria al centro del locale, per poi scatenare un pogo di autentico furore metallico. Si è arrivati davvero a tarda ora nel chiudere il concerto, complicando a nostro parere un po’ le cose a chi si è dovuto spostare per raggiungere il locale, ma per il resto possiamo dire come sia stata una bella serata, che ha aperto questa triade del Rock In Park nel migliore dei modi.
Setlist:
Passage To A New Life – intro
The Phoenix
Nebbia Della Mia Terra
Venti Di Imbolc
Banshee
Water Strings
Canto D’Inverno
La Notte Dei Cento Fuochi
Starpath
La Caccia Morta
The Song Of The Earth
Aquane
The Gates Of Annawn