09/12/2023 - GENUS ORDINIS DEI + HURANOVA + ORDALIA + LOUDBLOOD @ Slaughter Club - Paderno Dugnano (MI)

Pubblicato il 18/12/2023 da

Importantissimo show per i lombardi Genus Ordinis Dei, che nella cornice dello Slaughter Club di Paderno Dugnano si accingono a mettere in scena uno dei loro spettacoli più lunghi, ambiziosi e ricchi di pathos, anche e soprattutto per celebrare l’uscita del loro nuovo album “The Beginning”, che al momento di scrivere queste parole ha già raccolto numerosi consensi da parte di critica e pubblico.
Insieme a loro troviamo altre tre giovani realtà di stampo moderno, che fungono tuttavia più da accompagnatori per un’occasione in cui il pubblico ha evidentemente in testa un unico target, e considerando l’affluenza considerevole riteniamo che l’attesa sia palpabile e meritevole di essere ben ripagata. Non mancherà qualche inciampo tecnico, fortunatamente senza danni, ma ne parleremo meglio dopo. Buona lettura!

Le band d’apertura sono tutte e tre piuttosto giovani e dedite a proposte abbastanza in voga tra gli ascoltatori delle nuove generazioni. Iniziamo coi milanesi LOUDBLOOD, il cui alternative metal ricorda parzialmente una versione più orecchiabile dei più famosi Jinjer, proposto stasera con parecchia timidezza, dovuta sicuramente dal fatto che si tratta di una delle loro prime esibizioni, ma anche dalle evidenti problematiche di salute che affliggono la vocalist Valentina Visintin, che questa sera sceglie comunque di salire on stage, e malgrado il risultato compromesso riteniamo che si sia trattato di una mossa degna di rispetto.
Proseguiamo con gli ORDALIA, anch’essi molto giovani e provenienti da Milano, dediti ad un miscuglio di influenze che ruotano attorno al metal contemporaneo, con un risultato che farà sicuramente felici gli amanti di gente come gli Slipknot, per citarne una nota a tanti, ma anche di realtà meno inflazionate, accostabili al metalcore o a filoni analoghi. Una nota di merito va sicuramente alla loro presenza scenica, così come nella gestione di trovate come i cambi di tempo, anche se la presa generale della loro proposta sembra non avere lo stesso effetto più o meno positivo su tutti gli astanti.
Infine, l’ultimo atto prima degli headliner della serata vede protagonisti gli HURANOVA, il cui stile si allontana relativamente poco da quello dei sopracitati Loudblood: voce femminile a metà tra il growl e la timbrica pop, ritornelli orecchiabili e ‘radiofonici’, breakdown in buona evidenza e quant’altro.
Proposta sicuramente trasversale e potenzialmente modaiola oggigiorno, anche se a detta di chi scrive si tratta di un filone dotato di un carattere abbastanza effimero, anche se dobbiamo ammettere che stasera lo show più convincente (healdiner esclusi, ovviamente) sul versante esecutivo è proprio il loro, forti probabilmente di una maggiore esperienza, nonché di una dose notevole di tecnica esecutiva, in particolar modo per quanto riguarda il lavoro di chitarra.
Arriviamo finalmente ai GENUS ORDINIS DEI con qualche perplessità dovuta ad un ritardo non previsto e a qualche evidente difficoltà di stampo tecnico, ben distinguibile da un leggero nervosismo tangibile da chi occupa il palco nei momenti precedenti l’ingresso on stage; cosa che ci verrà poi confermata in separata sede dalla band stessa, che ammetterà di essersi trovata a fronteggiare diversi imprevisti sin dal pomeriggio.
Fortunatamente, al momento dello scoppio della iniziale “Aeternus” il tutto sembra volgere al meglio, con il quartetto lombardo che irrompe sul palco con tutta la propria possanza, in particolar modo il frontman Niccolò Cadregari, che comincia subito a sciorinare le sua filastrocche della morte con timbrica ruggente e cavernosa, perfettamente inserita nel contesto tribale che fa da sfondo al nuovo album in uscita.
I pezzi dell’ultimo “The Beginning” funzionano davvero bene dal vivo – anche se avremmo gradito sentirne uno o due in più – e in particolar modo a piacerci sono quelli che riescono a risultare cantabili nei ritornelli, ma meritevoli di un moshpit considerevole durante le strofe; proposito che viene perfettamente rispettato, e l’ausilio delle fiamme on stage aggiunge carattere alla performance.
Ovviamente, oltre alle varie “Genesis” e “Blackstone”, alla tracklist vengono aggiunti anche una notevole quantità di rimandi a tutti i lavori precedenti, tra cui la apprezzata “You Die In Roma”, l’orchestrata “Edit” e la suite “Fire”, che francamente speravamo di trovare come pezzo finale, posto che viene invece occupato dalla traccia di chiusura del nuovo disco, intitolata “Fortress Without Gates”, che come detto anche in fase di recensione, tende a scricchiolare un po’ se collocata sul fondo della scaletta come estratto conclusivo, con il risultato di far rimanere di sasso alcuni presenti al momento di chiudere le danze.
Pazienza, si tratta di una lievissima sbavatura su cui la band avrà modo di fare le dovute valutazioni per gli show futuri, e di certo non basta a minare quella che è la nostra valutazione di un concerto fomentante e colmo di carattere, da parte di una band che riesce a combinare sapientemente il death metal sinfonico e le influenze groove degli ultimi Gojira a quella sorta di orecchiabilità vagamente epica di derivazione power, che li rende da una parte molto più ‘piacioni’ rispetto a determinati colleghi, ma dona anche una facilità di fruizione e coinvolgimento del pubblico che, a detta nostra, rappresenta una caratteristica vincente, se giostrata bene.
Ci spiace non aver potuto sentire la celebre cover di “Hail And Kill” dei Manowar, ma in compenso il buon Niccolò ci dona un simpatico siparietto verbale in pieno stile Joey DeMaio, colmo di ringraziamenti per tutti coloro che han reso possibile l’evento.

Setlist:
Aeternus
Torture
Edict
Halls Of Human Delights
Genesis
You Die In Roma
The Fall
Embracing The Earth
Cadence Of War
Red Snake
Ghostwolf
Changing Star
Blackstone
Roots And Idols Of Cement
Fire
The Fortress Without Gates

 

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