A cura di Maurizio ‘morrizz’ Borghi
Foto di Benedetta Gaiani
I Gatecreeper fanno tappa a Milano per il tour a supporto di “Dark Superstition”, album in cui si acutizza la vena melodica e rockeggiante di una band che è sempre stata bersaglio, per qualche motivo, di chi il death metal lo prende strettamente sul serio.
Il tour di cui sono protagonisti prevede un calendario fittissimo di date in compagnia di band che mettono sul tavolo un’offerta abbastanza variegata: parliamo degli Enforced con il loro crossover thrash e dei 200 Stab Wounds, alfieri di un death metal becero e sanguinolento.
Ce n’è per tutti i gusti, e difatti il Legend si popola di un pubblico abbastanza variegato per gusti e per età, nonostante l’estenuante traffico milanese ce la metta tutta per mettere alla prova chi vuol godersi anche le prime band in cartellone.
La solita miserevole ed estenuante esperienza autostradale ci impedisce di assistere a gran parte del set degli ENFORCED, che sono già a buon punto con la loro aggressione diretta e veloce a base di thrash metal infuso di hardcore, con una formula palesemente vecchia scuola a cui non interessa alcun tipo di contaminazione.
La band di Ritchmond sa fare quest’unica cosa e la sa fare bene, come testimonia l’EP “Leap Into The Dark”, fresco di pubblicazione: così, guardandoli per pochi minuti, si può capire come l’autenticità che trasmettono sia figlia di passione autentica per un suono che tira sì in ballo gli Slayer come influenza principale, ma non si macchia mai del processo di clonazione di cui sono colpevoli molte band revivaliste.
Con un look che esce direttamente dagli anni ’80, il quartetto incarna le proprie influenze anche esteticamente, divertendo e scaldando il pubblico a dovere.
I supporter principali 200 STAB WOUNDS fanno sterzare bruscamente le sonorità: questi macellai dall’Ohio sono brutti, sporchi e cattivi quanto il loro death metal, in grado di esaltare le influenze di Cannibal Corpse e death metal dalla Florida, senza però dimenticare groove ed influenze hardcore, tutto servito riff ignoranti, linee di basso distorte ed assoli con pedale whammy.
Il pubblico risponde con entusiasmo, tanto che partono ufficialmente i primi accenni di mosh. Ascoltando l’intensità con la quale i nostri spettinano gli spettatori, comincia a delinearsi un filo comune tra le band della serata, che ripropongono tutte vecchie sonorità ma con impeto di gioventù e con una visione molto ben definita.
La finestra di tempo a loro disposizione è dedicata in gran parte ai brani di “Manual Manic Procedures”, così questo buon lavoro ben accolto dalla critica si fa valere nella dimensione live giustificando la rapida ascesa del gruppo.
Le luci verdi si accendono e il pubblico, sino ad ora sparso tra sala merch, bar esterno e giardino del Legend, si raduna davanti ai GATECREEPER.
La band di Phoenix si è fatta notare positivamente sul palco del Frantic l’estate scorsa, e arriva a presentare “Dark Superstition” dal vivo per la prima volta da headliner nel nostro paese, dopo essersi ritagliata velocemente uno spazio tra gli appassionati di death metal lasciando da parte la perizia tecnica ed evidenziandone il lato primordiale, rivendendolo in maniera entusiasta al pubblico contemporaneo.
E’ evidente come l’asso nella manica ed il fulcro delle esibizioni dal vivo della band sia rappresentato dal frontman Chase Mason, che coi suoi baffi prominenti si presenta al buio con occhiali da sole e lonsgleeve camo, pronto a rompere a più riprese la quarta parete ed interagire direttamente col pubblico: “Chi va a lavoro domani? Quando arrivate, in hungover e puzzolenti come la merda, dite al vostro capo che avete fatto festa coi Gatecreeper”.
La band sembra parecchio felice anche di essere in Italia, paese nativo dei compagni di tour Stefano Santi, tour manager e tecnico del suono (anche produttore di Lacuna Coil e Cripple Bastards), e del merch guy Federico (batterista di Reaping Flesh e Istinctive). Dal palco arriva anche il saluto ai Fulci, quasi più apprezzati dai colleghi in giro per il mondo che dalle nostre parti.
Ogni membro del gruppo in ogni caso è apparso evidentemente coinvolto nella resa dei brani, con una gran rappresentanza dall’ultimo già citato “Dark Superstition”, il disco che ha ampliato il suono dal classico’ sound Dismember’ a quello dei Paradise Lost di “Icon”: “A Chilling Aura”, “Dead Star”, “Oblivion” e le altre rapiscono il pubblico quanto la celebre “The Black Courtain”, sulla quale Mason cerca insistentemente il coro e i pugni in alto.
Tra i brani più vecchi spiccano “From The Ashes”, col suo incedere belligerante, la violenta “Craving Flesh”, e ovviamente le conclusive “Flamethrower” e “Boiled Over”, tra i brani più apprezzati in assoluto. Visto che siamo in Italia partono anche un paio di scherzi, come l’inserimento di trombette raggaeton in uno dei breakdown e “Il ballo del qua qua” come outro.
Tutto perfetto quindi? Non possiamo che segnalare un’affluenza un po’ deludente purtroppo, di sicuro una delle peggiori nella lunga lista di date che ha visto protagonisti i Gatecreeper in questo tour. Senza soffermarci sui motivi, è un peccato visto il coinvolgimento dei musicisti sul palco: parliamo di una formazione che con tutta probabilità ha un futuro ancora roseo davanti a sé, del quale ci piacerebbe che l’Italia continui a farne parte.
ENFORCED
200 STAB WOUNDS
GATECREEPER