Report di Stefano Protti
Fotografie di Simona Luchini
Il circo dei Ghost è approdato spesso nel nostro paese, eppure questa data ha un significato particolare, perché da una parte certifica una popolarità cresciuta esponenzialmente nell’arco di due dischi, e dall’altra premia gli sforzi di Tobias Forge e della sua creatura di raggiungere un pubblico mainstream mantenendosi comunque in un dignitoso ambito rock, come testimoniato dal recente album “Skeletá”.
Certo, gli svedesi rimangono un gruppo divisivo – c’è chi li apprezza per il songwriting e gli arrangiamenti e chi non riesce a sopportare l’aspetto clownesco dei loro show e gli eccessivi ammiccamenti pop – ma un Unipol Forum praticamente sold-out per un concerto che ancora ricade nella categoria hard rock è oggettivamente un’ottima notizia, e se anche solo un decimo degli adolescenti presenti stasera domani mattina si interessasse a Paradise Lost o Avantasia (da cui Forge ha tratto ispirazione per qualche trucco stilistico), potremmo cantare “The Future Is A Foreign Land” con maggiore ottimismo.
Nel maggio 2022 i GHOST si presentarono ad Assago di fronte ad un pubblico sparuto, nonostante un disco di grande impatto commerciale (“Impera”) e due ottime band di supporto, Uncle Acid And The Deadbeats e Twin Temple.
Un anno più tardi, gli svedesi presentavano una setlist del tutto similare all’Ippodromo SNAI, con una partecipazione decisamente più numerosa e i Death SS ad anticiparli. Nel 2025, eccoli di nuovo a Milano, in solitaria: questa volta i biglietti disponibili latitano e la coda ai cancelli è composta da un pubblico eterogeneo, in paziente attesa di consegnare il proprio smartphone ad un silenzio forzato di due ore.
Ovviamente qualcuno può commentare con ironia il fatto che una band divenuta famosa anche per il successo di un brano, “Mary On A Cross”, su TikTok, abbia vietato l’uso dei cellulari per tutto lo show, eppure è facile concordare con una recente dichiarazione del lìder màximo Tobias Forge: “Se ci sono diecimila persone a un concerto e ottomila di loro tengono in mano un telefono, c’è qualcosa che non va”.
Sia come sia, l’esperimento, almeno a livello organizzativo, funziona perfettamente: nonostante i timori iniziali le code sono smaltite in tranquillità, ed il concerto inizia in perfetto orario, con una scaletta che mette in mostra i gioielli del nuovo “Skeletá”, a partire dal singolo “Peacefield” ed i suoi rimandi ai Def Leppard.
Per uno strano scherzo del destino, tra tutti gli album della band il disco appena pubblicato è sicuramente quello più vicino all’hard rock ed il meno propenso ad indugiare in burle o esperimenti pop, eppure il pubblico dimostra di apprezzare l’intera setlist sin da “Lacryma” (che fra l’altro pare rubata al repertorio maggiore di Ozzy) e “Spirit” (da “Meliora”, l’episodio della discografia più considerato stasera in setlist), qui riproposta in una versione decisamente ruvida.
Le scenografie fanno tesoro delle intuizioni maturate nei tour precedenti, e si svelano progressivamente, passando dalle caratteristiche vetrate iconiche fino all’inchino steampunk ai Pink Floyd di “Animals” in “Mummy Dust”, passando per cieli stellati, piovre giganti ed ambigue figure in abito talare (con un simpatico omaggio al Kevin Smith di “Dogma”), ma è la band stessa, come giusto che sia, l’unica reale protagonista del concerto: ogni membro è sia eccellente musicista che intrattenitore, a cui vengono riservati simpatici siparietti per permettere i fisiologici cambi di scena, mentre la scaletta si snoda attraverso episodi sfumati di doom (“Satanized”, “Cirice”), ballate (“He Is”, una “Monstrance Clock” finalmente riportata sul palco direttamente dai solchi di “Infestissumam” e “Darkness at the Heart of My Love”) e, sul finale, gli ancheggiamenti di “Kiss The Goat”.
Il concerto potrebbe chiudersi qui, e tutto il pubblico, compreso chi scrive, si sarebbe allontanato soddisfatto, ma i Ghost decidono di regalare, come da tradizione, un generoso encore, con il pop smaccato “Mary On A Cross”, il ritornello perfettamente Bon Jovi di “Dance Macabre” e una “Square Hammer” letteralmente cantata a squarciagola e ballata da tutto il Forum.
Quasi due ore di concerto fotografano una band nel pieno del proprio vigore, capace di sfruttare scenografie ed effetti speciali senza che mai questi rubino la scena alla musica, di divertire e persino emozionare, convincendo al tempo stesso migliaia di persone, boomers e adolescenti compresi, a rinunciare per due ore al cellulare e a godersi uno show senza interferenze esterne, e l’ansia di volere e volersi mostrare: ottimo lavoro, da qualsiasi punto di vista.
Setlist Ghost
Peacefield
Lachryma
Spirit
From the Pinnacle to the Pit
Majesty
The Future Is a Foreign Land
Devil Church
Cirice
Darkness at the Heart of My Love
Satanized
Ritual
Umbra
Year Zero
He Is
Rats
Kiss the Go-Goat
Mummy Dust
Monstrance Clock
Mary on a Cross
Dance Macabre
Square Hammer
GHOST