25/02/2019 - GAAHLS WYRD + TRIBULATION + UADA + IDLE HANDS @ Islington Academy - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 28/02/2019 da

Gaahls Wyrd, ovvero la nuova band di uno dei più carismatici esponenti della scena norvegese; i maliziosi vampiri svedesi Tribulation; i misteriosi Uada e la sorpresa Idle Hands: un tour dalla line-up variegata, capace di unire i mondi black, death e gothic metal, veterani a braccetto con nuove arrembanti realtà. Una risposta di pubblico più che discreta, nonostante ci si ritrovi di lunedì in una Londra inaspettatamente primaverile. Queste le coordinate e gli ingredienti di una serata riuscita sotto ogni aspetto.

 


IDLE HANDS

Questa tappa londinese del Northern Ghosts Tour 2019 inizia molto presto e, a causa dei soliti impegni di lavoro, non riusciamo ad arrivare al locale in tempo per assistere all’intero concerto degli Idle Hands. Quando facciamo il nostro ingresso nella sala, la band statunitense sta suonando la penultima canzone del suo set e cercando di coinvolgere un pubblico ancora esiguo con un’esecuzione energica e decisamente ‘metal’ nell’approccio. Difficile giudicare la performance odierna dei ragazzi di Portland, ma ci resta impresso il taglio particolare della loro proposta, sospesa fra un classic metal prettamente ottantiano e tendenze goth-rock – come se i primi Judas Priest incontrassero i The Sisters of Mercy.

UADA

Nonostante una proposta non originalissima, gli Uada sono riusciti a farsi notare non poco negli ultimi anni, grazie in primis a dei brani ben costruiti, ma anche e soprattutto ad un’attività live di alto profilo, che ha già fruttato loro slot in tour e festival importanti. I melodic black metaller americani si presentano rodatissimi e impiegano pochi secondi per catturare l’attenzione del pubblico. I grandi cappucci che tengono nascosto il volto dei musicisti e la presenza scenica energica e dominante non sono ormai più una novità: ciò che davvero colpisce è la prestanza del quartetto, che si lancia in un set di una mezz’ora abbondante senza letteralmente prendersi una pausa. E’ incredibile il ritmo della formazione di Portland, che attacca un brano dopo l’altro senza soluzione di continuità, palesando un’energia e un affiatamento veramente invidiabili. Gli episodi di “Devoid of Light”, più brevi e orecchiabili, si alternano ai pezzi di “Cult of a Dying Sun”, dove invece la band si lascia andare a delle derive strumentali maggiormente stratificate. Le orecchie più smaliziate colgono spesso similitudini con Dissection o Mgla, ma davanti alla notevolissima verve del gruppo e ad una epicità ben studiata si chiude tranquillamente un occhio. Di questo passo, probabilmente gli Uada saranno presto in grado di fare da headliner in tour di prim’ordine.

TRIBULATION

L’atmosfera si fa invece notturna e suadente con l’arrivo dei Tribulation, co-headliner di questo tour e ormai in procinto di affermarsi definitivamente come una delle migliori ‘nuove’ realtà nel panorama metal tutto. I ragazzi di Arvika non si sono presi una pausa dalla pubblicazione del loro ultimo album, l’acclamato “Down Below”, e possiamo prendere atto di un’intesa sul palco ormai del tutto consolidata, così come dei sempre maggiori mezzi a loro disposizione. Fra teloni, pedane e un impianto luci più che mai consistente, la produzione al servizio del quartetto è a tutti gli effetti quella di un headliner di grande caratura. La band ormai sa di essere in ascesa e si presenta con la giusta spavalderia: il cantante/bassista Johannes Andersson, un tempo molto statico, ha ora l’abitudine di coprire tutta la lunghezza del palco e di invitare i fan a unirsi a lui nel cantato, mentre i chitarristi Jonathan Hultén e Adam Zaars fanno il bello e il cattivo tempo al suo fianco, muovendosi di continuo ora con pose da guitar hero, ora con fare felino come ormai da tradizione. Hultén, in particolare, è praticamente il vero frontman della formazione: il biondo chitarrista si presenta agghindato da ‘sposa cadavere’ e gigioneggia con innata sfrontatezza dal primo all’ultimo minuto della performance. Le sue movenze suadenti e il suo zompettare senza sosta da una parte all’altra del palco sono a tutti gli effetti uno spettacolo all’interno dello spettacolo. Comunque, tutta la band ha ormai l’esperienza e la sicurezza di un headliner; anche il modo in cui viene strutturata la scaletta, con le principali hit gothic metal degli ultimi due album ad aprire e chiudere lo show e dei pezzi più atmosferici (le datate “Suspiria De Profundis” e “Ultra Silvam”) posti intelligentemente nel mezzo per riprendere fiato, denota una sagacia da gruppo navigato. Come prevedibile, il feroce debut album “The Horror” e le sue sfuriate death-thrash non trovano posto nel concerto, ma va bene così: lo show, compatto e ben gestito da una band in gran forma, non lascia campo ad alcun scetticismo. Siamo al cospetto di una formazione che ha trovato la sua maturità e che sta coltivando la propria carriera con ispirazione e coerenza. La prossima calata londinese avrà probabilmente luogo in un locale ancora più ampio.

GAAHLS WYRD

Si cambia nuovamente registro con l’arrivo del famigerato Gaahl e della sua nuova band. Il palco è ora molto più spoglio, ma il suddetto personaggio non ha evidentemente bisogno di alcun orpello per attirare su di sè l’attenzione dei presenti. L’attacco è affidato a “Steg”, perla di black metal atmosferico proveniente dal repertorio Trelldom, durante la quale l’enorme frontman fa sfoggio della sua ormai nota gamma di gesti lenti e posati, sguardi glaciali e vocalizzi altisonanti. Un avvio quasi soffuso, volto ad acclimatare la platea e a prepararla adeguatamente alla rassegna di brani che da lì a poco il gruppo eseguirà. Senza dubbio Gaahl ha scelto bene i suoi compagni di avventura, gente preparata e affiatata, che non si limita a fare da spalla alla ‘celebrità’ della formazione, ma che, anzi, prende l’iniziativa cercando di coinvolgere il pubblico il più possibile. Ad oggi, i Gaahls Wyrd sono praticamente una cover band visto che il loro debut album “GastiR – Ghosts Invited” verrà pubblicato soltanto alla fine di maggio: ad eccezione del singolo-titletrack, dal ritmo black metal ma al contempo ricca di clean vocals, la scaletta va a pescare dalle vecchie esperienze del cantante, con un occhio di riguardo per i Gorgoroth. “Carving A Giant”, “Wound Upon Wound” e “Prosperity And Beauty” sono pezzi che al momento della loro pubblicazione furono in grado di riaccendere la carriera dei black metaller norvegesi ed è giusto che trovino posto anche in queste uscite live. Il pubblico, del resto, è qui anche e soprattutto per ascoltare queste hit ormai epurate dai concerti dei ‘nuovi’ Gorgoroth, assieme a qualche estratto dalla breve avventura targata God Seed. Lo show procede con grande intensità, dispensando una conferma dopo l’altra sul buono stato di forma di Gaahl e del suo gruppo. Certo, puntando su questi classici, i cinque scandinavi vanno a vincere facile, ma non è comunque da tutti riuscire ad interpretare questo materiale con la credibilità e l’intensità qui messe in mostra. Ci si chiede che piega prenderanno i concerti dei Gaahls Wyrd quando il grosso della scaletta sarà occupato dai brani del debut album, ma quel che è certo è che saranno in molti ad accorrere anche solo per curiosità, dopo avere assistito a prove valide come quella londinese.

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